14 Ottobre 2021

Quando il patrimonio non basta: l’altra faccia dei miliardari nel calcio

Quando non è oro tutto ciò che è oro

Un tifoso del Valencia con un cartello su cui c'è scritto: "Peter Lim, vai a casa"(@Getty Images)

L’esaltazione generale dei tifosi del Newcastle fuori dal St. James’ Park ha fatto il giro del mondo: esaltazione intravista, in maniera timida, da parte di alcuni interisti alla sola notizia – poi smentita – di un accordo trovato tra gli Zhang e il fondo PIF per la cessione dell’Inter. Oltre ai legittimi e doverosi dubbi sulla natura morale, la notizia dell’acquisizione – per la cifra di 350 milioni di euro – del club inglese da parte del fondo saudita ha sollecitato una domanda: ma siamo sicuri che la vittoria sia automatica?

Nasser Al Khelaifi e Kylian Mbappe (@Getty Images)

Dagli esempi più eclatanti di Manchester City e PSG ancora a secco di Champions League in bacheca, ci sono alcuni buchi nell’acqua senza precedenti. Proprietari miliardari che non sono riusciti a trasformare il conto in banca in concreto, in successi sul campo. Una costante nel calcio che – per fortuna – ci accompagna: le idee, spesso e volentieri, battono i soldi. Senza però cadere nell’inutile ipocrisia, sarebbe disonesto dire che gli investimenti di denaro non servono a nulla: le migliorie a centri di allenamento, gli acquisiti e la risonanza mediatica esulano dalla gloria calcistica vera e propria. Ma è di questa che vogliamo parlare: qual è l’altra faccia dell’arrivo di miliardari in una nuova proprietà?

Everton

Farhad Moshiri, proprietario dell’Everton (@Getty Images)

In Inghilterra non sono mancate le lamentele per la gestione di Farhad Moshiri all’Everton. Il ricco proprietario iraniano – nel club dal 2016 – può contare su un patrimonio da oltre 2,5 miliardi di euro ma non è mai riuscito a superare il settimo posto in classifica con i ToffeesNonostante quindi le spese di mercato in questi cinque anni abbiano superato il mezzo miliardo di euro, l’Everton non è mai andato oltre i preliminari di Europa League (senza tener conto dei sei cambi d’allenatore).

Malaga

Isco al Malaga con il trofeo di “Golden Boy” nel 2012 (@Getty Images)

É nota a tutti il disastro di qualche anno fa targato Malaga, o meglio Al-Thani. Il membro della famiglia reale qatariota acquistò il club spagnolo del 2010. Gli investimenti ci furono, così come i risultati in campo: il Malaga conquistò i preliminari – e poi i gironi – di Champions League nella stagione 11/12. Nel frattempo però Al Thani dice di volersi allontanare dal club che ha acquistato solo due anni prima. Una decisione presa per diversi screzi con le autorità spagnole sulle concessioni per investimenti edilizi.

La squadra fu comunque trascinata da un Isco fenomenale fino ai quarti di finale di Champions, fermati poi soltanto dal Borussia Dortmund di Kloop (che poi arrivò in finale contro il Bayern).  Le stagioni successive furono una lenta discesa, culminata da litigi e questioni legali tra gli azionisti del Malaga e Al-Thani.

Valencia

Peter Lim (@Getty Images)

Sette stagioni di gestione Peter Lim (patrimonio da più di 2 miliardi di euro), tre partecipazioni in Champions League del Valencia: e stiamo parlando di uno dei club più grandi in Spagna. I tifosi dei los ches ne hanno abbastanza del presidente singaporiano.

Ciò che lascia senza parole è la gestione del club spagnolo: tra innumerevoli allenatori, investimenti sbagliati e debiti ciò che Peter Lim ha fatto – e sta ancora facendo al Valencia – ha dell’incredibile. Il culmine si è toccato con il progetto del nuovo stadio, il “Nou Mestalla”.

Nou Mestalla (@Getty Images)

Doveva essere ultimato nel 2021 ma la foto qui sopra è abbastanza esplicativa: il progetto non è andato avanti perché Lim non ha più inserito liquidità per la costruzione. E a vedere queste immagini non si può biasimare la prudenza – ma non l’immobilismo –  di Sala per il nuovo stadio di Inter e Milan.

Mohammed Bin Salman (@Getty Images)

Questo itinerario tra Inghilterra e Spagna basta per far capire che non c’è nulla di certo, nonostante il patrimonio. Si può volare – come nel caso del Chelsea di Abramovic – oppure cadere a picco come nel caso del Valencia. La differenza la fa la gestione del club: nello stesso degli Zhang all’Inter, la bravura è stata nel mettere al comando del club persone competenti come Beppe Marotta. Fare investimenti intelligenti (Skriniar, de Vrij, Lautaro, Barella ecc.) e allenatori altrettanto competenti (Spalletti, Conte e Inzaghi).

Attenzione quindi a gioire, si rischia di giocare con il fuoco.

MA CHE FINE HA FATTO TOHIR?>>>