Quando piove sul bagnato…
In tempi di crisi, come di certo possono essere considerati quelli in cui viviamo, appare fisiologico cercare nell’evasione dalla realtà una risposta seppur effimera alle difficoltà quotidiane, agli interrogativi di un futuro che appare sempre più nebuloso e di un presente ricco di incognite e molto meno foriero di certezze. In un contesto tanto desolante, lo sport nazionale per eccellenza diventa spesso appiglio per dimenticare le magagne settimanali e regalarsi un’oasi di pace, un fenomeno di costume che raggruppa e appassiona uomini, che ha la bellezza del giudizio e dell’opinione soggettiva, un fascino misterioso che cattura intere generazioni senza conoscere crisi o disaffezione. Questo è il calcio, o piuttosto, dovremmo dire, se questo fosse il calcio…
POLEMICHE E…Molte volte dovremmo chiederci in che misura una passione possa spostare l’equilibrio delle nostre valutazioni, specie se questa ha come fondamento il gioco, ossia l’aspetto più divertente che l’uomo in quanto tale ha la fortuna di annoverare tra le sue principali doti. Il calcio è principalmente questo, divertimento e passione, fusi in una miscela inimitabile e come tale va considerato, affinchè possa essere compreso nella sua essenza. Purtroppo non sempre ci si ricorda dell’aspetto ludico dello sport, vittima come non mai di sospetti e veleni, chiacchiere che diventano benzina per i motori di trasmissioni sportive e affini, con una superficialità disarmante e spesso dannosa.
PIOGGIA…DI PAROLE. Uscire quantomeno frastornati da una domenica come l’ultima, di certo non una come tante, è piuttosto naturale. il rinvio di Genoa-Inter è stato da tutti salutato come un gesto dovuto, per svariate ragioni considerato inevitabile, sia per motivi di ordine pubblico, che per rispetto delle vittime del nubifragio abbattutosi violentemente in settimana sulla città ligure. La società nerazzurra in primis ha manifestato ripetutamente la sua solidarietà alla città e agli abitanti di Genova, allineandosi com’è giusto che fosse, con tutte le decisioni relative alla situazione d’emergenza poi sfociata in dramma, purtroppo non semplicemente “sportivo” come spesso si definisce una sconfitta in gergo calcistico non senza un briciolo di leggerezza. Parliamo di vite che si sono spezzate, niente che col calcio abbia a che vedere, niente che possa permettere a chicchessia di godersi uno spettacolo, di non pensarci perchè ormai tanto non cambia nulla. E invece un minuto di silenzio sui campi, solo uno, poi ognuno a dire la sua, a cercare le responsabilità, a indicare un colpevole.
VOCE IN CAPITOLO. Di fronte a certi avvenimenti, le parole andrebbero misurate e anche tanto, per evitare d’incorrere in logorroiche arringhe da bar dello sport. Invece accade spesso il contrario e quel che è peggio, si sente il bisogno di dover esprimere la propria opinione senza pudore, facendo leva sulla visibilità, sulla potenza del mezzo televisivo, in piena libertà e delirio di onnipotenza. Non esiste più un linguaggio nel quale il calcio si possa riconoscere, è dentro un calderone fatto di urla e plemiche senza fine, si è infarcito di un’aggressività ai limiti della psicosi, ha perso di vista la sua dimensione principale ossia il campo, quel rettangolo verde divenuto troppo stretto per contenere tante voci tutte insieme.
UNA SCONFITTA PER TUTTI. La situazione di Genova ha scombussolato e non poco il naturale svolgimento delle altre gare in programma: acquazzoni praticamente su ogni rettangolo di gioco di A, dubbi sull’eventualità di disputare quelle partite, per ragioni di tempo e di opportunità, motivazioni che all’apparenza non hanno legami tra di loro ma che inducono a porci interrogativi pesanti:E se il calcio si fosse fermato? Quanto una tragedia può essere determinante per un rinvio completo di una giornata di campionato? E soprattutto qual’è il limite per uno sport? E viene anche da domandarsi, questo è forse l’interrogativo tra tutti più inquietante, dove sta lo sport in tutto questo? Dubbi irrisolti, probabilmente senza una sola risposta che possa mettere d’accordo tutti, o meglio gli interessi, di tutti.