FOCUS – Un Pitbull a tutto campo
Medel Inter: una vita da mediano
“Una vita da mediano, a recuperar palloni, nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni”, cantava Ligabue, facendo riferimento ad un grande pezzo di storia dell’Inter, quel Lele Oriali prezioso anche nel ruolo di dirigente.
Incontrista, uomo avanti alla difesa, mediano, come lo chiami chiami, è l’uomo deputato a sudare, a correre anche per gli altri e che, a fine carriera, “dopo anni di fatica e botte, vince casomai i Mondiali”. Gary Medel, siamo sicuri, metterebbe una firma per conquistare il massimo titolo calcistico con il suo Cile, intanto, degli ultimi Mondiali, è stato protagonista, tanto da essere seguito e poi acquistato dal club nerazzurro. Punto fermo con Mazzarri e pilastro dell’Inter di Mancini, piedi non raffinati ma nemmeno malvagi, è tra i top in quanto a passaggi andati a buon fine. In molti dicono: “Beh passare la palla al compagno ad un metro è cosa semplice” ma appunto, giocare semplice, è una virtù che nel calcio moderno va perdendosi ed è spesso la soluzione migliore per costruire un’azione.
Nella stagione disgraziata dei nerazzurri, Gary Medel è il giocatore con il rendimento più costante, difficilmente avrà un’insufficienza in pagella perché i limiti tecnici e tattici sono costantemente sopperiti da una corsa a tutto campo, da una tempra da leader, dalla assoluta incapacità di arrendersi di fronte alle difficoltà.
I critici storcono il naso: “Gary Medel è un giocatore sprecato a centrocampo, perché ci vuole più qualità per far partire l’azione, ci vuole un giocatore alla Pirlo o alla Kovacic, per esempio”. I dati e la storia recente parlano chiaro: l’Inter, senza la corsa e l’anima di Medel avrebbe parecchi punti in meno e se i suoi compagni corressero anche solo la metà di quanto il cileno corre forse i tifosi, la domenica, guarderebbero un altro tipo di classifica.
Ma non è tutto: chi era l’anima della squadra del Triplete di Mourinho? D’accordo, Zanetti è fuori classifica ma Esteban Cambiasso ha giocato un ruolo chiave nei successi nerazzurri, tanti palloni recuperati, piedi migliori di quelli di Medel e magari una propensione al gol decisamente più marcata ma la sua corsa e la sua grinta hanno rappresentato spesso il grimaldello per dare la scossa alla squadra.
Si avvicina il derby e, parole di Gary Medel, “ci vogliono cuore e attributi”, cose normali per lui, un po’ meno per compagni spesso troppo pigri e svogliati. Il cileno sarà della partita anche perché, a differenza di Brozovic e Guarin, da diffidato, ha giocato a Verona con grande intelligenza, evitando qualsiasi tipo di pretesto per farsi ammonire, una risposta a chi lo francobolla come “giocatore tutto corsa e niente cervello”.
Crede ancora nell’Europa e vuole a tutti i costi vincere domenica sera, non parlategli di mezze misure perché…con un Pitbull rischiate parecchio