PSG-Inter 1-2, i nerazzurri PROMOSSI e RIMANDATI
Chi ha fatto bene e chi meno
RIMANDATI
La nota dolente nell’Inter sembra essere sempre la stessa: Joaquin Correa. Non basta un passaggio intelligente (ma lontano dall’essere difficile), per giustificare l’ennesima prestazione abulica, compassata, a tratti svogliata. Mai un guizzo interessante, spesso giocate sbagliate concettualmente o fatte in ritardo. Il Tucu visto in queste amichevoli è la stessa grigia e deprimente versione dei due anni passati. Difficile capire, dove siano finite le qualità viste alla Lazio, al netto di limiti che erano già palesi.
Come sibillini sono le mancanze di Denzel Dumfries nell’ultimo quarto di campo. L’olandese ha gamba e fisicità, ma spesso è il buco nero nel quale le azioni dell’Inter si accartocciano su loro stesse. La mancanza di personalità nel puntare l’uomo e l’incertezza che emana in ogni giocata offensiva, fanno perdere spesso ritmo e tempi di gioco alla squadra.
L’Inter ha giocato il primo tempo e parte del secondo con quello che per larghi tratti è stato il centrocampo titolare la scorsa stagione. In teoria, il reparto di punta della squadra. Eppure, la grande mole di possesso palla del PSG, unita a una condizione ancora precaria, ha narcotizzato il terzetto centrale. Hakan Calhanoglu ha toccato pochissimi palloni e in pressione è sembrato sempre in affanno. Difficoltà fisiche anche per Henrikh Mkhitaryan e Nicolò Barella, con quest’ultimo parso abbastanza nervoso. Il 23 è un giocatore elettrico, che fa del ritmo e della corsa le sue doti migliori. Evidentemente non riuscire a fare le sue solite giocate può averlo frustrato un po’.