Benjamin Pavard è stato protagonista di una lunga intervista concessa a la Repubblica, nel corso della quale ha parlato a lungo di questo suo primo anno all’Inter e della sua forte volonta di vestire i colori nerazzurri la scorsa estate.
Queste le sue parole:
CARTELLO – “Cartello con il mio nome nelal mia città? Mi fa piacere. I miei ci passano davanti ogni giorno tornando dal lavoro e ne sono fieri. Quel cartello è una ricompensa. Vengono ripagati dei sacrifici che hanno fatto per me. Ho lasciato casa a dieci anni per giocare a calcio. Sono figlio unico, è stata dura per loro. E sono la mia ispirazione. Papà per la forza mentale, mamma per la calma”.
PLAYSTATION – “Perché da piccolo sceglievo l’Inter alla PlayStation? Era davvero forte. Mi ricordo i tiri di Adriano”.
GRUPPO – “Io e Sommer i più belli? Diciamo che ognuno ha il suo fascino. Scherzi a parte, all’Inter tutti insieme siamo un bel gruppo, quello sì”.
COVID – “Fragilità durante il Covid? Non è stato facile. Ho deciso di esternare quello che sentivo in quel periodo come segno di vicinanza alle tante persone che potevano rivedersi in me. È un fatto di condivisione”.
FESTEGGIAMENTI – “A Stoccarda sì, per la promozione in Bundesliga. Uno spettacolo. Al Bayern Monaco si festeggia meno. Poi c’è il Mondiale con la Francia, che è stato incredibile. Ma il pullman a Parigi viaggiava più spedito, non ci abbiamo messo otto ore come a Milano”.
DERBY – “Se mi sono sentito con Giroud Theo e Maignan? Prima della partita col Milan li avevo stuzzicati, dicendo loro che saremmo diventati campioni proprio contro di loro. Siamo amici, ma il derby è il derby e non si fanno sconti. In campo con Theo ci siamo affrontati, scontrati, anche spinti”.
ADDIO AL BAYERN – “Avevo vinto tutto. A 27 anni era arrivato il momento di cambiare. Cercavo una nuova avventura, dopo sette stagioni in Germania. Volevo conoscere l’Italia e vivere la passione della Serie A. Poi c’è la tattica. A Monaco giocavo terzino, qui sono centrale, il ruolo che preferisco”.
RUOLO – “Inzaghi ci lascia molta libertà ed è bellissimo. Avevo già giocato in difese a tre, ma si trattava soprattutto di coprire. Qui è un continuo dai e vai. Possiamo salire, creare spazio, dialogare con il regista”.
PRIMO GOL – “Primo gol contro chi? Nel derby, ovviamente. Ma sarebbe bello anche contro la Juve”.
BENJI L’INTERISTA – “L’idea mi è venuta in aereo, venendo a Milano, chiacchierando con un amico. Avevo forzato per lasciare Monaco. Volevo solo l’Inter, che mi seguivada tempo. Mi sentivo già interista”.
LAUTARO – “Una super persona, un vero leader e un grandissimo giocatore. Rinnovo? Spero rimanga con noi a lungo”.
SEGRETO DI INZAGHI – “L’attenzione ai dettagli. Non sottovaluta niente. E la sua mentalità è condivisa da tutti alla Pinetina. Per questo stiamo così bene insieme. Tiene tantissimo a ogni particolare. Lo si capisce da come si agita in panchina. All’inizio lo guardavo con stupore, non avevo mai visto niente del genere. Poi ho capito. Anche dopo la vittoria dello scudetto, ci ha detto che è importante vincere le gare che restano”,
OBIETTIVI – “Non ci poniamo limiti. Dobbiamo restare campioni d’Italia, pur sapendo che è molto difficile ripetersi. In Italia negli ultimi anni il vincitore del campionato è cambiato spesso. Ma siamo sulla buona strada. E abbiamo tifosi fantastici, a San Siro e in trasferta“.
SCIVOLATA SU LEAO – “Esultanza dopo un tackle su Leao? Preferisco fare una bella scivolata che un gol. Per un difensore, un tackle può valere quanto una rete. E quello era il caso”.
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