Prandelli: “Non è il momento per parlare di calcio, se perdiamo 3 o 4 mesi non succede nulla”
L'allenatore è abbastanza coinvolto nella vicenda dal punto di vista personaleNon se la sente in alcun modo, Cesare Prandelli, di parlare di calcio in questo momento. L’allenatore, sulla panchina del Genoa nell’ultima esperienza in Serie A, sta sentendo particolarmente sulla propria pelle quanto sta accadendo in Italia, per via di quella che si sta trasformando in una vera e propria tragedia che giorno dopo giorno miete sempre più vittime. Prima di parlare di campionato e di possibile ripresa, secondo il tecnico andrà sconfitto del tutto il coronavirus. Questa la sua profonda intervista rilasciata questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport:
Come ripartirà il calcio?
“Guardi, per ora ho un sentimento di repulsione. Io associo il calcio al divertimento, alla gioia. Questo non è il momento del calcio. È momento degli ulivi… Però mi aspetto che questa tragedia faccia crescere anche il calcio come il Paese”.
Per ora si discute di bilanci, stipendi e aiuti statali.
“Capisco che il calcio sia azienda e abbia le sue preoccupazioni, ma sarebbe immorale ridursi a discutere di stipendi quando la gente muore e perde il lavoro. Si è voluto mandare avanti il carrozzone a tutti i costi, tra porte aperte e chiuse, con le conseguenze che sappiamo. Davanti a certe logiche, resto disgustato.Mi auguro che la ripresa non sia affrettata. Le condizioni di sicurezza non bastano. Servono tempo e sensibilità”.
Cioè?
“Bisogna lasciare decantare il lutto e il dolore. Ci vuole rispetto per chi ha sofferto. Non si può passare dal cimitero allo stadio in un giorno; da un convoglio di 150 bare alla ola. Se il calcio perde 3 o 4 mesi non cambia nulla. Non devono essere pronti a giocare solo i calciatori, deve essere pronta anche la gente a gioire”.
Non è tempo di calcio, ma riesce a dirci cosa le è piaciuto del campionato e cosa meno?
“Non mi piacciono le mode. Se le statistiche dicono che su dieci azioni impostate dal portiere ne arriva una sola a centrocampo, perché costruire sempre da dietro? Al contrario, ritengo straordinario il lavoro di Inzaghi che ha costruito la Lazio sfruttando alla perfezione i 4-5 uomini di grande qualità e ora può vincere. Non s’inventa nulla. Il calcio è mettere i giocatori nelle condizioni migliori per esprimersi. L’allenatore deve adeguare le idee alla squadra, non il contrario”.
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