PARTITE STORICHE: Inter-Independiente 3-0 1965/66
Il 27 maggio del 1965 l’Inter di Helenio Herrera vince a San Siro la sua seconda finale di Coppa dei Campioni: una conferma, una piacevole conferma per l’Italia del pallone, visto che i nerazzurri avevano trionfato due volte in due anni battendo in finale le due squadre più forti dell’epoca. Nel 1964 era toccato infatti al Real Madrid, capitanato da Alfredo Di Stefano, inchinarsi ai nerazzurri, mentre l’anno successivo Eusebio e il Benfica avevano dovuto arrendersi in una partita tesissima (la analizzeremo fra due settimane) contro Picchi e compagni. L’Inter dunque fa il bis e questo significa anche tornare a giocarsi la possibilità di diventare campioni del mondo. C’è da battere nuovamente gli argentini dell’Independiente, in una doppia sfida settembrina, prima a Milano, poi ad Avellaneda. Si gioca l’8 settembre in Italia, il giorno in cui, per gli storici, 22 anni prima c’era stato l’armistizio di Cassibile, e il 15 in Argentina: due sfide di fuoco.
LE SQUADRE – Come abbiamo già detto più volte, quella guidata da Helenio Herrera non è stata una normale grande squadra. Grande lo era non solo per le importanti vittorie ottenute, perché anche Real Madrid e Benfica avevano stravinto nei dieci anni precedenti. Ma ciò che caratterizzava quella squadra e che stupiva di più gli intenditori era il misto di classicismo calcistico e di modernità che la esulava rispetto alle altre compagini del tempo. La Grande Inter fu la prima squadra italiana a dare rilievo alla rifinitura in vista della gara, alla preparazione fisica asfissiante, ai ritiri, alla difesa estrema della propria area di rigore, alla ripartenza fulminea. Tutto questo non poteva che aver ragione d’esistere se non grazie a un gruppo di giocatori che, in un calcio dominato dai fuoriclasse di quel tempo (i vari Di Stefano, Puskas, Rivera, Eusebio, Sivori, Angelillo) di campioni ne annoverava qualcuno, ma che pensava innanzitutto da squadra. E ci piace scrivere, o meglio, urlare a gran voce, che gran parte del merito di quelle vittorie e di quei cambiamenti fu del mago Herrera, un vate, secondo alcuni l’inventore del calcio moderno. L’Independiente, dal canto suo, era riuscito a vincere le edizioni del 1964 e del 1965 della Copa Libertadores, l’equivalente della Coppa dei Campioni in Sud America. La formazione, guidata dalla volpe Manuel Giudice, non era irresistibile, ma in patria viveva anni importanti, con due campionati vinti nel 1960 e nel 1963 e ottimi piazzamenti a fine stagione. Curiosità per il modulo utilizzato: addirittura un 2-3-5, lo schema con cui il calcio era nato in Argentina, in cui spiccavano Savoy e Rodriguez.
LA STORIA – L’anno precedente la partita d’andata si giocò in Argentina, dove i padroni di casa si imposero per 1-0. Il ritorno vide vincitori i nerazzurri per 2-0, ma all’epoca il numero dei gol segnati non era un criterio discriminante: a valere era il numero di vittorie. Così si rese necessaria una “bella“, che ebbe luogo a Madrid, e che termino ai tempi supplementari col gol di Corso. Questa volta per i nerazzurri quello di battere gli uomini in maglia rossa sarà un compito molto più arduo, non tanto per la reale forza degli argentini (che in quel momento si trovavano a fondo classifica nel loro campionato), quanto per le solite proibitive condizioni ambientali in cui Mazzola e compagni avrebbero giocato la partita di ritorno. Si sa, giocare in Sud America, se non si è abituati, è il delirio più assoluto, perché i tifosi locali sono così caldi da riuscire ad annullare anche le più evidenti lacune tecnico-tattiche dei loro beniamini e di inferocirli anche contro un avversario più forte. E’ quello che succederà anche all’Inter allo Stadio Independiente di Avellaneda.
ANDATA – Il primo incontro, a San Siro, è di quelli che non ti aspetti, non tanto per come finisce, quanto per come viene interpretato dall’armata nerazzurra. Herrera schiera la miglior formazione possibile, con Sarti in porta (che cerca vendetta dopo aver regalato la partita d’andata con un errore l’anno precedente), Burgnich e Facchetti terzini, Picchi libero e Guarner stopper, Bedin mediano, Suarez tutto fare, Jair e Mazzola spostati sulle corsie laterali, e Corso a rifinire dietro l’unica punta Peirò. Si è spesso accusato Herrera di essere uno spudorato contropiedista, e questo è un dato di fatto non tanto lontano dalla realtà poi. Ma quell’8 settembre è Giudice a schierare una squadra chiusa a catenaccio, nella speranza di mettere in difficoltà avversari maestri del contropiede. Il piano non è malvagio, ma, per sfortuna dell’allenatore ospite, dopo tre minuti Peirò viene assistito da Suarez e batte Santoro con un perfetto rasoterra di sinistro. Chi si aspetta, ora, un’Inter più rinunciataria per sferrare poi il contrattacco letale rimane sorpreso: la squadra di Herrera insiste, smentendo tutti gli intenditori. Al contrario delle elaborate manovre in orizzontale degli argentini, i due fuoriclasse nerazzurri, Suarez e Corso, operano in velocità e in verticale, creando occasioni da gol per gli attaccanti a getto continuo. Così, al minuto 22 Mazzola firma il raddoppio con un destro ravvicinato e nella ripresa mette a segno il tris con una fantastica rovesciata a pochi metri dal portiere.
RITORNO – Il ritorno, come ci si poteva immaginare, non è una partita di calcio. La comitiva nerazzurra a Buenos Aires è oggetto di attenzioni poco amichevoli: prima del fischio d’inizio prende il via una sassaiola che procura contusioni a Herrera, Peirò e Suarez. I giocatori argentini non sono da meno, mettendo subito la contesa sul piano intimidatorio, mentre Sarti subisce lanci di oggetti, tra cui parecchie biglie di vetro. Questa volta, però, a farsi valere è un arbitro coraggioso, peruviano ma di origini giapponesi, Yamasaki, che interviene con energia per mantenere per quanto possibile l’incontro sotto controllo. L’Independiente non sfrutta le occasioni che gli capitano, Sarti compie un miracolo al 42′ della ripresa, mantenendo così lo 0-0. L’Inter di H.H. resiste a tutto e pareggia in Argentina: la Coppa Intercontinentale rimane a Milano.
INTER-INDEPENDIENTE 3-0 (2-0) MARCATORI: 3? Peirò, 22′ Mazzola, 59? Mazzola INTER (4-4-2): Sarti; Burgnich, Facchetti, Guarneri, Picchi; Bedin, Jair, Suarez, Mazzola; Peirò, Corso; Allenatore: Helenio Herrera. INDEPENDIENTE (2-3-5): Santoro; Navarro, Acuña; Acevedo, Guzmán, Ferreiro; Bernao, de la Mata, Avallay, Rodríguez, Savoy; Allenatore: Manuel Giudice. ARBITRO: Rudolf Kreitlen (Germania)
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