Per l’estetica c’è tempo: cinismo e sofferenza, Cesena battuto
Cesena-Inter non passerà certamente alla storia come una delle gare meglio interpretate dalla squadra di Claudio Ranieri ma vale comunque 3 punti, tanta roba per il tecnico testaccino noto più per il suo pragmatismo che per la sua vocazione allo spettacolo. Una vittoria che porta l’Inter in zona Europa in attesa del Lecce a S.Siro e che assomiglia tanto al suo tecnico a partire dal risultato, uno striminzito uno a zero, frutto di una palla inattiva sfruttata al meglio da Ranocchia in anticipo su Antonioli. COU NON SI VEDE, ATTACCO ISOLATO- L’undici nerazzurro si dispone secondo l’ormai canonico 4-4-2 in linea, con Zanetti e Coutinho esterni in mediana, con compiti ovviamente diversi: il primo deve girare attorno a Comotto e accentrarsi per liberare dalle marcature le due punte, il secondo deve mantenere un’atteggiamento più prudente fungendo il più delle volte da sponda per la vera ala destra su cui l’Inter può contare in fase di possesso palla ovvero Maicon. Il Cesena adotta un pressing abbastanza alto, nel quale Eder e Mutu fungono da primi difensori in fase passiva all’altezza della trequarti, con Ceccarelli largo a destra per impedire a Nagatomo le incursioni che si sono dimostrate letali nelle gare con Genoa e Fiorentina. Se l’unica azione manovrata dell’Inter nell’arco dei primi 45′ di gioco degna di nota nasce proprio dal binario di destra (con conclusione al volo di Nagatomo) si capisce come sul lato opposto Coutinho non sia mai entrato in partita. Piace la voglia di Diego Milito di venire incontro alla palla e cercare anche azioni di forza, ostentando maggior sicurezza che in altre occasioni non si era vista, mentre Pazzini, penalizzato più del compagno di reparto dall’assenza di palloni in mezzo all’area, è apparso ancora una volta piuttosto isolato. OBI A SORPRESA, MA RANIERI HA RAGIONE– Il secondo tempo senza Coutinho e con Obi in fascia, dimostra come Ranieri abbia puntato sulla corsa e sull’armonia delle sovrapposizioni piuttosto che sullo spunto del singolo. Se tatticamente il cambio non sembra aver apportato miglioramenti visibili, è pur vero che il gol è nato proprio da una punizione conquistata in quel settore del campo. SINTETICO E TROPPA SOFFERENZA– Il manto erboso del “Manuzzi” è apparso sin dall’inizio indigesto per i nerazzurri: troppi disimpegni sbagliati, in ogni caso colpa anche di una certa leggerezza in fase d’impostazione e conseguente ricorso a lanci lunghi e spesso imprecisi. Il Cesena ha potuto contare sulla maggiore abitudine al sintetico, ma alla fine non è riuscito ad approfittarne. Se dopo il gol-vittoria, per un buon quarto d’ora, l’Inter ha amministrato il gioco senza correre rischi ma rinunciando di fatto alle verticalizzazioni per chiudere i conti va da sè che i romagnoli cercassero in ogni modo l’assalto finale. Se non fosse stato per un Julio Cesar alieno, avremmo di sicuro assistito ad un pareggio e probabilmente avremmo rivisto anche la valutazione globale della squadra. Occorre più maturità nella gestione del risultato, non sempre capita di ritrovarsi coi tre punti in tasca grazie ad un portiere attrezzato per i miracoli…