OCCHI SULL’AVVERSARIO – Il fattore Gotti e De Paul tornato a brillare: attenta Inter, quest’Udinese ha ritrovato stabilità e certezze
Tutto quello che c'è da sapere sul prossimo avversario dell'Inter in campionatoNel match di Coppa Italia di mercoledì sera l’Inter è riuscita a tornare alla vittoria battendo 2-1 la Fiorentina e guadagnando così l’accesso alle semifinali del torneo, offrendo una prestazione convincente in una partita che è stata anche l’occasione per i tifosi per vedere concretizzarsi l’attesissimo debutto di Eriksen con la sua nuova maglia. Ma ora per la squadra di Antonio Conte è di nuovo tempo di pensare al campionato: il pareggio di San Siro contro il Cagliari (il terzo di fila dopo Atalanta e Lecce) ha permesso in modo inatteso quanto insperato di accorciare le distanze con la Juventus, uscita sconfitta dal match contro il Napoli ed ora a soli tre punti di vantaggio, ed ora ai nerazzurri si chiede un ritorno alla vittoria che permetterebbe di scacciare definitivamente i fantasmi della solita crisi invernale e riprendere a pieno regime la corsa per lo scudetto.
Ad attendere i nerazzurri ci sarà la trasferta della Dacia Arena contro un’Udinese risollevatasi dopo la partenza disastrosa di inizio stagione. La squadra friulana infatti sotto la guida del suo nuovo tecnico, Luca Gotti, ha ritrovato solidità e stimoli, e anche alla luce delle recenti prestazioni dell’Inter in campionato potrebbe rivelarsi un avversario più insidioso ed ostico del previsto. Per ingannare l’attesa in vista del fischio d’inizio, fissato per le 20.45, ripercorriamo insieme i passi della squadra friulana nel corso di questa stagione.
UN INIZIO A RILENTO
Quella dell’Udinese, sin dal suo inizio, è sembrata destinata ad essere l’ennesima stagione di basso profilo dell’era Pozzo, ormai lontana dagli ottimi risultati raggiunti ad inizio decennio. In quegli anni la società friulana si era distinta per le sue grandi capacità di gestione in termini di scouting e player trading, che gli avevano permesso di scovare e poi rivendere talenti del calibro di Sanchez, Benatia e Handanovic, e per come riusciva ad equilibrare queste pratiche con la costruzione di rose solide e in grado di ottenere risultati importanti come le due qualificazioni ai preliminari di Champions League nelle stagioni 2011/2012 e 2012/2013. Il club si apprestava infatti a cominciare la stagione sotto la guida di Tudor, tornato ad allenare la squadra a fine marzo per portarla alla salvezza in un’annata travagliata che aveva visto succedersi sulla panchina Velazquez e Nicola prima di lui. Il mercato non aveva portato con sé giocatori in grado di alzare particolarmente il livello della rosa, e all’allenatore croato si chiedeva semplicemente una stagione tranquilla e una conferma della categoria senza troppi patemi d’animo.
La squadra tuttavia era riuscita a cominciare il campionato sull’onda dell’entusiasmo, vincendo di misura all’esordio contro un Milan impacciato e controllato con una certa facilita dall’undici bianconero. A questo exploit iniziale sono seguite però tre sconfitte di fila, mentre le giornate successive hanno fatto registrare risultati altalenanti con partite sempre piuttosto grigie e deludenti (conclusesi tutte, ad eccezione di uno 0-0, sul risultato di 1-0 a favore dell’una o dell’altra squadra). A quasi dieci giornate dall’inizio del campionato dunque a Tudor veniva richiesta una svolta, prima che la squadra potesse finire irrimediabilmente nella palude della zona retrocessione. I test in arrivo però non erano dei più semplici: il primo era in trasferta contro l’Atalanta, il secondo tra le mura amiche contro la Roma. Ed entrambi hanno un esito quasi catastrofico, con la trasferta di Bergamo che si risolve in una sconfitta per 7-1 e la gara contro i giallorossi con un altrettanto netto 0-4. In seguito a queste sconfitte la società ha dunque scelto di esonerare il tecnico croato, rivelando ancora una volta la fragilità di un progetto, il proprio, privo di idee e prospettive a lungo termine.
LA CURA GOTTI
Il primo di novembre l’Udinese ha annunciato dunque l’esonero di Tudor, ma il calendario non concedeva troppo tempo per fermarsi e riflettere sul futuro. Il ritorno in campionato era infatti previsto a soli due giorni distanza, quando la squadra sarebbe stata impegnata nel turno infrasettimanale contro il Genoa. La decisione della società è quindi quella di affidare temporaneamente la squadra a Luca Gotti, diventato in estate vice del tecnico croato dopo l’esperienza al Chelsea con Sarri e gli anni passati da fedelissimo di Donadoni tra Cagliari, Parma e Bologna.
La partita si conclude con una convincente vittoria per 3-1 dell’Udinese, ma la provvisorietà della situazione viene ribadita dallo stesso allenatore nel post-partita ai microfoni di Sky, dove, a chi gli chiede se ci siano possibilità che ricopra quel ruolo almeno fino a fine stagione, risponde così: “No, non voglio fare il primo allenatore, non mi interessa. La fama e i soldi non sono una mia priorità”. La singolarità delle sue uscite basta a trasformarlo in un piccolo caso mediatico, quello del professionista che, in un mondo del calcio pieno di allenatori pronti a fare di tutto per avere una panchina, rifiuta le luci della ribalta e cova il desiderio di tornare alla tranquillità del lavoro nelle retrovie.
La dirigenza del club tuttavia si dichiara decisa a proseguire con lui e nelle partite successive, a prescindere dai risultati talvolta altalenanti, la squadra torna a convincere in termini di prestazioni, ordine tattico e motivazione. Nelle giornate di campionato a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo poi Gotti ottiene tre vittorie consecutive, una serie positiva che permette alla squadra di allontanarsi sensibilmente dalla zona retrocessione e che dà conferma alla società della bontà della sua posizione. Tirando quindi le somme, nel corso dei suoi ormai quasi tre mesi alla guida del club il tecnico veneto è riuscito a dimostrare di poter prendere in mano una squadra sbandata e in preda all’incertezza riportando ordine, organizzazione ed unità di intenti, tirandola fuori dalla crisi in un momento in cui un esito diverso avrebbe potuto compromettere definitivamente la stagione. Ora inoltre, dopo i rifiuti iniziali, si è dichiarato aperto alla possibilità di proseguire fino alla fine e, a quel punto, vedere come saranno andate le cose per tirare le somme sul proprio futuro professionale.
CHE AVVERSARIO DOBBIAMO ASPETTARCI
Nonostante le sconfitte rimediate nelle ultime due partite di campionato contro Parma (2-0) e Milan (3-2), l’Udinese ha comunque dimostrato di essere una squadra in fiducia e dotata di un’organizzazione efficiente e consolidata. Contro un avversario di per sé stimolante per qualsiasi squadra come l’Inter, la striscia negativa rappresenterà un’ulteriore motivazione per regalare al pubblico di casa una buona prestazione e magari ottenere un risultato importante ribaltando i pronostici di tutti.
Con ogni probabilità Gotti confermerà la strada percorsa fin’ora e contrapporrà all’undici nerazzurro una squadra schierata a specchio, con quel 3-5-2 che fino ad ora si è dimostrato il modulo più affidabile e adatto alla rosa a disposizione. Ci aspettiamo quindi una partita in cui avranno un peso importante gli scontri individuali lungo tutte le zone di campo, con i friulani obbligati a dare qualcosa in più sul piano dell’intensità e della cattiveria agonistica per colmare il netto gap tecnico presente con buona parte dell’undici nerazzurro.
Presumibilmente, la partita che imposterà il tecnico veneto sarà per la maggior parte difensiva: contro il Lecce l’Inter ha dimostrato di faticare contro le squadre in grado di difendere per grosse porzioni di partita con tutto l’effettivo dietro la linea del pallone, creando densità e coprendo tutte le possibili linee di passaggio per obbligare i nerazzurri ad un possesso sterile e orizzontale. In questo senso il pericolo maggiore per gli uomini di Conte dipenderà dalla qualità delle ripartenze dei padroni di casa, che proveranno a sfruttare al meglio le doti in campo aperto dei propri esterni (Sema e Stryger Larsen), quelle di protezione del pallone e di scarico del riferimento offensivo più avanzato (Okaka) e quelle in fase di verticalizzazione e creazione di gioco di De Paul, l’unico vero talento cristallino della squadra.
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