Quella vissuta nel 2009/10 è stata una stagione storica in casa Inter. La vittoria del Triplete è stato il coronamento di diversi anni di successi nazionali, e Marco Materazzi, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha voluto ricordarla raccontando 23 aneddoti risalenti a quella stagione. Eccoli qui di seguito.
Allenamenti – “Allenamento numero uno, subito partitine, sempre partitine. Mou: ‘Le voglio a cento all’ora’. Andai a casa felice: ‘Sono a fine carriera, ma almeno gli ultimi anni mi diverto!'”.
Convincere Eto’o a venire all’Inter – “Sono in ritiro negli USA, mi torna in mente il Trofeo Bahía de Cartagena, agosto ’99, Perugia-Real Madrid 1-1. Segnai l’1-0, poi entrò quel ragazzino di 18 anni: un’iradiddio, compreso l’assist per il pareggio di Morientes. ‘Che mi frega, io ci provo’, mi sono detto. E gli ho scritto: ‘Dai, vieni all’Inter che vinciamo tutto'”.
Primo incrocio – “Alla Pinetina: lo guardo negli occhi e vedo esattamente la sua faccia da buono, quella che mi aveva convinto che non avrebbe reagito male al mio messaggio. Mi venne incontro sorridendo: un abbraccio, come se ci conoscessimo da sempre”.
Inter-Lazio 1-2 – “Partita incredibile, risultato strano, ma Eto’o di un’altra categoria: in realtà fu quel giorno che capimmo quanto eravamo forti”.
Sneijder titolare nel derby – “L’avevamo visto allenarsi solo da lontano: con noi, mai. Riunione tecnica, fra gli undici c’è anche lui: nessuno fiatò, nessuno si guardò sorpreso. Sapevamo già che Mou era un diavolo: se lo faceva, sapeva perché. Infatti”.
Infortunio Chivu – “Abbiamo fatto la doccia in 5′, tutti in ospedale. Dal giorno dopo: ‘Non fate scherzi, che torno in tempo’. ‘Non farli tu, ti aspettiamo’. Quando scattò dalla panchina verso la curva dopo il gol di Diego a Siena sembrava Bolt. E sei giorni dopo era titolare al Bernabeu”.
Manette di Mou – “Non ne poteva più, ma ci voleva far capire: “Si va in guerra: se ci state, vengo con voi'”.
Sfuriata – “Il giorno dopo Catania: Mourinho non risparmiò nessuno, neanche Toldo che non giocava mai. E neanche Eto’o, che sull’1-0, in contropiede, si era fermato invece di segnare perché Alvarez era a terra: ‘Non si era fatto niente… Bravi, sarete i campioni del fair play'”.
Ingresso in Chelsea-Inter – “Sapevo da dicembre che sarei potuto entrare. Mou mandò da me Rui Faria: ‘Stai giocando poco, ma se ti senti ancora motivato, sappi che ora avrai più spazio. E a Londra, partita inglese, forse servirai’. Entrai solo nel recupero, ma non fu un caso”.
Ingresso in Bayern-Inter – “José mi scrisse un sms appena finita la partita di Barcellona: ‘Stasera ho messo Cordoba per Bojan, in finale potrebbero entrare Gomez o Klose: toccherà a te’. Essere in campo anche solo per pochissimo non aveva prezzo”.
Ibra in Barcellona-Inter 1-0 – “Nella partita del girone a novembre, Ibra era in panchina infortunato. Incrociò lo sguardo di Vieira e gli fece una faccia tipo: ‘Mamma mia come giochiamo, che rumba’. Cinque mesi dopo l’abbiamo guardato noi, senza dirgli nulla: indifferenza, lo schiaffo peggiore. Bastavano le nostre facce”.
Panchina rotta – “Alla parata di Julio Cesar su Messi feci un salto per la paura e spaccai la panchina atterrando. E alla fine mi buttai vestito nella vasca idromassaggio gelata”.
Roma-Inter 0-1, 5 maggio 2010 – “Brutta data per me, ma non avevo paura di un altro Olimpico da dimenticare. José mi caricava da tre giorni: ‘Sei pronto?’. Non iniziò benissimo: Sneijder fuori uso per una carezza di Nico Burdisso, io quasi per le gomitate di Mexes. Ma ero pronto…”.
Siena-Inter 0-1 – “Gli ho detto: ‘Diego devi andare sotto la curva’. Lui troppo umile, si vergognava. ‘Ok, allora ti ci porto io…’. Sulle spalle”.
Maglia messa il giorno dello Scudetto – “Fatta da solo il sabato mattina con Paolo e Claudio, i magazzinieri. Troppi “Nun succede, ma se succede…”: fu più forte di me”.
“La rivolete?” – “È nata a Riccione, dopo Siena: opera di Aldo Drudi, che fa i caschi a Vale Rossi. L’idea mi venne quando chiesero indietro lo Scudetto 2006, serviva solo l’occasione migliore possibile”.
Cento biglietti – “Prima del ritorno con il Barcellona, Mourinho serissimo: ‘Se andiamo in finale, 100 biglietti a testa per ogni giocatore. A pagamento, ovvio’. Cento: chi aveva la gestione della disponibilità era bianco in faccia. Alla fine furono 70: io ne comprai solo 10, me ne sarebbero serviti 500”.
Prosciutto di Stankovic – “Venerdì 21 un amico porta a Deki in hotel tre confezioni di patanegra superlusso. Ci guardiamo: ‘No, dai: domani si gioca’. Un’ora dopo le avevamo finite: il miglior antistress da vigilia”.
Intervallo a Madrid – “Il paradosso di Mou: ‘Ragazzi, occhio: se giochiamo così bene facciamo quello che spera il Bayern, infilarci in contropiede. Un po’ peggio, dai…'”.
Lacrime con Mou – “Da venti giorni lo imploravo di non andarsene e gli ho sussurrato: ‘Ti rendi conto in che mani ci lasci?’. Si parlava già di Benitez, ma l’avrei detto anche se fosse arrivato un altro”.
Prima stagione senza gol – “Me lo fecero notare e risposi: ‘A sapere che serviva a vincere tutto, ne avrei segnati molti di meno gli anni prima'”.
Trofei alla Curva – “A Roma, a Siena, a Madrid, sempre dalla Curva con le coppe: ero un tifoso dell’Inter come loro, avevo solo la fortuna di essere un tifoso dentro il campo”.
Danza con Eto’o – “Il balletto con i sacchetti di plastica nacque l’anno dopo il Triplete, a Palermo: in ritiro gli feci vedere ‘L’allenatore nel pallone’ e Samu non dormì tutta la notte per le risate. ‘Ora lo faccio anch’io’, disse. Ma cosa c’era in realtà dentro quei sacchetti lo sappiamo io e lui…”.
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