Mazzola: “Herrera ha fatto miracoli nel calcio e Mourinho gli somiglia. Milan? Io come Prisco, per me non esiste”
Seconda ed ultima parte dell'intervista rilasciata al Corriere dello SportQuanti ricordi e quanta nostalgia nelle parole rilasciate della bandiera dell’Inter Sandro Mazzola, sulle pagine del Corriere dello Sport nella chiacchierata con il direttore Ivan Zazzaroni. Nelle seconda parte della sua intervista, ecco il ritratto di Helenio Herrera allenatore e le frecciate lanciare nei confronti dei rivali del Milan.
Ricordi il tuo primo derby?
“Nel 63′. Subito in gol. Avevo uno del Milan sempre attaccato alla schiena. Non ricordo il nome. Mi seguiva dappertutto anche quando Herrara mi urlò di avvicinarmi alla panchina perché aveva un paio di cose da spiegare. Vuoi sapere cosa mi disse, poi, quello che mi stava appiccicato? ‘Non ho capito un cazzo di quello che ti ha detto Herrara, adesso come faccio a marcarti?’ Un altro mondo, era un altro calcio”.
Nostalgia?
“Non sono un tipo nostalgico, vivo il presente. Se lo fossi, se pensassi sempre a ciò che ho fatto e che sono stato, mi ucciderei. Ho avuto una gran bella vita, sono stato un campione, oggi non mi accontento dei ricordi, non me lo posso permettere, non me lo voglio permettere. I ricordi rispondono ormai a sollecitazioni esterne, una chiacchierata, un’intervista. La vita di tutti i giorni dev’essere rispettata. Senza il mago non ci sarebbe stato Mazzola. Herrera allenava prima la testa e poi le gambe perché le gambe rispondono alla testa, e aveva sempre la parola giusta al momento giusto, un motivatore eccezionale che il lunedì deridevi, il mercoledì tolleravi e il venerdì, quando capivi che la sua insistenza su certi argomenti ti aveva cambiato il cervello, riuscivi ad apprezzare totalmente. Era uno psicologo, nei casi più difficili uno psichiatra. Trascura i discorsi sulle pastiglie che ho fatto in passato, il suo era doping psicologico. Il Mago l’ho visto calciare il pallone poche volte, forse era nemmeno buono, eppure nel calcio ha fatto miracoli. Facevo tutto in velocità perché lui era veloce di testa. Mourinho gli somiglia”.
Strano derby, il prossimo
“Americani, cinesi. Da troppi anni il derby non è più dei calciatori ma solo dei tifosi. Lo straniero gioca per una vittoria che è uguale ad un’altra, il tifoso vuole essere la prima squadra di Milano, tiene in vita valori che vengono da lontano.
Non pensi che Spalletti e Gattuso siano in grado di trasmettere il senso del derby alla squadra?
“Spalletti mi piace, è determinato. Gattuso non lo calcolo, fa parte dell’altra metà della mela e io sono un mezzo Prisco, anche per me il Milan non esiste. Come disse l’avvocato, ‘a Milano ci sono due squadre: l’Inter e la Primavera dell’Inter. Con la valigetta di metallo”.
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