A pochi giorni dalla vittoria del 19° Scudetto dopo ben 11 anni di attesa, ai microfoni di Franco Vanni di Repubblica ha parlato il figlio di uno grande interista come Peppino Prisco. Luigi, il figlio, ha raccontato il padre, idolo della tifoseria nerazzurra, oltre che le sensazioni vissute dopo il recentissimo trionfo.
Milan o Juve – “Il primo avversario per Peppino era il milanista, un tempo in città gli juventini non esistevano. Ce n’era forse qualcuno nelle periferie più giovani, che ammetto di non aver mai frequentato”.
Ex juventino in panchina – “Ex, esatto. Chiunque sieda sulla nostra panchina per me è interista. E penso che Conte, a modo suo, lo sia diventato davvero, intimamente. Per l’accoglienza che ha ricevuto ma anche per come si è lasciato con la Juve. Dieci anni fa, mai sarebbe venuto all’Inter. Ma la vita cambia gli uomini e il corso delle cose. Mi piacciono anche gli Zhang, amano l’Inter, spero restino a lungo”.
Giocatore che emoziona di più – “Impazzisco per Barella, sintesi di Furino e Tardelli. Mi ricorda anche Matthaus. Ne ha la classe e le palle, vale a dire quella somma di grinta, corsa e attaccamento che è difficile sintetizzare altrimenti”.
Accuse di catenaccio – “Non ha senso, senza difesa non c’è calcio. I teorici del bel gioco li ho sempre derisi, in ogni epoca. Ricordo chi all’inizio dell’avventura interista maltrattava Trapattoni, sostenendo che addormentasse le partite. È stato forse vero per una decina di gare, poi la sua Inter è esplosa. I passaggini sono la ciliegina, la torta è l’organizzazione”.
Passione per l’Inter – “Mio padre mi nascose l’esistenza delle altre squadre. Erano entità astratte, esistevano solo nella misura in cui dovevano perdere contro l’Inter. C’è solo l’Inter non è solo il titolo dell’inno del club, è la storia della mia vita. Un dogma contro cui non ho mai osato ribellarmi, nemmeno in adolescenza. A quindici anni ho forse messo in discussione i miei genitori, come tutti i quindicenni, mai la fede interista”.
Scaramanzia del padre – “Ho prove scientifiche che alcune cose portano sfiga. Sul risultato delle partite influisce il modo in cui ripongo i vestiti la sera di vigilia, prima di mettermi in pigiama. E la tazza che scelgo per il caffè la mattina. Dopo ogni sconfitta penso a cosa posso avere sbagliato, e qualcosa c’è sempre. Tutti i superstiziosi commettono errori e li pagano”.
Sorpasso al Milan – “È stata una goduria, anche perché il Milan non ha mai vinto uno scudetto scavalcando l’Inter. L’ipotesi che Inter e Milan possano un giorno avere uno stadio di proprietà condiviso mi spaventa. Legheremmo le nostre sorti l’una all’altra, ci troveremmo a dover gioire dei risultati positivi del Milan. Peppino, che fra sei mesi avrebbe compiuto cent’anni, sarebbe d’accordo con me. Faccio la mia proposta, che sarebbe anche sua: San Siro resti all’Inter e il Milan si faccia lo stadio a Saronno. Con tutto il rispetto per Saronno”.
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