19 Maggio 2020

Moriero racconta la sua Inter: “Eravamo un gruppo fortissimo. Ronaldo? Mi ricordo ancora il capolavoro di Mosca”

L'ex nerazzurro si racconta in una diretta Instagram in compagnia di Ciccio Valenti

Nel luglio del 1997 scelse di sposare i colori dell’Inter invece che quelli del Milan, dal suo esordio contro il Brescia il 31 agosto, Francesco Moriero trascorse tre anni importantissimi della sua carriera con la maglia della Beneamata. In totale collezionò 56 presenze con 6 reti, il tutto condito anche dalla finale di Coppa Uefa vinta al Parco dei Principi nel 1998. In una diretta Instagram, “Checco” ha parlato e sfogliato il libro dei ricordi in compagnia di Ciccio Valenti, gran tifoso nerazzurro: “Quando giocavo godevo di più a far fare gol, io poi di reti ne facevo poche. L’esterno di oggi è completamente diverso dal passato, correvo moltissimo, facevo il tornante. “Mamma strada” ti insegna tante cose, ti faceva crescere prima rispetto ai ragazzi di oggi, per competere con i grandi dovevi essere sveglio. Volevo diventare calciatore per mamma e papà, per i loro sacrifici. Quando arrivai all’Inter volevo giocare, c’era capitan Zanetti però davanti a me. Con tanto impegno e lavoro durante il ritiro son riuscito a convincere il mister, mi son preso la fascia destra e il capitano si è spostato a sinistra, poi ha continuato a giocare li, facendo il mostro anche li”. 20 anni fa c’era il giocatore pensante: il modulo di base era 3-5-2, poi tutti sapevano cosa dover fare, la preparavamo noi la partita, la leggevamo noi in campo”.

La squadra del 1997/98: “Il primo giorno di ritiro al posto di fare discorsi sulla vittoria e sul fatto che siamo l’Inter, Simoni è entrato nello spogliatoio e ci ha detto: voi siete tutti uguali tranne uno, ovviamente ti lascio immaginare chi. Simoni è stato un allenatore che è riuscito a gestire uno spogliatoio pieno di campioni, da Zanetti a Ronaldo passando per Djorkaeff. Eravamo tutti amici, ancora oggi ci sentiamo spesso, Taribo West era il più matto, un pazzo scatenato però ci faceva divertire. L’aneddoto più divertente riguarda l’episodio della sua scomparsa, ci chiedevamo dove fosse finito Taribo, eravamo tutti preoccupati, quando è tornato gli abbiamo chiesto dove fosse stato e lui ci disse che si era sposato, nel suo paese ci sono due mesi di vacanza. Ronaldo? Aveva 20 anni, era giovanissimo. Con lui ho sempre avuto un bel rapporto, era maturo e con lui mi trovato bene, mi divertivo anche. In quello spogliatoio ognuno di noi era responsabile, la vera arma però era la disponibilità: tutti eravamo a piena disposizione per qualsiasi nostro compagno, questo aspetto lo abbiamo trasportato anche in campo”. 

La finale di Coppa Uefa vinta contro la Lazio a Parigi: “Era il mio primo trofeo, non sai quante lacrime. Quell’Inter ha vinto pochissimo nonostante fosse molto forte, abbiamo fatto in quell’anno due o tre rimonte clamorose, quella di Mosca è incredibile. Tutti speravamo che quella partita fosse rinviata, faceva freddissimo, il nostro riscaldamento è durato 5 minuti sul campo, poi abbiamo continuato negli spogliatoi. La partita era inizia malissimo, avevano già segnato ma Ronaldo prima di scendere in campo aveva detto a Simoni che avrebbe segnato una doppietta. Il secondo gol fu poesia, Zamorano gli diede una gran palla ma lui fece un gol incredibile. Era il più forte di tutti, indiscutibile”. 

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