Beppe Marotta tiene un profilo basso, non vuole titoloni e caricare la squadra di ulteriori pressioni. L’amministratore delegato dell’Inter, presente e premiato ieri sera al Premio Gentleman (a lui il Gentleman Coni Lombardia, ma tra i nerazzurri premiati anche Dimarco e Asllani), ha parlato del derby con il Milan, dello scudetto, dell’Italia sempre più nerazzurra e di due giocatori chiave come capitan Lautaro e Dimarco. Di seguito le sue dichiarazioni, riportate da Sport Mediaset.
DERBY – “Il derby col Milan ha un fascino particolare al di là dell’inserimento in un campionato altrettanto affascinante. È un dualismo storico, piacevole. Speriamo in uno spot positivo per il calcio e in una bella partita. Noi favoriti? No, siamo all’inizio del campionato e il calendario condiziona”.
CORSA SCUDETTO – “Abbiamo autorevolezza come squadra e un blocco di giocatori esperti e di giovani, il lavoro di Inzaghi dà i suoi frutti e possiamo recitare un ruolo autorevole. Credo che la griglia delle pretendenti allo scudetto sia la stessa degli ultimi anni. C’è un forte equilibrio, non dimentichiamo Juventus, Napoli, Lazio, Roma e anche l’Atalanta che ormai si è consolidata tra le squadre di testa”.
ITALIA SEMPRE PIÙ NERAZZURRA – “C’è soddisfazione nell’essere italiano e nell’aver visto la nazionale vincere meritatamente. Nell’undici iniziale azzurro ieri (martedì, ndr) c’erano quattro interisti, il che vuol dire che stiamo andando verso un modello diverso, uno zoccolo duro propedeutico per raggiungere certi obiettivi. Vogliamo rinforzare questa idea, siamo molto contenti. Inzaghi sta dimostrando di essere un bravo allenatore in questi anni, sta avendo ottimi risultati: il futuro non può che essere migliore”.
LAUTARO E DIMARCO – “A Lautaro abbiamo affidato la fascia di capitano e questa gli dà una responsabilità meritata dopo la crescita di questi anni. Ha un’età giovane, potrà dimostrare coi fatti di migliorare sulla scorta del suo valore oggettivo, da campione. Per Federico posso solo dire che un prolungamento è doveroso quando i giocatori manifestano concretamente un senso d’appartenenza. È giusto recepire questa volontà e quindi quanto prima ci metteremo attorno a un tavolo”.
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