FOCUS – Pronti, partenza e… via! (Uefa permettendo)
Quando è arrivato all’Inter Roberto Mancini sapeva benissimo quali e quante sarebbero state le difficoltà che avrebbe incontrato sul proprio cammino.
Il tifo nerazzurro e la squadra erano assolutamente scollate, complice un Walter Mazzarri osteggiato da buona parte della tifoseria. Non c’era quella famosa “empatia” tanto cara a Mourinho e tanto importante per raggiungere grandi traguardi. La rosa era stata costruita male, poco equilibrata per qualsiasi modulo, come una coperta sempre maledettamente troppo corta. Le possibilità economiche del club erano e sono molto contenute, con l’incubo del FPF e la mannaia delle sanzioni UEFA pronta ad abbattersi sull’Inter da un momento all’altro. Insomma il cielo sopra la Milano nerazzurra era assolutamente plumbeo, minaccioso, pronto a scatenare una tempesta perfetta su Thohir e su tutto il popolo della Beneamata. Accettare di guidare l’Inter in uno dei momenti tra i più complicati della sua centenaria storia, non era semplice per Roberto Mancini. Non era semplice per chi sulla nostra panchina aveva già vinto molto ed aveva lasciato un bellissimo ricordo. Tornare all’Inter con il rischio di fallire era ed è molto alto, ma il Mancio ama le sfide difficili e non poteva dire di no alla squadra che lo ha lanciato come allenatore ad altissimi livelli.
Questi primi mesi del Mancini 2.0. sono stati tutt’altro che semplici: il Mister ha cercato di trovare la formula giusta per far rendere al meglio la sua Inter. Ha iniziato con il 4-3-3, poi è passato al 4-3-1-2, è arrivato al 4-2-3-1, fino poi a tornare al 4-3-1-2. Con il rombo sembra aver finalmente trovato la quadratura del cerchio ed anche se i problemi da risolvere sono ancora molti, diamo finalmente l’impressione di essere diventati una squadra. Paradossalmente anche l’ultima sconfitta rimediata domenica scorsa conferma questa tendenza. Pur in un quadro di stanchezza generale da ambo le parti, la sfida contro i viola è stata caratterizzata da grandissimo equilibrio. L’Inter non meritava assolutamente la sconfitta e forse, se alla fine siamo usciti da San Siro con zero punti, è solo perché allo stato attuale la Fiorentina è più squadra di noi. Noi lo siamo diventati, ma il progetto portato avanti da Montella ha tre anni di vita e dunque è normale che al momento la sua squadra abbia qualcosa in più rispetto alla nostra Inter. Quel che si sta cercando di costruire nella Milano nerazzurra è davvero importante: abbiamo una squadra che può contare su molti elementi giovani e di grande potenziale quali i vari Juan Jesus, Santon, Kovacic, Brozovic, Shaqiri e Icardi. Finalmente stiamo guardando al di là dell’oggi, stiamo pensando a cosa fare del nostro domani.
Se durante il mercato estivo, nonostante le note ristrettezze economiche, Piero Ausilio dovesse riuscire a completare la rosa con i profili richiesti da Mancini, potremo sicuramente tornare a competere ad alti livelli, ripartendo da dove ci siamo fermati la sera del 22 maggio 2010. A volte anche da una cessione eccellente può nascere un mercato vincente e questo il nostro d.t. lo ha vissuto in prima persona con la cessione di Ibrahimovic. I presupposti per fare bene ci sono tutti e finalmente, dopo un periodo buio, stiamo tornando a vedere la luce in fondo al tunnel. Siamo pronti a tornare, sanzioni della UEFA permettendo…