Mazzola: “Il rischio di contagio in campo c’è”. Poi l’appello ai calciatori: “Rinunciate al 5% di stipendio per la ricerca sul coronavirus”

La Lega Calcio, in seguito al decreto emanato dal governo due giorni fa, ha deciso che il campionato italiano di Serie A verrà disputato, almeno fino al 3 aprile, a porte chiuse. Una scelta per evitare agglomerati di gente anche se il pericolo contagio per i giocatori rimane l’insidia numero uno che potrebbe poi portare anche a decisioni drastiche.

A parlarne ai microfoni de Il Giornale è Sandro Mazzola, ex bandiera nerazzurra: “Ho giocato 20 anni tra l’Inter e la Nazionale Italiano. Il calcio è uno sport di contatto e per la natura di questo sport è impossibile tenere le distanze in campo imposte dal Ministero della Salute. Come si fa a mettersi in barriera sulle punizioni e a marcare gli avversari sulle palle inattive? Il rischio di contagio c’è, questo è un dato assodato. Fossi un giocatore un po’ di preoccupazione ce l’avrei, anche se in campo, poi, dimentichi tutto e ti concentri sulla partita che stai disputando”.

La proposta lanciata: “In un momento così complicato per il nostro paese è giusto che anche i calciatori facciano la loro parte e diano un segnale forte all’esterno. Troppo spesso questi ragazzi sono etichettati come superficiali o mercenari, adesso possono dimostrare il contrario mettendosi al servizio dei propri club e della collettività. I giocatori hanno l’occasione di dimostrare che esistono e sono vicini alla popolazione. In A guadagnano milioni e per un mese potrebbero decurtarsi il 5% dello stipendio per destinarlo alle proprie società che dovranno far fronte a pesanti perdite e alla ricerca contro il coronavirus”.

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