Moratti: “Toccante scambio di messaggi con Zhang. Conte come Mourinho, Hakimi ricorda Maicon”
L'ex presidente ha festeggiato il ritorno alla vittoria di uno scudetto dopo undici anniSTAGIONE
In che misura questo è lo scudetto di Conte?
“I suoi meriti sono enormi. Ci ha messo a lungo la faccia. E non era facile isolare la squadra da tutti i problemi societari. Una situazione per lui nuova, mentre la capacità di tenere tutti, anche chi gioca poco, sul pezzo già gliela si riconosceva”.
Rinnoverebbe il contratto?
“Con me le scadenze degli allenatori non erano così importanti… (ride, ndr). Però bisogna andare avanti con lui”.
In cosa Conte e Mourinho, ma anche questa rosa e quella del Triplete, sono simili?
“Fare questi paragoni è sempre difficile. Però anche questo gruppo mi sembrava in missione. I due allenatori sono super professionisti, con una passione viscerale per il calcio e per il loro lavoro”.
Crede che per Conte sia stata importante la notte del litigio con Andrea Agnelli, in Coppa Italia?
“Quella serata ha sancito la nascita del Conte anti-juventino. Che soddisfazione!”.
Quale è stata la gara della svolta?
“Il 3-0 nel derby di febbraio. Sentivo che se avessimo battuto il Milan, al tempo l’unico avversario credibile, poi non ci saremmo più voltati indietro”.
Conte invece ha indicato la vittoria sulla Juve.
“Importante pure quella, certo. Ma questa è una stagione strana per la Juventus. Che rischia di stare fuori dalla Champions. L’Atalanta finirà seconda, è la squadra che gioca meglio. Il Napoli mi sembra ancora la più in forma. Il Milan può farcela. Anche se la rosa bianconera sulla carta è la più forte. Solo che non sempre a mettere insieme campioni il risultato è garantito”.
A proposito di campioni, ci sarà un giocatore di oggi che le ricorda uno del Triplete.
“Hakimi come Maicon. Due armi improprie, bravi a difendere e imprevedibili e micidiali quando attaccano”.
Quali i giocatori decisivi?
“Quando Lukaku parte da metà campo palla al piede ti chiedi cosa succederà e il 90% delle volte succede quello che ti auguri! Poi Barella. Si vede che l’Inter gli è entrata sotto pelle, che dà sempre l’anima. Ma voglio citare anche Ranocchia, ragazzo d’oro che per la pazienza ha meritato lo scudetto più di tutti. Un simbolo, come Darmian e quelli che hanno giocato meno. Poi Eriksen, decisivo anche a Crotone. Lui ha messo la squadra nella condizione di giocare con più semplicità.Credevo che fosse una causa persa, invece Conte è stato bravo a fargli capire cosa serviva alla squadra. E bravo il danese ad adeguarsi”.