Moggi: “L’Inter vince lo scudetto. Facchetti faceva lobbing con arbitri. Stankovic? L’avevo preso, ma le intercettazioni Telecom…”
L'ex dirigente italiano ha raccontato la sua versione dello scandalo CalciopoliLuciano Moggi è senza dubbio una delle figure più controverse che abbia mai operato all’interno del calcio italiano. Ex amministratore delegato della Juventus, è stato protagonista in negativo dello scandalo sportivo noto come Calciopoli, scrivendo le pagine più buie della storia del nostro campionato. Ecco la sua intervista, rilasciata questa mattina sulle pagine del Corriere dello Sport.
Lo scudetto.
“Lo vince l’Inter alla grande. Conosco poco Spalletti, mi sembra un prete quando parla, ma hanno fatto una gran squadra. Hanno preso un centrale difensivo forte, uno in mezzo al campo che tira la linea, Nainggolan, e un campionissimo là davanti, quel Martinez”.
Fai il bravo ragazzo, pentiti, confessa le tue colpe. Se non per me, fallo per Padre Pio che ti guarda ed è pronto ad assolverti dal fondo del giardino.
“Dovevo difendermi. Alla Juve avevo due occhi davanti e due dietro. Subodoravo le cose. Carraro e Galliani, presidenti di federazione e di lega, facevano gli interessi del Milan e Facchetti faceva lobbing con gli arbitri a favore dell’Inter”.
Eviterei di parlare di Facchetti. Eccesso di legittima difesa. Almeno questo vogliamo ammetterlo?
“Parlavo con i designatori arbitrali, è vero. Ma allora era consentito e nessuno può dire che ho mai chiesto di vincere una partita. Chiedevo solo arbitri all’altezza. E’ un illecito questo? Il problema vero è che dentro la Juventus c’era una resa dei conti per farci fuori”.
Calciopoli secondo Luciano: erano Galliani e Carraro le anime nere.
“Non ci sono dubbi. Basta ascoltare le intercettazioni telefoniche per dedurre che Carraro controllava Bergamo”.
Nella percezione della gente, non solo dei giudici, sei tu l’anima nera.
“Muore Wojtyla sabato sera, noi in ritiro a Firenze. Si doveva rinviare a lunedì. La partita fu posticipata di una settimana. Galliani, presidente della Lega, intercettato, chiama Costacurta e gli fa: “Abbiamo spostato di una settimana, così recuperiamo Kakà infortunato…”. Ti basta?”.
No.
“Anno 2004. Due ore dopo il sorteggio, Carraro chiama Bergamo. “Chi è l’arbitro di Inter-Juventus?” “Rodomonti”. Due ore prima della partita, Bergamo chiama Rodomonti: “Come ti stai organizzando? Stai attento, che è molto diffi cile andare su ma poi ci si mette un niente a precipitare…””.
Non sei credibile nella parte della vittima.
“Ce ne hanno fatte di tutti i colori. Quella volta del nubifragio a Perugia, ci hanno tolto lo scudetto. Collina, sponsorizzato dal Milan, decise 74 minuti di sospensione. Fossi stato un arrogante come dicono, dovevo andarmene con la squadra, ma ce l’avrebbero fatta pagare dopo”.
La ferita continua a buttare sangue.
“La gente non le sa certe cose. Quando, alle 8 di sera, dopo un Milan-Juventus perso in casa dal Milan, Bergamo telefona a Galliani e gli dice: ‘Direttore, a casa mia abbiamo pianto’. Parentesi, Alessandra, la moglie di Bergamo, è milanista. “Non avrei mai pensato che la Juve con Collina arbitro avrebbe vinto col Milan”. Non ti basta ancora?”.
La storia di Paparesta chiuso a chiave nello spogliatoio?
“Una bufala. L’avrei menato quel giorno, ci aveva fatto perdere una partita vinta. Ma che mi metto a chiuderlo nello spogliatoio e buttare la chiavi? Quale sarebbe stato il vantaggio? Fu solo una battuta e per quella battuta mi hanno radiato”.
La storia delle schede svizzere…
“Le ho fatte per proteggere il mio lavoro. Io, Stankovic, l’avevo preso per la Juve. Me l’ha soffiato l’Inter con le intercettazioni di Telecom”.
Le hai regalate agli arbitri.
“Per altri motivi. Gli inquirenti dissero che erano mute, che non potevano essere intercettate, ma non era così. Solo che si sentivano gli arbitri parlare con le loro amanti e puttane”.
Massimo De Santis, l’unico arbitro condannato, era un vostro amico.
“L’hanno associato a noi senza motivo. Ti racconto questa. Fiorentina in lotta per non retrocedere, Milan a un punto da noi. Martedì alle 14 Meani, dirigente del Milan, chiama De Santis: ‘Guarda che abbiamo Kakà e Rui Costa diffidati, non li ammonire che poi la partita dopo abbiamo la Juve'”.
E lui?
“Fosse stato un nostro sodale, avrebbe chiamato l’ufficio inchieste e il Milan sarebbe finito in B. Se ricordi quella partita, De Santis negò un rigore alla Fiorentina e permise a quelli del Milan di menare. Noi zitti. La mattina dopo De Santis chiama Meani: ‘Hai visto, solo io riesco a non farli parlare quelli…’. Meani: ‘Te sei un amico, l’ho già detto a Galliani'”.
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