FOCUS – Capitan Ranocchia e quel letale macigno al braccio
Un amore mai sbocciato, una storia che vive turbolenze come un aereo che vola in mezzo ad una tempesta tropicale. L’Inter e Ranocchia non riescono proprio a prendersi nonostante proprio lui sia stato scelto quest’estate per raccogliere la pesantissima eredità da capitano lasciata da Javier Zanetti.
Osservato e ammirato ai tempi del Bari, dove formava una coppia di tutto rispetto con l’ex Inter Bonucci, adulato e portato a casa con un importante investimento, prelevato a gennaio 2011 dal Genoa, Andrea aveva tutto per sfondare e per diventare il pilastro della difesa nerazzurro. Una buona partenza aveva fatto ben sperare, un difensore italiano in una squadra di stranieri, per di più giovane e con ampi margini di miglioramento. Ranocchia raccoglieva un’altra eredità pesante, arrivava all’Inter dopo il Triplete, dopo la muraglia Lucio-Samuel artefice dei successi nerazzurri. Ha potuto imparare dall’argentino inizialmente e anche da un certo Marco Materazzi, da cui probabilmente ha appreso ulteriori consigli per migliorare la sua propensione al gol e allo stacco di testa.
Ha vissuto periodi altalenanti, è stato corteggiato a lungo da Antonio Conte che lo voleva alla Juventus, quel Conte che ora allena la Nazionale che Andrea ha ritrovato dopo aver rinunciato, proprio all’ultimo, al sogno Mondiale.
La società ha sempre creduto fortemente in lui, ha resistito agli assalti di mercato, gli ha affiancato un altro giovane come Juan Jesus per farlo crescere e lo ha insignito di un fregio non da poco, consegnandogli la fascia da Capitano del dopo Zanetti. Andrea ha cominciato bene, sin dal precampionato è apparso sicuro, convinto e consapevole del suo ruolo, in campo la primissima Inter targata Mazzarri sembrava aver trovato la quadratura del cerchio in difesa, grazie anche alle prestazioni di Vidic, ma il tutto è stato solo un’amara illusione
L’Inter ha cominciato a precipitare, i gol sono venuti a grappoli, l’allenatore è cambiato e in tutto questo marasma si è avvertita l’inesperienza di Ranocchia in campo e fuori: primo a naufragare quando la barca andava alla deriva, inerme quando si doveva dare la scossa alla squadra, responsabile di parecchie disattenzioni che sarebbero poi risultate letali. Le sue dichiarazioni, poche e prive di carisma, hanno fatto subito venire in mente quelle recenti di Javier Zanetti che, sicuramente, ha vissuto momenti ben peggiori di questo.
Andrea non è abituato a tutto questo e fare il Capitano nei periodi difficili è qualcosa di arduo per tutti, probabilmente la società ha sbagliato ad investirlo di una così grossa responsabilità, sicuramente avrebbe dovuto puntare su un giocatore più maturo ed esperto come Palacio, ma tutti i limiti caratteriali del difensore sono stati smascherati proprio attraverso questa mossa.
Nulla quaestio infatti sui mezzi tecnici, sull’abilità negli anticipi, sulle capacità nel gioco aereo, ma quando non vai in campo sereno e giochi con la tremarella alle gambe tutto viene azzerato e le tue potenzialità vengono sotterrate dai tuoi lapalissiani errori.
E così, anche quella fascia da Capitano ormai vaga tra un braccio e l’altro, così anche il posto da titolare non è poi più così sicuro, così, tra l’amarezza di tutti, ci si avvia verso un lento e doloroso distacco. I tifosi, che ad inizio anno si dividevano tra sostenitori e oppositori di Ranocchia, adesso sembrano tutti passati nel secondo schieramento, la pazienza sembra essere terminata e l’errore, l’ennesimo, nei pochi minuti giocati contro il Torino potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso.
L’Inter guarda al mercato per la difesa, Ranocchia ha forse le ultime possibilità per dimostrare di avere un carattere da Inter, forse quella fascia da Capitano gli è stata letale, forse non tutti sono in grado di giocare con un macigno così grande al braccio