E’ un Antonio Conte con le idee chiare ed estremamente determinato quello che si è raccontato a 360° nella bella intervista a La Gazzetta dello Sport di questa mattina, anche in risposta a chi stesse dubitando della sua perdita di entusiasmo da quando è sulla panchina dell’Inter. Dalle sue parole sono emerse tre regole fondamentali per il percorso in nerazzurra: programmazione, rispetto e mentalità vincente.
PROGRAMMAZIONE – “Quando gli avversari non avranno davanti solo 11 giocatori, ma sentiranno di affrontare una cultura, una identità, un sistema di valori, una passione e uno scopo collettivo. Scudetti o coppe sono una conseguenza. Senza una cultura della vittoria non si può mai arrivare ai successi, non almeno in modo sistematico e non a quelli che lasciano un segno. Ma la cultura della vittoria arriva attraverso il lavoro, l’organizzazione. Lo scopo comune deve essere quello di fare scelte giuste che semplifichino il percorso, non che lo complichino…”
RISPETTO – “L’immagine dell’Inter da parte degli avversari è cambiata, e questo significa che abbiamo fatto bene. Ma anche che le partite contro di noi vengono preparate diversamente: giocano tutti alla morte e con la massima concentrazione. Questo campionato è più difficile rispetto a quello scorso. Dobbiamo essere bravi a cogliere i momenti giusti in partita, sprecare meno, evitare ogni distrazione. In una parola, crescere. Il livello di guardia degli avversari si è alzato e bisogna capirlo bene”.
MENTALITA’ VINCENTE – “Molti parlano solo della vittoria come se fosse lì, facile da raggiungere, a portata di mano. Io invece parlo della mentalità vincente. Della preparazione alla vittoria. Perché, vede, si può vincere un anno anche solo per demeriti altrui o perché ti gira tutto bene, ma essere una società vincente nel tempo è un’altra cosa. E il mio obiettivo insieme al club, è riuscire a riportare l’Inter a quel livello. Però bisogna essere chiari e non vendere fumo: non ci si arriva grazie a un acquisto e neanche solo per le capacità di un tecnico, perché dieci anni senza successi come quelli passati dall’Inter non sono casuali…”
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