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GdS – Pellegrini: “Barella un piccolo Matthäus. Scudetto? Finisce come nell’89”

“Mi chiama per sapere di Inter-Napoli? Stia tranquillo, l’Inter farà una grande partita e la porterà a casa. Di più: vincerà anche questo scudetto”. Esordisce così Ernesto Pellegrini, storico ex patron nerazzurro dal 1984 al 1995, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Il presidente è stato intervistato in vista della sfida scudetto tra Inter e Napoli. Duelli che ricordano i tempi della sua Inter. Ma Pellegrini ha avuto modo di conoscere anche questa nuova Inter:

Ernesto Pellegrini e Erick Thohir, Getty Images

“Le racconto questo. Lo sa che da quando ho venduto la società, nel 1995, non ho mai più messo piede alla Pinetina? Un fatto di orgoglio, di cuore, mi faceva star male l’idea. Pochi giorni fa mi chiama al telefono il mio amico Marotta. E mi fa: “Vieni su, ti aspettiamo”. Sono andato. È cambiato tutto, ho visto l’albergo, i campi. Ma una parte del centro è rimasta la stessa, quella dalla quale solitamente entravo io. Mi sono emozionato. Ho pranzato con Beppe, con Antonello, con il professor Volpi. E ho conosciuto Inzaghi: è una grande persona, oltre che un bravissimo allenatore”.

Con un compito mica semplice, peraltro.

“Arriva dopo Conte, basta questo per indicare il grado di difficoltà. Sta guidando il gruppo al meglio, la squadra ha ancora fame di vittoria ed è la cosa più importante. Merita attenzione, come tecnico. Certo, il Milan e il Napoli mi preoccupano perché vanno fortissimo. Ma le ho già detto come la penso, l’Inter farà grandi cose”.

A giocarsi lo scudetto sono Milan, Napoli e Inter. Le ricorda qualcosa?

“Eh, dice bene. Accadeva lo stesso alla mia squadra, ai miei tempi. E questo Inter-Napoli mi fa tornare alla mente quello del 1989, quella punizione di Matthäus che ci diede lo scudetto. Perdevamo 1-0, ma ero tranquillo: Lothar prima della partita mi aveva detto “presidente, vinciamo”. E sì, quando lui diceva che si vinceva, poi effettivamente andava così. Ho un solo rimpianto: avremmo meritato di vincere di più, rispetto a quanto fatto”.

E che cosa non andò?

“Partite… sfortunate, usiamo questo termine. Furono in realtà condotte male da due arbitri, nel 1990-91, quando il titolo andò alla Sampdoria. Mi riferisco alla famosa gara con la Fiorentina, pure Zeffirelli mi telefonò per dirmi che mi stavano rubando lo scudetto. E poi lo scontro diretto: purtroppo non c’era la Var, il gol annullato a Klinsmann sullo 0-0 fu un… capolavoro, anche Pagliuca (allora portiere della Samp, ndr) lo ha ammesso a distanza di anni. Siamo stati una delle squadre più forti del Dopoguerra”.

Ha mai provato a prendere Maradona?

“No, perché ero innamorato pazzo dei tedeschi. E nel 1984, quando lui sbarcò a Napoli, io ero già soddisfatto di aver preso Brady e Rummenigge“.

“Dopo Kalle, ecco Matthäus, Brehme, Klinsmann. E poi Sammer, che vinse il Pallone d’Oro e qui qualcuno mi consigliò di venderlo… Ah, pure Bierhoff portai in Italia, poi il mio 50% sparì dopo il prestito all’Ascoli. Mi piaceva, l’avevo visto in Austria, mi ricordava Serena“.

Edin Dzeko (@Getty Images )

Le piace anche Dzeko?

“Lo accosto a Serena, piedi e testa importanti allo stesso modo. E Aldo fu decisivo per noi, quindi… Però nel mio cuore c’è Barella. È un piccolo Matthäus, un “tedesco di Cagliari”, in fondo i sardi sono testardi allo stesso modo. E lui mi sembra avere quella forza di volontà, quella capacità, quella mentalità che aveva Lothar. Le anticipo la risposta: sì, ce lo vedo proprio come futuro capitano”. 

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Alessio Murgida