FOCUS – Le “vedove” interiste
Il bisogno assoluto di richiamare il passato, la difficoltà estrema nel concentrarsi sul presente, la certezza, data chissà da che cosa, che il futuro sarà peggiore. Le “vedove” interiste ritornano prepotentemente, anzi probabilmente non se ne sono mai andate ed è evidente che, con tale termine, si intendono tutti coloro i quali hanno un’impellente necessità di evocare quello che c’era prima, di esaltare il passato, così, per partito preso, senza mettere in moto quei neuroni (forse pochi) di cui è dotato ogni essere umano. In principio era Mourinho, il “marito” per eccellenza, roba che le “vedove” interiste sparse per tutto il continente, si strappano ancora oggi i capelli, poi è stato Mancini, bello e vincente a Manchester mentre la nave interista affondava, senza dimenticare Leonardo. Si narra addirittura che qualcuno si sia spinto a rimpiangere anche allenatori come Gasperini e Benitez, che hanno fatto di tutto per farsi buttare fuori dalla porta della Pinetina. Gli ultimi due rimpianti, in ordine di tempo, Mazzarri e Stramaccioni, l’ultimo fresco fresco di vittoria a San Siro ma su una panchina diversa, quella dell’Udinese. “Ecco, guarda Mancini, non è cambiato nulla, forse stiamo facendo anche peggio, forse Mazzarri non era poi così male”, una frase che comincia a prendere sempre più piede tra i tifosi nerazzurri, senza capire che, il punto, qualunque sia la riposta a questo interrogativo, non è questo. Il presente, quale sconosciuto, la domanda “che cosa possiamo fare per uscire da questa situazione con il materiale a disposizione?” troppo scontata e banale per essere presa in considerazione dalle “vedove”, prese in maniera spasmodica da elucubrazioni mentali e tuffi in un passato anche piuttosto remoto. L’Inter non è più quella del Triplete, perché non ci sono i soldi di prima, perché Thohir è sotto la gogna del fair play finanziario, perché in squadra ci sono diversi giovani. L’Inter non è più neppure quella di Moratti, che poteva spendere e spandere senza problemi, senza pensare al domani, facendo sognare i tifosi. Senza dover per forza far riferimento agli allenatori, l’Inter non ha più gli Eto’o, i Milito, ma ha gli Icardi e gli Osvaldo. Non ha giocatori pronti, belli e fatti, ma giovani da lanciare, a cui dare fiducia, altri con cui avere pazienza aspettando il rilancio. L’Inter non ha più delle riserve di esperienza come Pandev che possano togliergli le castagne dal fuoco o dare una grossa mano a partita in corsa, ma ha un giovane come Bonazzoli, da svezzare con tutte le cautele possibili. La squadra nerazzurra non ha più due rocce granitiche come Samuel e Lucio, ma non può più contare nemmeno sul carisma di Marco Materazzi. Ha un giovane Juan Jesus, da aspettare e valutare giorno dopo giorno, anche perché soldi per investire, in quel reparto come in altri, non ce ne sono. Ha Ranocchia che magari non ha niente da invidiare ai colleghi citati prima ma che si porta appresso degli evidenti limiti di personalità. L’Inter del passato, quello tanto caro alle “vedove”, volava sulle ali di Maicon e Zanetti, adesso il jet superaccessoriato è diventato un aeroplanino modesto, sperando che la giovane età di Dodò sia la giustificazione ai tanti errori e prestazioni negative e che Nagatomo torni quantomeno simile a quello ammirato due anni fa. Magari sperando anche che D’Ambrosio trovi la continuità per affermarsi in questa squadra. Le “vedove” interiste si sono scatenate alla vigilia di Inter-Udinese evocando il nome di Dejan Stankovic, se ci fosse stato lui a centrocampo, magari accanto a quel Cambiasso o richiamando il roccioso Vieira, al posto dei vari Kuzmanovic, Medel, Hernanes… E invece le “vedove” non potranno riavere nemmeno Figo, Thiago Motta rimarrà dove è e saranno costrette ad ammirare le gesta dei soggetti prima citati, magari avendo fiducia che Medel possa assorbire i ritmi del campionato italiano, che Hernanes possa giocare due partite consecutive e che Kovacic possa dare continuità alle sue giocate. Nel frattempo magari, con i pochi soldi a disposizione, arriveranno Cerci, Caio e Sempronio, sicuramente peggiori dei vari Samuel, Cambiasso e Milito, perché questo è il partito preso delle “vedove”. Il rispetto e l’ammirazione per i campioni, del campo e della panchina, resterà negli annali e nei cuori nerazzurri, ma è ora di voltare pagina, una volta per tutte.