Marotta: “Caso Icardi? Mi riconosco diplomazia, dobbiamo proteggere l’allenatore e rispettare la squadra. Sul futuro di San Siro…”
L'amministratore delegato dell'Inter ha commentato i temi più caldi del momento in casa InterA margine dell’evento “Il Foglio a San Siro”, tenutosi quest’oggi proprio alla ‘Scala del Calcio’, l’amministratore delegato per l’area sportiva dell’Inter Beppe Marotta ha avuto modo di rispondere alle domande dei presenti e commentare così gli argomenti più caldi al momento in casa nerazzurra, dal ritorno in gruppo di Icardi ai possibili scenari per il futuro dello stadio milanese.
QUESTIONE STADIO – “Lo stadio è un contenitore di emozioni, tutti parlano di struttura ma bisogna anche fornire uno spettacolo. Lo stadio, in senso lato, deve avere delle qualità di casa, una struttura che deve debellare la violenza. Noi, ad esempio, siamo carenti anche nei centri di allenamento. Abbiamo la migliore classe di giocatori, tecnici, arbitri e dirigenti, ma delle attrezzature non all’altezza. Sono molto favorevole al fatto che le società di calcio debbano dotarsi di una struttura adeguata, metterei dei vincoli ancora maggiori perché le società sono modelli di business. Una delle peculiarità di un modello vincente di stadio deve essere l’accoglienza, cosicché il tifoso possa essere intrattenuto anche prima e dopo la partita, magari guardando alcuni highlights delle altre squadre. Inter-Barcellona di Champions, per esempio, è significativo: è una gara che ha generato 4,5 milioni di euro, stesso incasso di Juve- Man.United con 30mila spettatori in meno. I bianconeri garantiscono qualità maggiore, poi è vero che non tutti i tifosi possono spendere 100 euro a biglietto: su questo dovremo ragionare”.
ICARDI – “Una delle qualità che mi riconosco è la diplomazia, risolvendo le questioni con leadership. In questo caso ho cercato di stemperare le tensioni nell’interesse di tutti. In una società ci sono dinamiche che non possono essere rese pubbliche. Le decisioni devono essere prese con senso di responsabilità, non volevamo punire nessuno ed è un dato di fatto. Il nostro compito da società è di proteggere l’allenatore con l’obiettivo di rispettare la comunità squadra, non parlo del caso di Icardi. Ho avuto anche Cassano e Gheddafi Jr., a proposito del caso Icardi…(ridendo, ndr)”.
FUTURO – “Avrei voluto finire la carriera in un altro modo, poi è successo quel che è successo e mi sono ritrovato catapultato all’Inter (ride, ndr). Ogni volta che cambia una proprietà, cambia qualcosa: sono arrivato in una grande società, Zhang e Suning sono vogliosi di arrivare in altro. C’è un grande patrimonio di storia e tifosi e ci sono tutte le premesse per far bene”.
LE VOCI SULLA SUA CONTRARIETA’ ALL’ACQUISTO DI CR7 – “È falsa la storia. Agnelli, con grande intelligenza, ci disse che si poteva fare l’operazione: era tutto standardizzato, ma fu un atto di coraggio per gli azionisti e io non potevo decidere. Io potevo valutare con Paratici e Nedved, non mi sono opposto. Ho avuto modo di conoscerlo, lui è un grande campione che dà l’esempio che poi diventa emulazione per gli altri”.
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