26 Febbraio 2014

Oriali parla dell’ultimo ciclo vincente nerazzurro: “Ecco perché eravamo così forti”

Oriali Inter, l’ex dirigente ripercorre i grandi successi recenti dei nerazzurri.

Che siano i tifosi nerazzurri o i fan del cantante emiliano Luciano Ligabue( che a lui ha dedicato la sua “Una vita da mediano”), Gabriele Oriali rimarrà sempre nel cuore di parecchie persone. Il mondo Inter lo ricorda, oltre che per il suo passato da calciatore, perché è stato protagonista nei recenti anni d’oro del club: dai record di Mancini al Triplete di Mourinho. Proprio su questo periodo di grandi successi si è concentrata l’intervista di Lele alla Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole suddivise in base alle diverse tematiche:

MANCINI – “Ciò che più mi colpì di Mancio fu la competenza. L’Inter deve ringraziare lui se sono arrivati calciatori come Maicon, Cambiasso, Julio Cesar e Stankovic in quanto è stato proprio lui a suggerirli al presidente. Si prese tutta la responsabilità e garantì che quei giocatori, acquistati comunque a cifre normali, avrebbero fatto la storia del club. Roberto è un allenatore- presidente; è uno che mette un mattoncino al giorno, e lo sta facendo anche adesso nel Galatasaray. Ha ragione a sostenere che il Triplete di Mou sia figlio anche del suo lavoro“.

L’EMBLEMA DELLA GESTIONE MANCINI – Oriali racconta splendidamente il lavoro svolto da Mancini prima e durante Parma-Inter, partita che poi consegnò di fatto ai nerazzurri lo scudetto: “Era l’ultima partita di campionato e la lotta per il titolo era ancora aperta. Roberto lavorò duro tutta la settimana per recuperare Ibrahimovic, reduce da un infortunio. Trascorse tutto il suo tempo ad incoraggiarlo fino a che, a partita in corso, alla sua decisione di mandarlo in campo Ibra rispose guardandolo fisso negli occhi: “Ok, Mister. Mi hai convinto. Ora entro e segno un paio di goal”. E’ come se la doppietta dello svedese sia stata caratterizzata da due assist di Mancini“.

MOURINHO – José crea il suo fortino. Chi è dentro è coinvolto al 110%. Nella finale contro il Bayern ero sicuro che avremmo vinto perché loro in campo erano in undici, noi in trenta. Insieme a Sneijder, Zanetti e compagni c’erano anche le riserve, i componenti dello staff tecnico, i medici, i massaggiatori. E’ questo il suo punto di forza – poi parla dell’uomo – Mou sembra un uomo di ghiaccio, ma non lo è. L’ho visto piangere dopo la vittoria in Champions; non riusci a trattenere le lacrime davanti al pullman, prima dell’appuntamento con il Real Madrid. Lui ha le sue debolezze, ma preferisce nasconderle”.

TRIPLETE – Il nostro Lele ha avuto la fortuna di diventare, oltre che collega, anche un amico dello Special One. Questi sono alcuni aneddoti da lui raccontati riguardanti la stagione 2009-2010: “Già un mese prima mi disse “Lele, noi faremo la storia”, ne era sicuro e convinceva tutti. La sua frase ricorrente era: ?Andiamo in cima al mondo. L’ultima volta che l’Inter aveva vinto la Coppa dei Campioni c’era ancora la televisione in bianco e nero”. E tutto andò proprio come lui aveva pronosticato”.