Roberto Mancini, ex allenatore dell’Inter e attuale commissario tecnico della Nazionale azzurra, si è concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per presentare la sfida tra Parma e Inter e ricordare la partita del 2008, decisa da una doppietta di Ibra, che regalò lo scudetto ai nerazzurri.
Ecco le sue parole. “Una partita speciale, molto difficile. Loro dovevano fare punti per salvarsi, noi per evitare il sorpasso della Roma, che a Catania andò in vantaggio subito. Situazioni opposte, che avevano reso tutto più complicato. Ricordo una partita durissima. Al di là del fatto che stavamo già meritando la vittoria, per sbloccarla è dovuto entrare Zlatan che segnò due gol bellissimi. In settimana parlammo, gli spiegai che la sua presenza era fondamentale, anche solo per la mezz’ora finale. E comunque già averlo in panchina aiutò“.
L’andata contro il Parma, sempre nel segno di Ibra: “E mi tira giù come un birillo. Ma non mi arrabbiai. Eravamo felici per una vittoria in extremis. In quegli anni Ibra fu spesso fondamentale, segnando tanto. Lui è abbastanza grosso, arrivò in corsa e mi abbattè. Al secondo gol ebbe un’esultanza quasi rabbiosa, rivolto verso la tribuna dove c’era anche Moratti. Con lui i rapporti sono ottimi, ma in quei mesi gli attriti non mancarono. Fu lo sfogo a tante tensioni. Avevamo già sprecato un match point contro il Siena, rischiavamo di perdere un campionato a lungo dominato. Quell’esultanza era segno di liberazione».
La lotta scudetto: “Il cammino è ancora lungo, anche chi insegue deve crederci. Ma l’Inter ora è la squadra migliore. E ha il grande vantaggio di non giocare le Coppe”.
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