FOCUS – Buon compleanno, Mateo! 21 anni e non sentirli…
Il 6 maggio 1994 nasceva a Linz Mateo Kovacic. Il focus di questa sera è dedicato proprio a lui e al suo talento ancora non completamente espresso, un talento sotto gli occhi di tutti ma che, di fatto, tarda ad emergere come ci si aspettava.
Già, Mateo è arrivato all’Inter in extremis, nelle ultime ore del mercato invernale di due anni fa. E’ arrivato in Italia, oltre che con una valigia carica di sogni e speranze, con un investimento importante da parte della Società (11 mln più 4 di bonus). Un investimento che si fa per un ragazzino di 19 anni solo se in lui si intravede un vero e proprio crack del calcio europeo, un potenziale campione a tutti gli effetti, insomma. Questo spiega quanta fiducia e quanta attesa sono state riposte nei suoi confronti dal popolo nerazzurro, sia al momento del suo arrivo sia dopo averlo visto all’opera con giocate deliziose. L’Inter è cosi, San Siro è così, l’interista è cosi: vuole tutto e subito. Probabilmente, il centrocampista croato è arrivato al posto giusto nel momento sbagliato, negli anni della pseudo-ricostruzione nerazzurra, pseudo perchè ci sono stati spacciati per tali e perchè a due anni di distanza non è cambiato granchè, più che altro a livello di risultati. Che, in fin dei conti, sono la cosa che ai tifosi interessa maggiormente. Quindi, in un momento di poca pazienza verso tutto l’ambiente e troppa pressione per un ragazzino ancora estraneo ai grandi blasoni europei. Ma il popolo interista ha avuto profonda stima per il numero 10 fin da subito, già da quando Strama gli chiese di prendere le redini del centrocampo all’esordio, durante quella batosta per 3-1 sul campo del Siena. Da allora, impossibile non vedere le qualità del giocatore croato: dribbling, visione di gioco, precisione, tecnica sopraffina. Finora, però, parliamo pur sempre delle qualità del fiore che diventerà probabilmente il più bello ma che al momento è ancora immaturo.
Difficile fare paragoni con altri giocatori che alla stessa età sono riusciti ad imporsi più facilmente e più velocemente, anche perchè una cosa è imporsi come parte di una squadra vincente, decisamente un’altra è diventare il direttore di un’orchestra che al suo avvento era sul punto di cadere a pezzi. Per quello che ha dimostrato di saper fare, Kovacic ha ricevuto immediatamente le chiavi del centrocampo nerazzurro, ma non è ancora riuscito a trovare la serratura adatta per far volare la sua squadra. Lo si è aspettato con Stramaccioni, che lo aveva fortemente voluto, lo si è aspettato con Mazzarri, lo si sta aspettando con Mancini che, per quanto possa aver scrutato le sue doti prima che Mateo giungesse a Milano, lo ha riportato un bel po’ con i piedi per terra. Il Mancio stravede per lui, ma questo non vuol dire assolutamente lanciarlo nella mischia (si legga: bruciarlo) e renderlo un titolare inamovibile se da imparare c’è ancora tanto. La sua stagione era partita sotto il segno del gol, che tanto gli era mancato nel primo anno e mezzo di permanenza in nerazzurro: 5 gol con Mazzarri, 3 con Mancini e il traguardo delle 100 presenze in nerazzurro ormai ad un passo (siamo a 93 in totale). La difficoltà nel giocare in ruoli diversi gli è costata più di qualche panchina: ha giocato, infatti, come interno di centrocampo, come trequartista, come ala d’attacco e siamo sicuri che col tempo Roberto Mancini riuscirà a trovargli la sua dimensione. Molti lo vorrebbero davanti la difesa, a gestire le geometrie un po’ come Andrea Pirlo, e probabilmente il mister lo testerà anche in quella zona di campo, per non farlo trovare impreparato durante quella che dovrà necessariamente essere la sua stagione, quella del germoglio e della maturazione, perchè il contratto da poco rinnovato sino al 2019 è il segno che Mateo rappresenti davvero la base dell’Inter che verrà.
21 anni e non sentirli, perchè Mateo Kovacic è giunto all’età in cui i talenti diventano fenomeni e non ci sarà più tempo per aspettarlo; egli dovrà, pertanto, decidere se diventare il leader di un’Inter vincente o se andare a sbocciare altrove, visto che le offerte per lui quest’estate non mancheranno e il posto in panchina al Meazza non fa bene nè a lui nè alla nostra Inter.
Quindi, Mateo, buon ventunesimo compleanno, con la speranza che ad ogni altra candelina spenta corrisponda un trofeo con la maglia della Beneamata!
Giuseppe Santangelo