L’ultima sessione di calciomercato ha sottolineato – se ce ne fosse stato bisogno – il gap enorme tra il calcio italiano e quello estero dei top 4-campionati. E quando diciamo enorme, intendiamo davvero gigantesco: ci sono i dati a confermarlo. Come riportato in mattina dal Corriere dello Sport, i ricavi da stadio danno un’idea ancora più chiara della potenza di fuoco di tante società all’estero.
Il quotidiano ha riportato i ricavi da stadio (in milioni di euro) nella stagione 2018-2019, prima del Covid. I numeri stendono un velo pietoso sulla debolezza economica delle società del Bel Paese:
Non avremmo voluto arrivare fino alla posizione numero 17 per trovare le prime tre italiane. La differenza di milioni di euro che vediamo in questa classifica si traduce, poi, in una discrepanza in campo. Gli adii di Lukaku, Hakimi, Ronaldo, Romero ecc. non devono quindi stupirci. Le società straniere possono offrire un ingaggio migliore in un contesto migliore, di benessere nettamente maggiore a quello italiano.
Al momento in Italia sono cinque (Juventus, Atalanta, Sassuolo, Udinese e Spezia). 5 su 20: una percentuale irrisoria rispetto al 75% della Premier League. In Bundesliga 11 società su 18 hanno uno stadio di proprietà. Anni luce dal calcio nostrano. La burocrazia italiana non potrà fermare la volontà delle società di essere al passo con il resto dell’Europa. Per il nuovo stadio di Inter e Milan si parla di investimenti da oltre 1 miliardo di euro da cui potrebbe beneficiarne lo stesso comune di Milano. Basti pensare, come riportato dal Corriere dello Sport, l’effetto dello Stadium bianconero a Torino dal punto di vista hotel, parcheggi, ristoranti ecc.
Il progetto de La Cattedrale da parte dello studio d’architettura Populous pare essere in vantaggio per il nuovo stadio. Il progetto non prevede soltanto uno stadio bensì garantirebbe nuova vita al quartiere di San Siro con un parco che donerebbe prestigio e valore al comune di Milano. Senza tenere in considerazione i possibili ricavi che aumenterebbero di 80 milioni di euro, arrivando così ai livelli delle big europee.
Insieme a questo progetto di acquisizione e costruzione di nuovi impianti, ci sentiamo di dire che c’è un altro elemento che deve cambiare. Gli stadi devono diventare luoghi di aggregazione per tifare tutti insieme la proprio squadra del cuore. Alcuni personaggi – come quelli di Firenze nei confronti di Koulibaly, Osimhen e Anguissa – non dovrebbero fare più parte di questo contesto.
Oltre alle offese più basse di questo mondo a un giocatore solo per il suo colore della pelle o per la provenienza, si tratta di persone controproducenti anche per la stessa reputazione della Serie A. Guardando le immagini dei cori di alcuni tifosi atalantini (anche se parlare di alcuni potrebbe essere riduttivo visto che il coro si sentiva distintamente in tutto lo stadio) nei confronti di Vlahovic, il pensiero che il centravanti della Fiorentina possa essere spinto a lasciare il calcio italiano anche per situazioni del genere è sinceramente naturale.
C’è tanto da costruire: stadi ma anche persone fuori dallo stadio. Partiamo con l’agire, come richiesto fortemente da Inter e Milan.
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