Marotta: “Abbandonati dalla politica”. Duro SFOGO sul Decreto Crescita
Il presidente dell'Inter all'attacco
Intervenuto in videoconferenza a margine del Festival Dello Sport 2024, Beppe Marotta ha partecipato questo pomeriggio al tavolo dedicato agli ‘Stati generali del calcio italiano’. Insieme ad altri top manager di Serie A come Paolo Scaroni, Claudio Lotito, Luca Percassi, Mirwan Suwarso, Claudio Fenucci e Urbano Cairo, il presidente dell’Inter ha parlato di problemi e prospettive future del nostro calcio.
A seguire le parole con cui Marotta si è lasciato andare ad uno sfogo che ha preso soprattutto di mira la politica e la visione che ha del calcio italiano:
STADIO – “Bisogna lavorare su questo asset: è importante per il raggiungimento dei risultati sportivi e poi deve rendere dal punto di vista degli incassi. Lo stadio moderno non deve essere una cattedrale nel deserto dove vai a vedere una partita ogni 15 giorni, ma deve essere un posto frequentato tutti i giorni. Lo scorso anno abbiamo incassato 80 milioni di euro in questa situazione, immaginate in uno stadio moderno”.
RAPPORTO CON LA POLITICA – “Dobbiamo considerare in Italia il calcio come un fenomeno sociale rilevante e dovremo essere ascoltati. Sento la mancanza della classe politica nel non trattarci come meriteremmo. Siamo qui non a chiedere soldi, ma chiediamo un sistema legislativo che riconosca il calcio come un fenomeno diverso. Secondo me ci sono tre risorse a disposizione”.
COMPETITIVITA’ – “La prima risorsa riguarda il discorso della competitività, noi come il Milan abbiamo aumentato i ricavi in questi ultimi anni, ma due anni fa solo dalla Champions League abbiamo incassato circa 100 milioni. Nel momento in cui non vai in competizione in Champions perdi tanto”.
VALORIZZAZIONE STADI – “La seconda è la valorizzazione di un asset importante come lo stadio. Noi siamo in Europa il fanalino di coda da decenni, questo è dovuto ad una burocrazia che porta a lentezza e sfiducia. A mio giudizio dovrebbe essere competenza del Ministero delle Infrastrutture”.
COMMERCIALE – “Terzo, la valorizzazione commerciale che va di pari passo con quello dello stadio. Ci troviamo davanti ad un sistema che non ci rispetta. Considerare oggi un calciatore ancora come lavoratore subordinato, penso alla mia esperienza alla Juventus con Cristiano Ronaldo che a lordo guadagnava 60 milioni lordi, penso che non ci siano altri dipendenti che guadagnino tanto. Il calciatore dovrebbe essere inquadrato in maniera diversa, è questo il costo maggiore per il club, non quelli di gestione. Anzi, aumenterei i costi di gestione, penso ai centri sportivi, notiamo che ci sono grandi carenza”.
DECRETI – “Il nostro punto di riferimento in Senato è Claudio Lotito. Non capisco perché il calcio debba essere esente dal Decreto Crescita. Ci sono tanti manager che arrivano dall’estero ed hanno agevolazioni fiscali. Poi ci sono calciatori e allenatori che possono far crescere il nostro movimento e vengono penalizzati. Oppure il Decreto Dignità, mi riferisco alle scommesse. Questi argomenti porterebbero centinaia e centinaia di milioni nelle casse dei club”.
GESTIONE COSTI – “I costi maggiori sono rappresentati dagli stipendi, ma per le squadre che vanno in Europa o sei un fenomeno e abbassi il monte ingaggi, oppure non riesci a partecipare a quella suddivisione di introiti che ti garantisce stabilità”.