Pepe Herrera: “Godin contentissimo di aver scelto l’Inter. Adora il calcio italiano, può rimanere per lo scudetto”
L'ex centrocampista del Cagliari è il suocero dell'uruguaiano nerazzurroParola di suocero: Diego in Italia si trova bene e non ha intenzione di andar via. Una dichiarazione, quella rilasciata da Pepe Herrera nell’intervista andata in edicola questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, che potrebbe modificare gli scenari di mercato sin qui disegnati per la difesa nerazzurra. L’ex centrocampista del Cagliari altro non è che il suocero di Godin ed ha vissuto le ultime settimane a stretto contatto in famiglia proprio con il difensore dell’Inter in Uruguay. Queste le parole dell’ex calciatore che svela anche il consiglio dato al genero:
Pepe, ha incontrato Godin di ritorno in Uruguay per l’emergenza coronavirus, a distanza di un anno cosa gli ha detto?
“Siamo tutti qui in casa insieme. In Uruguay siamo in isolamento ma non è obbligatorio. Con Diego abbiamo parlato di come sia cambiata la Serie A e sicuramente lui mi ha detto che non ha fatto tutti i minuti e le prestazioni che si sarebbe aspettato. Comunque credo che dopo gli anni a Madrid e in nazionale abbia ampiamente dimostrato chi è. Io però gli ho detto di non stare ad ascoltare le voci e di stringere i denti. Fare il difensore in Italia è complicato per tutti, anche se sei esperto non puoi pensare di non avere almeno un minimo di ambientamento. Io credo che lui se trova fiducia resta uno dei migliori centrali del campionato”.
Gli ha consigliato di rimanere quindi?
“Assolutamente sì. Per me se rimane può essere un elemento chiave della lotta per lo scudetto per l’Inter e farà ricredere tutti”.
Godin come le ha descritto questi mesi a Milano?
“Lui è contentissimo della scelta che ha fatto nonostante qualche difficoltà iniziale. Mi ha detto che adora la città e poi gli piace che nel calcio in Italia c’è una passione ancora più forte che in Spagna: assomiglia molto a quello che provi quando giochi in Uruguay. Logicamente questo si trasforma anche in pressioni maggiori”.
A proposito di giocatori che a Milano hanno vissuto una stagione in chiaroscuro, lei al Peñarol e al Cagliari ha indossato la numero 4, la stessa che ora ha Nainggolan in rossoblù. Che futuro vede per lui?
“Per me la maglia numero 4 ha un sapore speciale perché la indossavo da ragazzo e in nazionale. Radja è un giocatore che per grinta sembra nato in Uruguay e ha qualità da top player. Quest’anno ha dimostrato che è un giocatore che può stare in qualsiasi squadra della Serie A. Per me i rossoblù dovrebbero fare carte false per prenderlo a titolo definitivo dall’Inter. E credo che lui sia pronto a fare un sacrificio per restare in Sardegna dove è amato da tutti. Anche perché con Conte non avrebbe nessuna possibilità. Però questo è un giudizio da tifoso del Cagliari più che da procuratore (professione che Herrera ricopre in patria da quando ha smesso col calcio giocato ndr)”.
Parlando di Cagliari, oggi sono 50 anni dallo storico scudetto del 1970. Ha un ricordo particolare in rossoblù e di Riva?
“Sono arrivato in Sardegna con Francescoli e Fonseca. E ricordo che Enzo all’inizio ci faceva quasi da padre perché aveva esperienza in Europa. Le partite più belle della mia vita restano le doppie sfide alla Juventus in Coppa Uefa nel 1993- 94. Dovevo venire a Cagliari per festeggiare il Centenario e giocare una partita con tutti gli ex rossoblù, ma purtroppo tutto è stato rinviato. Abbiamo creato da poco un gruppo WhatsApp dove ci sentiamo sempre con i compagni di allora e dove c’è anche Claudio Ranieri. Il ricordo più forte di Cagliari però resta comunque il primo incontro con Gigi Riva. A pensarci mi viene sempre la pelle d’oca. Ho la foto di quel giorno di me e lui nel salone di casa. Mi avevano raccontato di un grande giocatore ma quel giorno ho scoperto un grande uomo. Sono cose che non dimentichi”.
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