PREPARATI AL MATCH – Tutto su Milan-Inter
Milan-Inter è il posticipo di lusso della 22^ giornata: in palio non ci sono solo i tre punti, ma tanto altro, a cominciare dalla supremazia cittadina per finire con il sogno di dare un seguito al sogno Champions che, in teoria, è l'obiettivo di entrambe le compagini. E' anche la partita di Mancini e Mihajlovic: chi perde non trascorrerà una settimana tranquilla.Partite come il derby non hanno bisogno di presentazioni particolari: Milan-Inter è una delle tre gare più giocate in Serie A e una delle poche stracittadine con precedenti europei; è da sempre crocevia di stagioni, sogni e ambizioni; è il simbolo di una rivalità latente, a tratti anche celata per far fronte a un nemico comune e zebrato, ma comunque imperitura. Perché è vero che si può avere anche qualcosa in comune, dallo stadio in cui si gioca al nero sulle maglie, ma ci sarà sempre un motivo più valido per pensare di essere profondamente diversi.
LA STORIA – La storia di questa partita, con in casa i rossoneri, inizia il 10 gennaio del 1909 con un 3-2 in favore del Milan. 107 sono le gare disputate tra Serie A, Coppa Italia, Supercoppa e Champions League e ad oggi il bilancio è in perfetta parità: 39 vittorie per l’Inter, 39 per i padroni di casa e 29 pareggi, con ben 284 reti realizzate ed equamente distribuite. Tantissime le sfide memorabili: dal 1913 al 1938 il Biscione non ha mai perso, ma di quelle partite non abbiamo troppa memoria; si ricordano invece lo 0-4 dell’agosto 2009, con cui Milito e compagni iniziarono a percorrere la strada verso la gloria, il 3-4 di otto anni fa targato Ibrahimovic-Materazzi, ma anche il funesto 5-0 in favore del Milan nella Coppa Italia del 1998 e lo 0-3 (doppietta di Simeone e gol in pallonetto volante di Ronaldo) dello stesso anno. La sfida della scorsa stagione, che coincise con la prima panchina di Mancini dopo l’esonero di Mazzarri, terminò con il risultato di 1-1: al gol di Menez rispose Obi con un sinistro da fuori area. Nel 2003 e nel 2005 il derby è andato in onda, con esiti non felici per i colori nerazzurri, anche in versione europea, rispettivamente per le semifinali e per i quarti di finale della Champions League.
IL PRESENTE – Se all’inizio della stagione qualcuno avesse pronosticato un’Inter terza a metà campionato e a pochi punti di distacco da un Napoli capolista (ma fino a qualche giornata fa inseguitore proprio sui nerazzurri), probabilmente nessuno avrebbe avuto tanta fiducia in tale pronostico. Eppure Miranda e compagni hanno sorpreso tutti, comandando in classifica per quasi tutto il girone di andata e perdendo il titolo d’inverno solo all’ultima giornata con il Sassuolo. Eppure la sconfitta con i neroverdi è sembrata bugiarda, come non troppo meritata sono stati stata la sconfitta interna pre-natalizia contro la Lazio e il pareggio di sette giorni fa in casa con il Carpi. Proprio nell’ultimo mese l’Inter ha perso le parte di quella solidità difensiva e di quella inattaccabilità che avevano contraddistinto la banda Mancini per i primi tre mesi del campionato in favore di una maggiore intraprendenza e di un fraseggio più fluido: ovvero una fase offensiva che, da un punto di vista estetico, ci è sembrata comunque nettamente migliore. In realtà il problema dell’Inter di gennaio non è stata la fase difensiva nella sua totalità, ma gli errori e la scarsa concentrazione di alcuni elementi che, inevitabilmente, hanno influito sul rendimento e sui risultati di tutta la compagine. E paradossalmente, proprio nel momento in cui sarebbe stato possibile dare una brusca accelerata in vetta (in gennaio sono state affrontate Empoli, Sassuolo, Atalanta, Carpi), sono arrivate trame offensive migliori, ma una fragilità in mezzo al campo che i muscoli di Kondogbia, Medel, Felipe Melo e dell’ormai ex Guarin non avrebbero dovuto contemplare. Diverso invece il discorso inerente al match disastroso, in termini di risultato e personalità, di Coppa Italia contro la Juventus: per la prima volta è riemersa dall’oltretomba l’Inter degli ultimi due anni pre-manciniana. La gara di questa sera deve essere diversa.
LE FORMAZIONI – Per Milan-Inter il tecnico di Jesi può contare sul nuovo arrivato Eder: l’ex Samp potrebbe addirittura partire da titolare al fianco di Icardi in un 4-3-1-2. Le certezze sono Handanovic, Miranda, Murillo e Medel; come terzini probabilmente Mancini darà spazio a Telles a sinistra e a Nagatomo a destra, attualmente in vantaggio nel ballottaggio con D’Ambrosio; in mezzo al campo, oltre al già citato cileno, dovrebbe giocare Kondogbia con Brozovic; infine dietro le punte uno tra Ljajic e Perisic, che agirebbe in versione trequartista come ad inizio stagione. Il tandem offensivo, come già anticipato dovrebbe essere composta da Icardi ed Eder, ma qualora non dovesse essere così le possibilità sono due: chance per Jovetic accanto all’argentino oppure 4-3-3 con sia Ljajic che Perisic accanto a Maurito.
Il Milan punta sempre sul 4-4-2 con cui Mihajlovic sta provando a plasmare una squadra che sia più solida di quella degli ultimi anni. Donnarumma giocherà il suo primo derby; difesa con Abate e Antonelli sulle fasce e Alex e Romagnoli al centro; a centrocampo Bonaventura e Honda saranno gli esterni, liberi di convergere al centro e lasciare praterie ai terzini; mediani Kucka e Montolivo, con il primo abilissimo in fase di interdizione e il secondo in impostazione; davanti l’insostituibile Bacca con Niang. Partono dalla panca, dunque, Bertolacci, Boateng, Balotelli e il rientrante Menez. Appuntamento a San Siro alle 20.45 per il Milan-Inter n.108.