Nel corso di una lung intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Henrikh Mkhitaryan ha parlato a lungo di tanti temi riguardanti l’Inter e i suoi compagni di squadra, con un focus anche sul rinnovo.
Queste le sue parole:
CENTROCAMPO – “Penso che è vero, abbiamo un centrocampo forte e vario. Tutti parlano di me, Calha e Barella, ma il segreto è che, se gioca qualcun altro, sia Frattesi, Klaassen, Asllani o Sensi, sa cosa fare. Non ruberei niente perché il bello è la nostra diversità. Siamo ancora più forti insieme, ci completiamo come un puzzle. Ma siamo un puzzle proprio come squadra, tutti siamo utili”.
FRATTESI – “Davide è fortissimo. Mi spiace che per ora giochi meno, ma lui sa bene che conta solo l’obiettivo comune. Ha il tempo e il talento dalla parte sua: sarà una colonna dell’Inter del futuro”.
SOTTOVALUTATO – “Sì… Visto che sono arrivato all’Inter a 33 anni, forse si pensava a me come a uno destinato solo a fare numero e a non essere incisivo. Però, dal primo giorno, ho fatto capire che non volevo perdere tempo e dare un contributo per la vittoria”.
RINNOVO – “Significa che questa è casa e sono felice di abitarci. Parlo di tutto un mondo, non solo i compagni e la società, ma i tifosi e i lavoratori del club: è quel famoso puzzle nerazzurro di cui parlavo… Resterò fino a 37 anni, farò di tutto per avere questa freschezza. Sono stato in grandi club europei e posso dire che l’Inter sta a quel livello lì, nell’élite”.
FINALE DI CHAMPIONS – “Non l’ho più rivista e non intendo farlo: mi farebbe solo male. Purtroppo mi sono infortunato tre settimane prima. Quella finale era l’esame dopo mesi di lezione: lo abbiamo fallito, ma nessuno ha tenuto la testa basse. Lì è scattata la voglia di riprovarci: possiamo tornare a giocare una finale e a vincerla. Da quella partita stiamo costruendo ciò che siamo adesso”.
ATLETICO MADRID – “Volevamo evitarlo, ma anche loro volevano evitare noi, poco ma sicuro. Sarà una sfida bella e difficile: me la immagino molto tattica”.
INZAGHI – “Adesso sono più grande e questo cambia la percezione. Ho iniziato a lavorare con Inzaghi a 33 anni e si è creato un rapporto quasi da amico, anche se conosco la differenza dei ruoli. Ma posso dire che è formidabile e si vede dal suo gioco”.
THURAM – “Sono felicissimo che Marcus abbia fatto ricredere tutti, non me. Era evidente quanto fosse completo, è ciò che ci serviva. Ho giocato con grandi punte, da Aubameyang a Ibra e Lewandovski: Marcus con la sua tecnica ha la stessa pasta”.
LAUTARO MARTINEZ – “Lasciamo stare la fascia che ha quest’anno: era “capitano” già l’anno scorso, nel senso di leader e trascinatore. Ognuno di noi dovrebbe essere come lui, un punto di riferimento in ogni partita, perché non potrà deciderle tutte Lautaro”.
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