FOCUS – Caro Mister, è ora di cambiare…
di Nunzio Corrasco.
Mazzarri Inter: il tecnico toscano è chiamato a rivedere le sue idee per rilanciare la Beneamata
Juventus-Inter doveva essere una partita dall’esito scontato e purtroppo il campo ha confermato il pronostico della vigilia. La squadra guidata da Antonio Conte ha vinto e lo ha fatto agevolmente; troppo infatti il divario tecnico e fisico tra le due compagini per riuscire ad assistere ad un match combattuto ed incerto fino al fischio finale.
Perdere allo Juventus Stadium, contro la capolista, ci può sicuramente stare (anche se resta difficile per ogni tifoso nerazzurro assistere ad una Beneamata così impotente di fronte agli acerrimi rivali bianconeri); non è dunque la sconfitta rimediata contro la Juve a destare la preoccupazione dei tifosi nerazzurri. Ciò che invece dovrebbe far scattare l’allarme rosso nell’ambiente interista è il drammatico trend delle ultime 10 giornate di campionato: 1 vittoria, 5 pareggi e 4 sconfitte. La squadra sembra essere entrata in un tunnel dal quale fatica ad uscire; rispetto alla prima parte di stagione è evidente l’involuzione della formazione guidata da Walter Mazzarri. Un’involuzione non solo di gioco ma anche dei singoli; molti calciatori infatti sembrano essere dei lontanissimi parenti rispetto a quelli ammirati ad inizio campionato (Alvarez e Jonathan su tutti).
Quella compattezza di squadra e quella identità tattica che pensavamo fossero state metabolizzate da tutti gli interpreti della Beneamata, quell’alchimia che sembrava essersi creata tra il tecnico toscano e la rosa nerazzurra, paiono ormai essere soltanto un lontano ricordo. Il percorso intrapreso dal nostro Mister è ormai giunto ad un punto di non ritorno; la squadra fatica ad essere pericolosa in avanti e continua a subire dei gol oggettivamente inaccettabili per chi vuole ambire a raggiungere dei traguardi importanti. Per Mazzarri è arrivato il momento di cambiare e di farlo al più presto. Il grande allenatore è colui il quale ad un certo punto comprende che la strada intrapresa è quella sbagliata, mette da parte il suo credo tattico e si adegua alla rosa a disposizione.
Per chiarire ulteriormente questo concetto è utile citare un allenatore che ha scritto pagine indelebili della storia nerazzurra: José Mourinho. L’allenatore portoghese arrivò a Milano con l’idea di puntare su un 4-3-3, dove gli esterni d’attacco avrebbero dovuto avere un ruolo importantissimo. Il Vate di Setubal spinse la società nerazzurra ad acquistare prima Mancini e poi (soprattutto) Quaresma; nella prima parte del campionato Mourinho si ostinò a puntare sul modulo a 3 punte (due esterni più Ibra). Nelle prime giornate l’Inter perse il derby e pur inanellando diversi risultati positivi, non dava la sensazione di poter nuovamente vincere quel campionato, non sembrava più quel “carro armato” che aveva conquistato i campionati precedenti con Roberto Mancini sulla panchina. Josè da grande allenatore capì di dover fare un passo indietro e ritornò ad affidarsi al tanto amato 4-3-1-2 (il famoso “rombo” tanto per intenderci). Si trattò di un atto di umiltà da parte del portoghese: riconobbe che il modo migliore per continuare a vincere era insistere sulla strada intrapresa da Mancini e infatti vinse.
Agli occhi di chi scrive uno dei peggior difetti per un allenatore è l‘integralismo tattico. Un grande allenatore per potersi definire tale deve comportarsi come un bravo cuoco: valutare quali sono gli ingredienti a disposizione ed in base a questi scegliere quale ricetta è la più indicata da realizzare. Deve essere il modulo ad adattarsi ai calciatori e non viceversa; solo partendo da questo postulato un allenatore può definirsi a pieno titolo “grande”. Forse chiedere a Mazzarri di cambiare modulo potrebbe essere troppo; derogare alla tanto amata difesa a 3 per il tecnico toscano sembra essere un peccato imperdonabile (in questo purtroppo dimostra dei limiti). Se però il Mister non riesce a cambiare in maniera sostanziale il modulo da utilizzare, cerchi almeno di cambiare gli uomini.
Il punto di forza sul quale l’Inter deve insistere in questo momento è il duo Guarin-Hernanes; mentre per il brasiliano l’utilizzo nella la partita contro il Sassuolo non è in dubbio, molto più incerto è l’impiego del colombiano. Nonostante le vicende di mercato, il Guaro resta un elemento imprescindibile per questa squadra; la sua forza fisica, la sua potenza, i suoi inserimenti sono merce rarissima (quasi unica) nella rosa a disposizione del tecnico e per questo la risorsa-Guarin non può non essere utilizzata. La speranza è quella di poter perlomeno assistere ad una Beneamata che schieri nel centrocampo a 5 (dal momento che Mazzarri pare voler continuare su questa strada) Guarin ed Hernanes interni con Kuzmanovic davanti alla difesa. Rimarrebbe però il “problema” Kovacic (il termine “problema” è utilizzato in maniera provocatoria, calciatori del calibro di Kovacic dovrebbero costituire una risorsa): per schierare il croato, il Mister dovrebbe spostare il Profeta a supporto di Palacio, impiegando Mateo nel ruolo di regista con il Guaro e Taider ai suoi lati. In questo modo probabilmente sarebbe possibile conservare quell’equilibrio che nella costruzione di un undici titolare occorre sempre tener presente. Da questo periodo di crisi è possibile uscire puntando sulla qualità che abbiamo in rosa. Si facciano giocare Guarin, Hernanes, Kovacic e su di essi si costruisca la formazione; per una volta si torni a ragionare prima sui calciatori e solo dopo sulla tanto amata tattica. Per il Mister è arrivato il momento di cambiare, per non correre il rischio di essere “cambiato” a fine stagione.