Oriali: “Appiano è casa mia, con Conte mi diverto. Futuro? Sono preoccupato, non c’è un programma definito”
L'ex centrocampista nerazzurro è un uomo di riferimento dentro lo spogliatoioTornato ad Appiano Gentile nell’estate del 2019, vale a dire quella dello sbarco di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter, Lele Oriali sta sicuramente alla base dell’ultimo biennio di grande crescita del club nerazzurro. Nel ruolo di first team technical manager, come lui stesso ama definirsi è una sorta di dirigente che rappresenta la società ad Appiano Gentile, con l’obiettivo di trasmettere quel senso di appartenenza ai colori nerazzurri che da sempre gli scorre nelle vene. Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ecco la bella intervista rilasciata stamattina da Oriali:
Oriali, è tornato all’Inter e l’Inter è tornata a vincere…
“Inizio a credere anche io che non sia un caso. Quattro anni fa ero stato vicino al ritorno, ne parlai con Ausilio, ma non se ne fece nulla”.
Fino alla fine del 2018, quando la chiamò Marotta.
“E io fui chiaro dall’inizio. Ho preteso la gestione completa della parte sportiva in Pinetina. Se necessario, avrei riferito solo a Zhang e allo stesso Marotta”.
Dall’esterno si può pensare che lei sia solo quello che frena Conte quando sbrocca…
“Non faccio parte del gruppo squadra, sono il dirigente che rappresenta la società ad Appiano. Mi occupo dei codici di comportamento, trasmetto il senso di appartenenza, parlo con i giocatori. La Pinetina ormai è casa mia. Nei rari momenti liberi raccolgo le idee passeggiando nei boschi qui intorno. Se non ci sono i giocatori mi alleno con Antonio. Anche lui si diverte con lo spinning”.
Come e quando è nato il suo rapporto con Conte?
“Nell’estate del 2014 mi chiama Tavecchio, mi dice che ha scelto Conte come c.t. e mi chiede se voglio fare il team manager della Nazionale. Gli rispondo che forse bisogna prima chiedere il parere di Conte, con cui non avevo mai parlato in vita mia. Ci incontriamo a Milano e in 5’ capiamo che vediamo le cose allo stesso modo. Siamo uomini di fatica. La nostra carriera si è basata su sudore e sacrificio. Lui ha una preparazione tecnico-tattica incredibile. Senza pubblico, anche dalla tv si è sentito e capito che l’Inter è super organizzata. Un’orchestra che Antonio dirige alla perfezione. Valorizzando tutti”.
Diamo dei meriti anche ai suoi collaboratori?
“Hanno fatto un lavoro incredibile. Ma ho sempre pensato che la grandezza di un allenatore sia legata anche alla capacità di circondarsi delle persone giuste. Un merito che riconosco anche a Marotta come dirigente”.
Com’è il Conte privato?
“Certe cose restano tra me e lui. Quando smetterò, racconterò in un’autobiografia tutti i segreti degli allenatori con cui ho lavorato”.
Ride di nuovo…
“E faccio un in bocca al lupo a Mou per l’avventura alla Roma”.
Si è chiesto come mai tutti questi allenatori hanno preteso di averla al fianco?
“Perché dico le cose in faccia e da quella stanza non esce nulla. Così si crea un rapporto di fiducia. Quando Mancini era al City mi ha detto di andarlo a trovare e mi sono trasferito a Manchester 5 mesi. A 60 anni andavo al college a studiare l’inglese. Mi viene da ridere”.
Con Conte avete mai litigato?
“Le definirei discussioni di lavoro. Anche perché non sono un signorsì, altrimenti non porterei nulla alla causa”.
Come avete trasformato la lite Conte-Lautaro in una grigliata con ring goliardico?
“A fine partita era già tutto risolto, Lautaro ha chiesto scusa a mister e compagni. L’idea del ring è venuta a Lukaku e Ranocchia. La conferma che questo gruppo è sano ed unito: è stato costruito qualcosa di importante che può durare nel tempo”.
Quanto è preoccupato per la prossima stagione?
“Sono preoccupato perché non c’è ancora un programma definito. Date e sede del ritiro, non ci è stato comunicato nulla”.
Conte resterà?
“Tutti dobbiamo prima capire i piani della proprietà”.
Quanto è stato pesante lavorare in questi mesi particolari?
“Non è stato un anno facile per nessuno. Specialmente per noi. Ma siamo riusciti a cementarci. Sapesse quante notti insonni, io e Antonio ad Appiano…”.
Anche a voi hanno chiesto di rinunciare a due mensilità?
“Quando il presidente ha parlato alla squadra, io e Conte non c’eravamo…”.
Anche per i tifosi non è stata una stagione facile.
“Questo scudetto è per loro. Sono da anni i più assidui allo stadio. Ma li abbiamo comunque sentiti sempre vicini”.
Il momento più bello e il più brutto della stagione?
“Ne abbiamo vissuti tanti, ma sempre convinti che la strada fosse quella giusta. Io e Conte siamo venuti all’Inter per riportarla al vertice. Ci è stato chiesto di vincere in tre anni. Al primo ci siamo andati vicini, al secondo ci siamo riusciti”.
Quando ha capito che era fatta per lo scudetto?
“Con la certezza aritmetica. Io e Conte siamo dei martelli, pensiamo sempre a quello che succede dopo, non a quello che è stato fatto. E i giocatori hanno assimilato questa mentalità”.
Chi è stato il giocatore più facile e il più difficile da gestire?
“Certe cose restano nello spogliatoio. Ma posso dirle che, a differenza di chi mi ha preceduto, non ho fatto firmare ai giocatori alcun regolamento interno. Volevo fare gruppo responsabilizzandoli, tanto che non ricordo casi da riferire alla società. Giusto di recente con un paio di giocatori ho dovuto gestire le cose dopo il nodo stipendi”.
Nell’estate del 2019, appena arrivato, si è trovato la patata bollente Icardi.
“Abbiamo gestito anche quella. Credo che sia stato fondamentale il discorso che ho fatto a tutti, staff tecnico, medico, magazzinieri e squadra, prima del ritiro di Lugano. Lì hanno capito che ogni dubbio, fastidio o problema doveva passare da me”.
Quella che non cambia è la rivalità con la Juve…
“Ma la rivalità sportiva è giusto che non finisca mai”.
A febbraio, in Coppa Italia contro la Juve, però ha dovuto alzare la voce.
“Se qualcuno offende i miei fuori dal campo, intervengo”.
Cosa ci dice di Calvarese?
“Mi spiace perché sta finendo una buona carriera e tutti si ricorderanno di questa direzione infelice. Però è anche vero che a volte noi dirigenti non aiutiamo gli arbitri”.
Ora sotto con l’Europeo.
“Mancini ha fatto un ottimo lavoro. Giusto avere entusiasmo, anche se ci sono rivali fortissime”.