FOCUS – No cessioni, no party
Dopo l’ennesima stagione deludente l’Inter era chiamata a fornire una prova di forza sul mercato, doveva dimostrare di voler tornare ad essere competitiva, di voler costruire una squadra nuovamente vincente. Troppe infatti sono state le stagioni deludenti, troppe le scelte sbagliate compiute in sede di calciomercato e non, troppi gli allenatori succedutisi con scarso successo dal giorno in cui José Mourinho ha deciso di lasciare la squadra del cielo e della notte per intraprendere l’affascinante sfida chiamata Real Madrid. Se per anni l’aggettivo “troppo“, quando si parlava di Inter, veniva utilizzato in chiave positiva, nell’ultimo quinquennio “troppa” è stata la pazienza che i sostenitori interisti hanno mostrato di possedere nell’assistere alle spesso imbarazzanti gesta della loro squadra del cuore. Con l’arrivo di Mancini però, il registro – almeno nelle intenzioni – sembra essere cambiato. L’Inter è tornata a pensare in grande, è tornata a pensare da Inter.
Se dunque non si possono negare i miglioramenti che la squadra ha mostrato a livello di mentalità nei primi mesi del Mancio 2.0, i risultati invece non sono stati all’altezza delle aspettative, costringendo l’Inter ad essere esiliata per un anno dall’Europa. La società nel primo mese di mercato ha risposto presente ai richiami del Mister e della piazza, ha acquistato calciatori assolutamente in linea con la volontà di tornare a competere per i massimi livelli. Ha riacceso l’entusiasmo della piazza vincendo un derby di mercato con il Milan, portando nella Milano nerazzurra Kondogbia, uno dei giovani più forti del panorama calcistico europeo. Insomma ha finalmente deciso di “sparigliare il tavolo” o almeno di provarci. Gli errori del passato però continuano a presentare un conto salatissimo e dunque, come ormai accade da diversi anni a questa parte, ci siamo impantanati nel solito e annoso problema: l’incapacità di operare delle cessioni.
Il verbo “cedere” ultimamente non ha riscosso grande successo nella Milano interista: nelle ultime sessioni di calciomercato infatti, l’unica cessione degna di nota è stata quella di Alvarez al Sunderland. Il club inglese però non ha ancora corrisposto all’Inter i 10,5 milioni pattuiti per il riscatto del calciatore argentino, costringendo il club nerazzurro ad adire le vie legali per ottenere quanto gli spetta. La cessione di Alvarez però rappresenta solo una piacevole eccezione. Il club di Corso Vittorio Emanuele ultimamente infatti, non è mai riuscito a cedere calciatori che potessero rimpinguare le casse nerazzurre in modo significativo (cessioni almeno in doppia cifra tanto per intenderci). Chiaramente l’incapacità di cedere è dovuta anche ad errori commessi a monte: dal 2010 in poi l’Inter ha acquistato moltissimi calciatori mediocri, con ingaggi pesanti, difficilmente rivendibili, e queste errate operazioni in entrata stanno finendo per incidere negativamente anche sul mercato in uscita. Altro limite ormai quasi endemico della dirigenza interista è l’incapacità di vendere i propri calciatori al “giusto prezzo”. Moltissime volte, pur di vendere, abbiamo deciso di svendere, non incassando le cifre che avremmo potuto ottenere in situazioni diverse.
Per poter concludere al meglio un mercato iniziato con il piede giusto, occorre dunque cominciare a fare un salto di qualità anche sul fronte delle cessioni. Una dirigenza di alto livello la si riconosce soprattutto nella capacità di vendere ciò che non è facilmente vendibile. Compiendo questo ulteriore passo, riusciremmo a salire l’ultimo gradino che ci manca per tornare grandi. Cedere bene è la strada più veloce per arrivare al successo; concetto questo che in casa Inter dovrebbe essere ben chiaro. Citofonare Laporta per informazioni…