FOCUS-Ragione e sentimento
“Perchè quando hai dato troppo devi andare a fare posto“, così cantava Luciano Ligabue in “Una vita da mediano“, canzone nella quale veniva citato uno dei mille rimpianti nerazzurri: Lele Oriali. Nostalgie a parte, il tema d’attualità è ben altro, spinoso perchè coinvolge cuore e cervello, ragione e sentimento, riconoscenza ed esigenza di cambiare. SENZA MEMORIA– Eccolo lì il bivio che non vorresti mai trovarti di fronte ma sai che presto o tardi non potrai evitare, vale per tutti, ancor di più quando il tuo mestiere è correre dietro un pallone. Esteban Cambiasso lo sa, meglio di chiunque altro, meglio di chi non ha saputo fare altro che dimenticare in fretta di chi stiamo parlando, nascondendosi dietro un fischio in una notte da incubo per tutti, specie per chi ha vissuto da protagonista ben altri momenti. Roba da tapparsi le orecchie, da togliere l’audio dalla tv. IL SENTIMENTO-Le lacrime dell’argentino sono poi state l’ennesimo esempio di quanto un campione del suo calibro sia innanzitutto un uomo, turbato dalla mediocrità della sua prestazione sul campo e primo e indubbiamente più intransigente giudice di sè stesso, l’anima impotente di fronte all’inesorabile passare del tempo che usura i muscoli ma non la mente. Chi ha avuto la brillante intuizione di sottolineare la partita del nostro numero diciannove fischiandolo è forse figlio di un’idea di calcio-spettacolarizzato sottoposto del tutto a ragioni di marketing e sponsor, orfano oramai di amori eterni e promesse mantenute. Esteban è stato ed è tutto questo: un uomo cosciente che l’eternità appartiene ai sentimenti e non al corpo. LA RAGIONE-“The show must go on” indipendentemente da chi sia sul palco in quell’istante, portato ad intepretare la sua parte al meglio. Andrea Poli subentrato nella seconda “vita” contro il Catania insieme ad Obi è l’immagine del passaggio di testimone da una generazione di “fenomeni” acclarati ad una di potenzialmente tali. Facile col senno di poi annunciare epurazioni e rivoluzioni che su giornali, web e tv imperversano senza sosta. Largo ai giovani, fuori i “senatori”: il succo è questo. Equazione matematica come tutte quelle definite nei dettagli a posteriori. Indubbiamente l’apporto dell’ex doriano è stato fondamentale, il ragazzo ha gamba e soprattutto è in gamba, meriterebbe più chances per mettersi all’opera in vista della prossima stagione. Joel Obi, protagonista anch’egli di una gara vigorosa non è stato così apprezzato nelle precedenti uscite, tanto da non rientrare nella lavagna dei buoni alla voce “è da Inter”. DOVE STA LA VERITA’?-Spontaneo a questo punto riformulare la solita domanda che frulla nella testa dei tifosi della Beneamata: perchè non dare più spazio ai giovani? Una risposta, alla luce di quello che si è potuto vedere fino ad oggi esiste e non è di certo quella che vorrebbe sentire chi sente scorrere sangue nerazzurro nelle vene: perchè manca la pazienza, la voglia di aspettare. Se una partita sbagliata fosse capitata non ad un uomo solido come il “Cuchu” ma ad una tra le tante promesse di casa Inter, fragile come chi non conosce determinati palcoscenici, non avremmo forse rischiato di bruciarlo? E’ un attimo, basta quello per abbassare al minimo consapevolezza e fiducia nei propri mezzi di chi non ha le spalle larghe e di erba da calpestare ne ha tanta di fronte a sè. E’ il caso di rifletterci su.