Maldini: “Il derby? Emozione unica. E da dirigente è molto più stressante”
Sabato sera a San Siro andrà in scena il derby numero 224 della storiaDopo le tre vittorie in campionato ed il pareggio acciuffato all’ultimo secondo il Champions League, l’Inter lavora in vista del derby di sabato sera. Una partita che, ovviamente, non può essere interpretata come tutte le altre e che ha visto passare nella sua storia decine e decine di campioni, da una parte e dall’altra.
Tra di loro c’è sicuramente Paolo Maldini, ex capitano rossonero ed attuale dirigente, che ha presentato così la sfida ai canali ufficiali del Milan. Ecco le sue parole: “È sempre una grande emozione, ma devo dire che l’importanza di questo Derby non è superiore all’importanza che ha vincere qualcosa in questa stagione. In altre città il Derby è ancora più importante perché le due squadre non sono mai arrivate ad obiettivi ancora più alti rispetto alla partita singola”.
Derby preferito – “Ne ho giocati tanti, credo più di 50, non mi ricordo esattamente il numero. Sono stati tutti un po’ diversi: i primi giocati forse non al 100% anche perché la tensione a 16-17-18 anni è più difficile da gestire rispetto a quelli giocati a 35-36. In tutti questi Derby ci sono state emozioni varie, forse quelli più emozionanti in assoluto sono stati quelli di Champions League: andare a vincere, in una semifinale, giocata in sei giorni tra andata e ritorno, qualificarsi per la finale e vincere la Champions League. Alla fine, è il risultato finale che conta, quindi probabilmente sono stati quelli più intensi”.
Tifosi – “Si sente sempre il calore di una tifoseria, anche se esigente, come quella del Milan. Ho vissuto buona parte dei miei anni lottando per vincere qualcosa e di conseguenza il tifo è sempre stato una parte importante nelle nostre vittorie. Mi ricordo che nei primi anni ‘90 c’erano addirittura 70/71mila abbonati. Eravamo abituati ad avere lo stadio veramente sempre pieno”.
Scaramanzie – “Vedevo gli altri che li facevano e quindi pensavo ‘magari porta bene’, poi ho visto che ho vinto, perso e pareggiato facendo le stesse cose. Allora ho pensato fosse meglio concentrarsi solo sulla partita e così ho fatto per il resto della mia carriera. Erano più cose legate a un calcio degli anni ‘80”.
Derby da calciatore o dirigente? – “La differenza è enorme, non c’è praticamente la partita. Tu non giochi la partita, da calciatore ti prepari 10-15 giorni per giocarla, adesso ti prepari 10-15 giorni per vederla. A livello di stress è molto più impattante la partita vista che la partita giocata, perché la partita giocata ti fa anche sfogare istinti, paure e preoccupazioni, quella vista sinceramente no”.
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