Materazzi: “Potevo essere del Milan. Vi racconto Mondiale e CL. Mourinho top, Benitez flop”
Marco Materazzi, pilastro dell’Inter e della Nazionale durante il decennio scorso, è stato ospite di Inter Channel durante la puntata di ‘Inter Legends’. Senza mezzi termini, un po’ come quando giocava, Matrix parla della sua vita calcistica e non solo. GLI INIZI – “Non era facile sì, su quei campi era così, ma io ho fatto la mia […]Marco Materazzi, pilastro dell’Inter e della Nazionale durante il decennio scorso, è stato ospite di Inter Channel durante la puntata di ‘Inter Legends’. Senza mezzi termini, un po’ come quando giocava, Matrix parla della sua vita calcistica e non solo.
GLI INIZI – “Non era facile sì, su quei campi era così, ma io ho fatto la mia strada e la mia formazione. Ho avuto mister che mi hanno accudito come un figlio, mi hanno aiutato a crescere. Non ho avuto un’infanzia stupenda, avendo perso mia madre, ma uno poi deve crescere. E io penso di averlo fatto nel migliore dei modi. Penso che la svolta a livello umano avvenne nel Tor di Quinto, dove conobbi persone che mi accudirono come un figlio. Poi andai a Marsala, dove mister Baiata fu un professore, ero sempre a casa sua. Poi ecco Trapani, dove diventavo professionista a tutti gli effetti. Lì mi volle l’allenatore, all’inizio mi disse ‘non ci siamo, tra 6 mesi sarai titolare’. Io lo guardai un po’ così, ma dove camminava lui io andavo. Sei mesi erano tanti, ma ci voleva quel lavoro lì. Finale playoff persa contro il Gualdo di Novellino, che poi mi volle a Perugia? Ebbi un mezzo parapiglia con lo stesso Novellino, e li capimmo di che pasta eravamo fatti”.
PERUGIA – “Esordio in Perugia-Inter, non dormii una settimana. Marcavo Zamorano, ogni palla che saltavo qualche tranvata gliela davo. Gli dicevo ‘scusa’, ma lui ad un certo punto mi ha detto ‘oh’. Ma io non potevo prendere gol in quella partita. Non volevo perdere. Per tutta la mia carriera la mia prerogativa è stata quella. L’anno successivo chiesi di andare via, smobilitammo tutto e io non ero convinto che avremmo potuto fare un buon campionato. Fortunatamente mi sbagliai. Dopo un Perugia-Inter in cui segnai essendo già stato comprato dall’Inter, incontrai Facchetti negli spogliatoi. Mi disse: ‘Non mi superare’, riferendosi al suo record di gol”.
L’INTER – “Alla prima stagione perdemmo lo scudetto all’ultima giornata e ancora oggi dico che avrei dato due degli scudetti che ho vinto in cambio di quello. L’anno successivo partii con una grande punizione col Modena, ancora oggi mi emoziono sentendo Scarpini che urla al mio gol. Non ne feci altri poi perché non ne tiravo di punizioni (ride), col mio piede quello era il massimo che potevo fare”.
CIRILLO – “Presi due mesi di squalifica. In quell’occasione non giocavo per cui sbagliai a parlare da fuori, sbagliammo poi in due nel tunnel: io sentii lui parlare, voleva chiarirsi. Non vidi il guardalinee, successe quello che successe e sbagliammo. Ma penso di aver pagato per quell’errore. Lì c’era Facchetti alla prima da presidente, mi salvò. Chiesi poi scusa a tutti, perchè Giacinto volle così. Io a caldo, forse sbagliando, non avrei chiesto scusa. Due mesi dopo, torno per Inter-Juventus. Lì devo ringraziare la mia persona, per come mi ero allenato in quei due mesi, e devo ringraziare Zaccheroni, che nel mio errore aveva visto la voglia di farmi perdonare facendo una grande partita”.
MANCINI – “In quella stagione stavo andando al Milan. Poi mi chiamò Lippi e mi disse che in Germania mi avrebbe portato comunque, nonostante le difficoltà in maglia nerazzurra. E io non andai al Milan. Facile dire il contrario, ma stavo andando. Ancora oggi io reputo Sinisa Mihajlovic una grande persona e un grande calciatore, ma in quegli anni potevamo fare un po’ per uno. Purtroppo il Mancio vedeva meglio lui“.
NAZIONALE – “Oriali mi chiese la maglia della Nazionale? Lele è stata la persona che ho sentito prima di passare all’Inter e il mio più grande estimatore. Mondiale? Penso di aver fatto tutto in quel Mondiale. Bene e male, ma l’importante è che l’ultima cosa sia stata quella positiva, ossia i due gol in finale. L’importante è quando alzi la Coppa, non quando la guardi e ci passi vicino. Rigori? Chi era andato a batterlo era sicuro, sicuro di quello che stavamo facendo. Il più felice fu De Rossi, che veniva da un massacro mediatico. L’Italia fu sfortunata perchè Nesta si fece subito male, lui che per me – assieme a Maldini – è il più forte difensore italiano di sempre. Così, dovetti giocare io, ma speravo con tutto il cuore che rientrasse. Io sono sempre stato così, io volevo alzarle le coppe, io i fenomeni li volevo con me in campo. Poi andò come andò, giocai io e vincemmo lo stesso. Tornai Campione del Mondo, tornai Beckenbauer. Io ho sempre detto che la cosa più difficile nella vita è mantenersi a certi livelli. Il mio più grande orgoglio fu l’anno dopo, in cui feci 10 gol”.
POST-MONDIALE – “Derby con gol e rosso? Tirai su la maglia per mio figlio. E’ l’Italia, il regolamento era quello… Presi 10.000 euro di multa, andai in Federazione e l’avvocato mi disse: “Mi raccomando, non dire che ce l’avevi con i tifosi del Milan quando sei uscito”. Come entrai in sala, dissi: “Sono 10 anni che mi cantano ‘Materazzi figlio di p…’, era per i tifosi del Milan”. L’avvocato era sotto la sedia, ma io pagai 5.000 euro invece che 10.000 ed ebbi ragione. Fui sincero anche in quella circostanza. Vincemmo lo scudetto a Parma con un’acqua alta così. Grande partita di Mario Balotelli largo a destra, sembrava Garrincha. Ma sinceramente, se in quella partita non fosse entrato Ibra, non avremmo vinto, sarebbe finita 0-0“.
MOURINHO – “Io non sono mai stato titolare, ma quando trovi una persona che ti dà fiducia ed è sincero con te, le cose funzionano. Io così ho trovato il mio allenatore. Poi si può stare anche in tribuna, nemmeno in panchina, ma queste sono le cose che contano. Mou mi disse che a Madrid sarei entrato io, per marcare Klose. Poi, che fosse stato 30 secondi, un minuto o mezz’ora, in ogni caso ho pensato che quella sia stata la più grande dimostrazione di fiducia di una persona nei miei confronti, perchè evidentemente la cosa era reciproca”.
BENITEZ – “Mi dicono che parlo male di Benitez o chissà che. Io non giocavo già con Mourinho, ma con Benitez non fui trattato come con Josè a livello umano. Con Benitez in quei 4 mesi sbagliai qualcosa anche io, anche se lui dice che sono un bugiardo o meno. Voi lo sapete, all’Inter lo sanno, la foto di Josè fu tolta, era stata messa nella camera di Andrea Butti. Quella fu la cosa più sbagliata in assoluto, prima di entrare nello spogliatoio”.
IL RIMPIANTO – “Se rifarei tutto? La partita che rigiocherei anche adesso a 42 anni lo sapete tutti qual è, è il 5 maggio. Finchè vivrò non me ne farò una ragione. Ma è anche il bello della rosicata, gli juventini che te la menano. Il bello è anche non poterla più rigiocare. Ho visto carriere peggiore però dai”.