24 Dicembre 2018

Radja, l’ultimo ninja: storia e cronaca di un sabotaggio sbagliato

Dal corteggiamento e l'amore interisti alla delusione per il caso post-Chievo

di Antonio Carboni

La descrizione storica del ninja parla chiaro: non era un guerriero come i samurai ma una figura scaltra e misteriosa molto diffusa nell’epoca del Giappone feudale. La sua principale dote era la scaltrezza, la rapidità d’esecuzione in azioni di spionaggio e sabotaggio. Radja Nainggolan è stato etichettato come ninja negli anni di Cagliari proprio perché, con le logiche e dovute proporzioni, aveva determinate caratteristiche nel suo stile di gioco. Giocatore scaltro e rapido di pensiero, con la nota arpionata come emblema di un’azione di sabotaggio ai danni di tanti avversari che lo guardavano con l’aria sbalordita. Idolo per i tifosi del Cagliari, idolo per i tifosi della Roma. Sogno proibito per anni dei tifosi dell’Inter, desiderio diventato realtà la scorsa estate dopo un corteggiamento durato circa 4 anni.

Accolto come un top player, coccolato come i migliori calciatori passati dalla porta principale della Milano nerazzurra, rispettato e aspettato anche di fronte ai primi problemi fisici talvolta accompagnati da qualche nottata brava di troppo. Tutto lecito purché non intacchi l’etica professionale, tutto perdonabile fino a ieri quando Radja Nainggolan ha messo in pratica quello che agli occhi dei più viene visto come un tradimento o, volendo tornare alla storica mansione dei ninja, come un vero e proprio sabotaggio.

Il centrocampista belga rischia infatti di sabotare il lavoro di Luciano Spalletti, colui che più di tutti lo ha voluto a Milano e ha deciso di disegnare la sua Inter 2018/2019 sulle vampate e giocate del classe ‘88. Se nei mesi scorsi il sabotaggio al disegno tattico di Spalletti è opera della sfortuna, da ieri il sabotaggio porta la firma dello stesso Nainggolan, che con un ritardo (l’ennesimo) nell’allenamento post figuraccia sul campo del Chievo ha messo in salita la preparazione di una partita complicata e fondamentale come quella contro il Napoli e costretto la società a metterlo temporaneamente fuori rosa. Una decisione forte e meritevole di applausi, un segnale chiaro: nessun calciatore sarà mai più grande dell’Inter e ogni calciatore deve rispettarne blasone e storia.

La verità però è anche un’altra: Nainggolan con i suoi vizi ed eccessi rischia di sabotare definitivamente se stesso: nel 2018 ha perso la fiducia di una Roma che amava, ha saltato il Mondiale e perso la Nazionale belga. Infine sta mandando in frantumi anche l’ultima grande chance che gli ha concesso il destino. L’Inter poteva essere il fiore all’occhiello della sua carriera, il trampolino per alzare al cielo qualche trofeo ed entrare negli annali. Invece quello del ninja nerazzurro sta diventando un film desolante, drammatico, dove il finale potrebbe perfino essere un addio a gennaio con conseguenti titoli di coda prematuri su una carriera da calciatore incompiuto. Il tempo dirà di più, ci aiuterà a capire se può tornare il sereno ma fiutando l’umore della piazza una cosa pare certa: in una domenica prefestiva Radja Nainggolan ha bruscamente dimezzato (eufemismo) l’amore e fiducia dei tifosi dell’Inter nei suoi confronti. I ninja vivevano sul filo, consapevoli dei rischi che poteva comportare il loro mestiere. E allora la certezza in questa vigilia di Natale pare una sola: al ninja nerazzurro un sabotaggio sbagliato rischia di costare il prezzo più alto mai pagato nel corso della sua carriera, un biglietto di sola andata lontano da gloria calcistica e riflettori.

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