Mourinho: “Inter casa mia, ma il mio futuro non è in Italia. Addio? Sapevo sarebbe andata così”
Lo Special One ai microfoni di Tiki TakaIntervistato in esclusiva ai microfoni di Tiki Taka, lo Special One José Mourinho ha raccontato la sua verità sull’addio dall’Inter deciso praticamente nella notte di Madrid, subito dopo la vittoria della Champions League. Il tecnico portoghese, da ormai 8 mesi ai box, ha intenzione di tornare presto ad allenare. Il suo futuro in panchina, però, difficilmente sarà in Italia, come ammesso dallo stesso Mourinho nel corso dell’intervista. Queste le sue parole:
MORATTI – “L’Inter è casa mia e Moratti resta sia il mio presidente che un amico. Quando dico lui, dico famiglia. Come se fosse la mia famiglia e sento la sua famiglia in modo speciale: lì tutti sono davvero speciali”.
TIFOSI NERAZZURRI – “Il mio lavoro consiste anche nel cercare questo tipo di empatia con la gente. Io mi butto con tutto me stesso. Arrivo in un club, prendo la maglia, la indosso e vivo con quella maglia. Creo empatia con la gente e antipatie con gli avversari, ma credo che questa empatia sia importante per creare un legame e un rapporto speciale con loro e dopo ovviamente, quando vinci e arrivano i titoli questa empatia si può trasformare in passione, che è quello che è stato”.
ANNO DEL TRIPLETE – “Ci sono partita fondamentali nella corsa allo scudetto, nella corsa Coppa Italia, nella corsa Champions. La vittoria a Kiev, ad esempio, è stata l’inizio di tutto. Dopo la mega sconfitta a Barcellona, la miglior sconfitta della mia vita. Dopo praticamente due settimane tra la finale di Coppa Italia, finale a Siena e finale di Madrid, sembrava quasi un film con ‘the perfect end’ per una storia che è stata fantastica per me”.
L’ADDIO – “Sapevo che sarebbe andata così. Il primo anno, dopo aver vinto lo scudetto che era una cosa quasi normale per l’Inter ho capito quella che è l’emozione di un popolo, quindi potevo solo immaginare, dopo aver provato quell’emozione dopo la semifinale contro il Barcellona, come sarebbe stata la città di Milano dopo Madrid. Tutti nel nostro gruppo, non solo i giocatori ma tutti, tutti, eravamo una grande famiglia: ho preferito andar via prima di tornare, perché ho capito che sarebbe stata una situazione difficile già nello spogliatoio, e ancora più difficile sull’autobus. Sapevo che se fossi tornato avrei detto per la terza volta no al Real Madrid, avevo in testa di vincere una Liga e una Premier League e non volevo perdere questa terza opportunità del Real”.
RITORNO IN ITALIA – “Non lavoro da sette, otto mesi e vediamo quello che succede, ma non credo sarà in Italia. È una sensazione, ma non credo che sarà in Italia il mio futuro.”
CASSANO – “Perché rido se ci penso? Rido perché mi piace, mi sono divertito con lui anche quando è stato mio avversario. Di solito ti diverti con i tuoi e non con gli avversari, però era un avversario di grande talento, gran fair play, è uno che fa divertire la gente e fa bene al calcio. Mi ricordo di Cassano, un talento che sarebbe potuto essere meglio di quello che è stato, però, io dico sempre: ‘Se ti sei divertito, non è importante che tu abbia fatto meglio di quanto potevi, conta che ti sia divertito”.
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