Moratti sulla sua Inter: “Sbagliai a mandare via Simoni. Rimpianti? Su tutti Cantona”
Le parole di MorattiMassimo Moratti, leggendario ex presidente dell’Inter, ha rilasciato un’intervista al portale greco Gazzetta.gr, parlando, ovviamente, soprattutto del suo immenso amore per i colori nerazzurri.
Moratti ha dichiarato: “Il tifo per l’Inter l’ho ereditato da mio padre Angelo. E “contagiò” anche mia madre. Era un uomo fantastico, è riuscito a farci innamorare perdutamente dell’Inter. Ero e sono un grande tifoso. Per me l’Inter è una famiglia, un legame osseo per i Moratti. Qualcosa di interconnesso nelle nostre vite, una gioia ma anche un dovere. Amare tanto l’Inter ha sempre facilitato la mia comunicazione con la squadra e con il pubblico”.
“Vado ancora spesso allo stadio, la passione non è calata, anzi. Cambiano solo le emozioni quando non sei presidente, ora è più facile. Prima dovevo prendere tutto il peso e sollevare il carico, assorbire ogni colpo, specie quando le cose non vanno bene. Essere tifoso è più facile che fare il presidente. Cosa cambierei se tornassi indietro? Forse non ripeterei certi errori. Si sbaglia sia nella vita che nel calcio, solo che nel secondo caso sei esposto al pubblico. Quando comandi, fai quello che fai per gli altri, non per te stesso. Però quando sbagli ne soffri di più. Ma va bene così: le sofferenze vere della vita fanno molto più male rispetto a quelle del calcio.
Moratti ha proseguito: “Sono ancora molto amico di Roy Hodgson, di Mancini e Mourinho. La mia Inter preferita? Sicuramente quella del 2010, quella che ha vinto tutto. Aveva giocatori pieni di fame e passione, nonostante venissero da 5 scudetti consecutivi. Un’altra a cui sono molto affezionata è quella degli esordi di Ronaldo, nel 1998. Fu una squadra sfortunata, vinse solo la Coppa Uefa ma meritava molto di più. Quando Ronaldo si infortunò soffrii molto, andai a Parigi per l’operazione. Per noi, ovviamente, fu un problema enorme anche dal punto di vista sportivo. Lui è il talento più grande che abbia mai visto in Italia. Non voglio confrontarlo con nessuno, ma era un campione nato. Pochi nella storia hanno avuto le sue capacità. Dobbiamo ringraziare Dio di averlo potuto ammirare”.
“Avrei voluto tenere per più anni Mourinho. Ha vinto tanto con noi, ma voleva dimostrare di essere vincente anche in Spagna. Ci ha dato così tanto in quei due anni che non potevo obbligarlo a rimanere, non potevo dirgli “no, tu resti”. Mi dispiace anche di aver mandato via Simoni. Pensavo che avremmo vinto solo perché avevamo Ronaldo, ma non è stato facile. La Juve aveva creato qualche problema…”
“Il mio miglior trasferimento? L’affare Ibrahimovic-Eto’o con il Barcellona. Lo dico apertamente: considero Ibra il giocatore più forte fisicamente che esista. Il Barca lo voleva, ma io non volevo venderlo. Ci andò bene: prendemmo 60 milioni ed Eto’o che fu cruciale per vincere tutto quell’anno. Se devo scegliere l’attaccante che mi è rimasto più nel cuore però dico Milito. Devo scegliere lui. Diego è quello che ci ha dato le soddisfazioni più grandi che potessimo avere.
Moratti ha poi aggiunto: “Zanetti è stato il simbolo della mia presidenza. E fu una mia scelta, nessuno me lo consigliò. Lo scoprii in una partita dell’Argentina Under23, mi incantò. Ci ha dato però molto più di quanto mi aspettassi. L’offerta del Real Madrid? Sì, tutto vero, ma lo scoprii dopo, quando lui aveva già rifiutato. Calciopoli? Il momento peggiore del calcio italiano, forse addirittura mondiale. Ora è stato dimenticato ormai, ma era una brutta dimostrazione della mentalità che esisteva allora”.
“I Moratti di nuovo al comando dell’Inter. Perché no, sarebbe un’esperienza importante per i miei figli, ma è una loro scelta. In passato mi sono stati proposti altri club inglesi e del sud Italia in difficoltà finanziarie, ma ho sempre rifiutato altre presidenze.
“Il mio grande rimpianto resta Cantona, non sono riuscito a portarlo all’Inter. Per me avrebbe potuto far svoltare la mia prima Inter. Sfumò tutto per un piccolo errore, ma avrei voluto averlo con tutto il cuore.
Moratti ha poi concluso: “Il mio ricordo più forte legato all’Inter. La prima Coppa dei Campioni vinta da mio padre, quando ero ancora bambino. Poi ovviamente anche la “mia” Champions League del 2010. Sono un uomo molto fortunato. Il mio passato all’Inter, i successi della squadra, il mio lavoro, la mia famiglia”.