Come riportato dal quotidiano danese Extrabladet, l’ex Tottenham è tornato a dare calci a un pallone per la prima volta dal 12 giugno scorso, quando si accasciò durante Danimarca-Finlandia. Eriksen, il cui richiamo del calcio è troppo forte per rimanere sopito, ha ripreso ad allenarsi insieme ad un personal trainer sul campo dell’Odense, club della massima divisione Danese. A confermarlo lo stesso direttore sportivo del club, Michael Hemmingsen: “Siamo felici ed orgogliosi che Christian si tenga in forma sui nostri campi”. Per il momento il centrocampista si allena da solo, in una pista che praticamente confina con casa sua. Un primo passo per un percorso lungo e ancora tutto da scoprire. Ma, qualsiasi sia il futuro nel calcio, che sia all’Inter o altrove, bisogna soprattutto essere grati, prima ancora che della rinascita del campione, per la vita di un uomo e padre di famiglia.
MAROTTA CONTRO L’ABOLIZIONE DEL DECRETO CRESCITA – Giuseppe Marotta, ad dell’Inter, ha parlato all’ANSA della possibile abolizione del Decreto Crescita nella parte in cui consente le agevolazioni fiscali anche ai calciatori professionisti impatriati dall’estero, a opera di un emendamento alla legge di bilancio presentato dal senatore Tommaso Nannicini in commissione finanza: “Abolire il Decreto Crescita? Un emendamento specifico che penalizza solamente l’industria dello sport professionistico, oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo residuale nel Paese”, ha detto il dirigente.
“Il Decreto Crescita è una norma fondamentale a sostegno dello sviluppo economico del Paese che riguarda tutti i professionisti provenienti dall’estero – ha continuato Marotta – Soltanto l’industria calcio, rappresenta il tredicesimo comparto nazionale. Negli ultimi 13 anni ha versato oltre 14 miliardi di euro di tasse e impiega circa 7700 dipendenti. Il regime impatriati applicabile ai calciatori professionisti si inserisce in un contesto di agevolazioni ben più ampio e non si può parlare di un regime specifico”.
“Ogni giorno lavoriamo per far sì che il campionato italiano torni quanto meno a essere competitivo con le più importanti leghe europee che da tempo ci hanno surclassato in termini di attrattività e di ricavi – è il ragionamento del dirigente – L’eliminazione del regime previsto per i calciatori professionisti presenterebbe profili di incostituzionalità. I professionisti dello sport sarebbero l’unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime fiscale che agevola i rientri dall’estero”.
Infine, una conclusione anche in senso costruttivo: “Siamo perfettamente allineati sulla priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani che garantiranno il futuro del nostro sport. Si potrebbero mettere a punto misure per rivedere regime fiscale e renderlo applicabile solo a Serie A e B a un numero massimo di tesserati per club, ponendo per esempio quale condizione una soglia salariale minima al di sopra della quale applicare il regime”.
LE PAROLE DI ANTONELLO – Intervenuto sulle pagine odierne del Corriere della Sera, il CEO Corporate dell’Inter Alessandro Antonello, insieme al presidente del MilanScaroni, hanno risposto a delle domande sul nuovo stadio. Questo le parole dirigente nerazzurro: “Abbiamo accettato la riduzione delle volumetrie per manifestare la volontà di perseguire quello che è un obbiettivo importante non solo per i club ma anche perla città”.
Sulla ristrutturazione, Antonello ha aggiunto: “L’intervento sarebbe stato così invasivo che avrebbe reso irriconoscibile San Siro. L’elemento identitario che oggi si vuole mantenere andrebbe comunque perso”.
IL SOLITO IBRA, SPUTA NEL PIATTO DOVE HA MANGIATO – Ibrahimovic torna sul caso Calciopoli. E lo fa entrando in gamba tesa. Questa mattina La Stampa ha pubblicato alcune anticipazioni del libro – uscito oggi – di Zlatan Ibrahimovic “L’adrenalina”. L’attaccante svedese, come pubblicato dalla testata, ha detto la sua sugli Scudetti revocati: “Al Festival di Sanremo mi hanno scritto qualche appunto per il mio discorso. Ero così concentrato che non mi sono reso conto dell’errore. Mi hanno fatto dire che ho vinto undici scudetti e invece ne ho vinti tredici.
“Come hanno fatto gli altri ad accettarlo? Se squalifichi quello che ha vinto e dai a me la sua medaglia, io non la voglio. Anzi, mi offendi se me la dai. Se io vado in giro con quella medaglia al collo e dico «Ho vinto!», è indegno”.