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Mkhitaryan: “Scudetto nel derby tripla carica. Ho fame di altri titoli”

Henrikh Mkhitaryan è stato protagonista di una lunga intervista esclusiva ad Armsport, nel corso della quale ha parlato dello Scudetto dell’Inter, dell‘eliminazione in Champions League e della sua condizione personale.

Queste le sue parole:

SCUDETTO – “Devo dire che anche prima della partita con il Milan si parlava molto di noi che saremmo diventati campioni, perché avevamo tanti punti rispetto ai nostri rivali. Dappertutto si sentiva dire ‘L’Inter è già campione, l’Inter è già campione’, ma noi ancora non ci sentivamo campioni. Perché ci siamo resi conto che mancavano ancora 6 partite, e la più decisiva era la partita contro il Milan. Alla fine di quella partita, al fischio finale dell’arbitro, non lo so, ancora non riesco a descrivere le mie sensazioni, la mia gioia non aveva limiti. Naturalmente sono molto felice, perché questo è stato un campionato speciale, perché è stato il primo della mia carriera europea. Questo titolo avrà naturalmente un posto molto speciale nella mia bacheca dei trofei”.

DERBY – “Abbiamo cercato il più possibile di non ascoltare le conversazioni che venivano dall’esterno. In altre parole, ci siamo preparati, abbiamo analizzato nel dettaglio l’avversario e abbiamo semplicemente fatto la nostra partita. Abbiamo tutti capito che le conversazioni dall’esterno avrebbero potuto rovinare o avere un effetto negativo sull’atmosfera della squadra. Il nostro obiettivo era uno solo: dimenticare tutto e giocare il nostro calcio, prestando attenzione solo a noi stessi. Naturalmente sapevamo che il momento tanto desiderato sarebbe arrivato”.

ATMOSFERA – “Penso che a inizio campionato, quando andavamo avanti di vittoria in vittoria, già si vociferava del 20esimo scudetto. Personalmente non lo immaginavo del tutto, perché era la prima volta che mi avvicinavo al campionato in Europa. Non avevo idea, fin dall’inizio, di quale entusiasmo regnasse tra i tifosi e in tutto l’ambiente. Oltre al fatto che questo era il 20esimo scudetto, averlo vinto, nel derby col Milan ha dato una doppia, anzi tripla carica al resto. Quando abbiamo girato la città in autobus, ci siamo resi conto dell’ottimo lavoro che avevamo fatto, che tipo di atmosfera avevamo creato tra i tifosi”.

CHAMPIONS LEAGUE – “Naturalmente quella sconfitta è stata solo colpa nostra, ognuno di noi ne è responsabile. Penso che quando siamo passati in vantaggio a Madrid ci siamo rilassati un po’, abbiamo abbassato l’attenzione, perché avevamo vinto 1-0 in casa. Ad un certo punto ci è sembrato che i problemi fossero risolti, ma ci sbagliavamo terribilmente. Forse abbiamo sottovalutato l’avversario, e quando l’Atletico ha pareggiato eravamo già sfiniti, non capivamo cosa stesse succedendo in campo. Soprattutto negli ultimi 10-15 minuti, quando l’Atletico ha creato uno dopo l’altro momenti pericolosi vicino alla nostra porta. Posso dire con sicurezza che è andata così solo a causa della nostra stanchezza. Ma questo è il calcio e impariamo da questi errori e andiamo avanti. Sapendo che avevamo ancora molto da fare in campionato, abbiamo cercato di dimenticare al più presto quella partita, in modo da poter finire il nostro lavoro e diventare Campioni d’Italia”.

INZAGHI – “È vero che ho lavorato con tanti allenatori. Ognuno di loro ha il proprio metodo di lavoro, la sua filosofia calcistica, un approccio unico nel lavorare con i calciatori. Ho imparato molto da tutti. Questo è il primo scudetto per me e Simone Inzaghi. Questo è il mio quarto titolo da quando sono arrivato all’Inter. Prima avevamo vinto la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia, ma il campionato dà un’altra sensazione, soprattutto il primo. Cerchiamo di fare quello che dice l’allenatore perché è il primo responsabile. Quando la squadra vince vuol dire che tutti hanno lavorato bene, ma in caso di sconfitta tutti danno la colpa all’allenatore. Cerchiamo tutti di aiutarci a vicenda, andare avanti e raggiungere il nostro obiettivo. Nonostante Inzaghi fosse vicinissimo a vincere lo scudetto nel suo primo anno all’Inter, ma tutti ricordano come l’Inter perse quella stagione. Sono molto felice che siamo riusciti a diventare campioni sotto la sua guida. Spero che questo sia il nostro primo campionato insieme, ma non l’ultimo, perché ho ancora sete di vittoria. La mia voglia di vincere titoli e ottenere vittorie con questo club è ancora inesauribile”.

STAGIONE PERSONALE – “Posso dividere questa stagione in due parti. Nella prima dovrebbe esserci la parte in cui si vede quanto ho giocato, quanto ho lavorato, quanto ho aiutato la squadra nelle partite di campionato, Champions League e Supercoppa. Posso ritenermi molto soddisfatto, perché abbiamo vinto titoli, uno dei quali è lo scudetto, e abbiamo fatto un ottimo lavoro. Anche se, ovviamente, non saremo soddisfatti di ciò che abbiamo ottenuto. La seconda parte si riferisce all’essere meno efficace. Ma non dimentichiamo che arrivando in questo club, così come nell’ultima stagione ho giocato nella Roma, ho cambiato posizione. Mi sono ritirato più in profondità nella linea centrale, ho iniziato a giocare nella posizione di centrocampista centrale, le mie funzioni in zona offensiva o sulla fascia, dove mi piace giocare di più, si sono ridotte. Penso che non sia la mia posizione ma ho provato ad adattarmi e ad adattare il mio calcio a quella posizione. Ecco perché non sono arrabbiato. È vero, ho segnato pochi gol, solo 2. Avrei voluto segnare più gol, ho avuto occasioni, ma è andata così. Non posso fare a meno di essere felice che grazie alle mie azioni e ai miei passaggi i miei compagni riescano a segnare gol e regalare vittorie alla squadra. Cercherò di segnare qualche gol in più e di fare più assist nella prossima stagione e di essere più soddisfatto della mia prestazione”.

FORMA FISICA – “Prima di tutto, ovviamente, l’amore per il calcio mi mantiene così in forma. Quando mi sveglio la mattina, lo faccio di buon umore e sono felice di andare ad allenarmi. Vado agli allenamenti con gioia, non mi illudo. Ho quella voglia, l’amore per il calcio ribolle ancora dentro di me. Non c’è stato un solo giorno, anche dopo il risultato più sfortunato o la sconfitta, in cui non mi sono detto: ‘quando finirà finalmente questo campionato, così potrò riposarmi, andare in vacanza?’ Non ho mai rallentato. Questo è il primo dei segreti. A parte questo, cerco il più possibile di prendermi cura della mia salute, del mio regime di sonno e di un’alimentazione sana. Ho provato ad eliminare molte cose dalla mia dieta in modo da poter giocare più a lungo. È vero che non è affatto facile, ma con l’aiuto della nostra dietista abbiamo raggiunto questo successo. Dormire bene, allenarsi bene, mangiare bene e riposare bene: queste sono le chiavi del mio successo”.

ALLENAMENTO – “Io primo all’allenamento dopo lo Scudetto? Si è vero. Non è stato solo quel giorno che sono arrivato per primo all’allenamento. Arrivo quasi sempre per primo, o almeno tra i primi. Ma, come ho detto, questo è il mio programma quotidiano: arrivare presto all’allenamento per non perdere tempo. Per questo è necessario svegliarsi al momento giusto, fare colazione, prepararsi, allenarsi, dopo l’allenamento fare di nuovo esercizi, mangiare e poi tornare a casa. Mi rendo conto che manca poco alla fine della mia carriera e cerco di sfruttare ogni minuto nel modo più efficace possibile. Anche se devo dire che questo non è il primo anno che vivo in un regime del genere, sono sempre stato uno dei primi ad allenarsi e uno degli ultimi a finire. Tutti devono capirlo. A 35 anni è possibile giocare a calcio di alto livello.

Enrico Traini