Panucci: “L’Inter può dare fastidio alla Juventus. D’Ambrosio? Se ne parla sempre troppo poco”
Parola al doppio ex della sfida di domani sera con la RomaIn molti lo ricordano ovviamente come un calciatore molto legato alla Roma per via delle diverse stagioni giocate in maglia giallorossa, ma in realtà Christian Panucci è un doppio ex dell’anticipo di domani sera dal momento che anche nell’Inter ha disputato una stagione nel 1999/2000. L’ex difensore centrale, intervistato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha parlato di alcuni duelli individuali che potrebbero fare la differenza. A partire dai due allenatori:
Panucci, i numeri dicono che Inter e Roma hanno seconda e quinta difesa della Serie A: stanno lì i 9 punti di differenza in classifica?
“No, stanno nella partenza in campionato e nella continuità. Anche Conte ha avuto qualche problema di tenuta dietro, diciamo che l’ha assorbito meglio. Ora mi pare che pure Fonseca sia a buon punto”.
A parte una breve eccezione – riuscita male-contro l’Atalanta, senza mai discostarsi dalla difesa a quattro.
“Che poi, come sappiamo, è una ‘tre e mezzo’, perché Kolarov è un terzino molto atipico. Si è detto che la svolta è arrivata quando Fonseca ha bloccato il laterale destro, secondo me in realtà è stato bravo a cambiare altro: i tempi di uscita della squadra quando va in pressing, una certa tendenza a forzare la giocata. La differenza oggi la fa il lavoro dei quattro davanti, il fatto che Veretout non è più solo a fare un certo lavoro”.
Però un laterale destro com’era lei, Fonseca non lo ha ancora trovato. Di sicuro non ha trovato un titolare.
“Perché dice che lo sceglie in base al tipo di partita, no? Per me Florenzi resta una garanzia, Santon contro il Verona non ha fatto male e Spinazzola può fare tutto: però deve stare bene”.
Il problema che ha avuto anche Conte con D’Ambrosio: è un centrale o un esterno di centrocampo, per lei?
“Dico come Fonseca: dipende dalle partite. Lui può fare tutte due le cose, ed è la fortuna di Conte: di D’Ambrosio si è sempre parlato troppo poco”.
A ben vedere, ed è un complimento, l’Inter difende a cinque, più che a tre: perché ne ha la forza.
“È un po’ più difficile quando gioca Candreva, ma è proprio guardando lui che si ha più chiara la sensazione che dà l’Inter: è un blocco unico, dalle punte ai tre centrali, a creare la fase difensiva. Si vede che Conte ha rimotivato Candreva in tutto, anche nella volontà di sacrificarsi per partecipare ad entrambe le fasi”.
Dunque non era lui il problema di Godin, in difficoltà sul centro destra?
“Godin ha avuto problemi perché ha affrontato una preparazione dura e perché era abituato a giocare a quattro: non era facile, per uno con il suo fisico, scalare sugli esterni. Gli serviva tempo, il resto lo sta facendo grazie alla sua grande intelligenza tattica”.
Ne ha più lui o De Vrji?
“De Vrji ha sempre avuto qualità nell’impostazione. Ma, facciamo attenzione: se fa così bene è anche perché gioca vicino a due come Godin e Skriniar”.
Tornando in casa Roma, fa bene anche giocare vicino a Smalling?
“Io non capisco chi si meraviglia della continuità che ha trovato: signori, giocava nel Manchester United… ‘Quando ha campo dietro fa fatica’, dicevano tutti. Lui ha detto che sono l’intelligenza e l’esperienza a spiegarti quando è ora di anticipare e quando di scappare dietro. La Roma guarda molto avanti, ma ora è più compatta: sempre in avanti, ma è difficile che lasci giocare una palla facile”.
Mancini è un difensore o un centrocampista?
“Un difensore. Ma giocare più avanti gli ha fatto prendere sicurezza, ora si fida più dei suoi piedi. Fonseca è stato intelligente, anche se non ha inventato nulla: è molto più facile per un difensore andare a fare il centrocampista che viceversa”.
Più facile giocare avendo alle spalle Handanovic o Pau Lopez?
“Pau non è ancora al livello di Handanovic, però ha fatto vedere di avere personalità e sa giocare con i piedi. Handanovic lo vedo più continuo del solito: adesso gli arrivano massimo due-tre tiri in porta, e lui magari fa due-tre miracoli. Questa è la grandezza di un portiere”.
Lei che all’Inter ha avuto Marcello Lippi che arrivava dalla Juventus, qual è la grandezza di Antonio Conte, un tempo odiato e oggi osannato dalla curva dell’Inter, nonostante il suo passato bianconero?
“È molto semplice: Conte si è sempre definito un professionista disposto a lavorare a qualsiasi progetto e sta rispettando l’Inter con grande professionalità. È ora di crescere: perché chi ha allenato la Juventus non può allenare l’Inter? Lippi non ebbe problemi per questo, ma perché quella non era un’Inter da scudetto, punto”.
E questa invece sì?
“Questa sicuramente può dare più fastidio e stare più attaccata alla cima della classifica. Fino alla fine”.
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