Andrea Ranocchia, ex difensore ed ex capitano nerazzurro, parla a lungo dei successi della squadra che porta nel cuore. Lo fa in una lunga intervista dove si lascia andare a una disanima di quanto accaduto negli ultimi mesi, non nascondendo la soddisfazione per la squadra in cui ha militato fino al campionato 2021/22. Oltre ai tanti amici, in campo e nello staff, Ranocchia è rimasto legato alla squadra milanese, per la quale cura con successo il podcast Frog Talk, in cui affronta stimolanti conversazioni con colleghi, atleti, e tante altre figure del mondo dello sport. Si parte dal derby con il Milan, che ha sancito la vittoria dell’attesissimo ventesimo scudetto. Non c’era modo migliore per assicurarsi la seconda stella, nell’intervista Andrea Ranocchia, sul sito sitiscommesse.com, dichiara: “L’importante era vincere, però vincere nel derby è ancora più speciale”. Tra i ricordi dell’ex difensore, il derby perso nel 2011 quando era appena arrivato all’Inter. Anche in quel caso la squadra, dopo una rimonta partita a gennaio, mirava allo scudetto. Ma allora gli esiti furono differenti, e dopo lo scontro diretto con il Milan, perso, le cose andarono in un altro modo.
Quando si raggiunge un grande successo, in modo particolare nello sport, il merito non è mai di una sola persona. L’Inter ha dalla sua parte una rosa ampia di giocatori forti, ma anche un mister, Inzaghi in grado di capire come gestirli. Oltre a poter contare su un ottimo staff, Inzaghi ha la capacità di preparare ogni partita in maniera diversa, in base all’avversario. Inoltre ha una qualità che non è da tutti, quella dell’empatia che lo rende capace di comprendere lo stato mentale di ogni calciatore e riuscire ad aiutarlo. A parte Simone Inzaghi, con quale tecnico avrebbe voluto lavorare? Ranocchia risponde senza esitazioni facendo tre nomi: Guardiola, Zerbi e Xabi Alonso. L’ultimo è un nome che può stupire, ma nelle parole di Ranocchia, c’è da scommettere su di lui: “È nuovo nel panorama mondiale degli allenatori però, nei prossimi anni, credo riuscirà a fare una grande carriera”. Il tecnico si è già aggiudicato la vittoria della Bundesliga alla guida del Bayer Leverkusen. Tornando all’Inter e all’importanza del gruppo, I’ex calciatore promuove a pieni voti anche la dirigenza. Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin meritano lo scudetto, dato che hanno fatto un lavoro incredibile. Spostandoci sul campo e parlando dei suoi colleghi, Ranocchia non lesina complimenti. In particolare per due calciatori che lo hanno decisamente sorpreso. Il primo è Marcus Thuram, che “si è adattato subito al calcio italiano che non è facile per niente”. L’attaccante francese, che ricordiamo, è arrivato all’Inter nel luglio 2023, nel corso del campionato ha segnato 13 reti. L’altro nome sorprendente di questa rosa è Yann Sommer. Anche il portiere svizzero è arrivato sulla panchina nerazzurra la scorsa estate, e ha regalato subito ottime prestazioni.
Sui temi sempre attuali del razzismo sugli spalti degli stadi di calcio, Ranocchia non ritiene che la situazione di oggi sia peggiore rispetto a quella di qualche anno fa. Gli episodi e gli insulti razzisti, anche pesanti, ci sono sempre stati. Il problema vero è che la situazione non sia migliorata e che dietro c’è una seria questione di tipo culturale. Permane un’ignoranza di base che va affrontata lavorando sulla formazione delle giovani generazioni, che oggi purtroppo vivono un vuoto di valori: “A livello calcistico ci sono in un anno 3-4 episodi, come Maignan a Udine, ma anche Vinicius in Spagna, il caso Acerbi-Juan Jesus, per far sì che si migliori il problema, si deve partire dalla parte educativa, deve partire da casa, dalle scuole… ci si sta lavorando ma c’è tanta strada da fare”. Il mondo dei social che permea la nostra società, a giudizio dell’ex capitano è un ulteriore fonte di pressione sui calciatori. L’accessibilità con qualche click a chiunque, espone i giovani a commenti, insulti e qualunque tipo di messaggio. Oggi tutti hanno la possibilità di scrivere la propria opinione, lo sintetizza bene: “Prima in Italia si diceva che c’erano 60 milioni di allenatori adesso ci sono 60 milioni di allenatori e 60 milioni di giornalisti”. Tutto questo sfocia in atteggiamenti generali di aggressività verso il giocatore quando le cose vanno male, che in alcuni casi fanno emergere anche comportamenti razzisti. Il futuro sul campo? Mi vedo come allenatoreRanocchia, 36 anni, è padre di un ragazzo che muove i primi passi sul manto verde e alla luce di quanto detto sul calcio di oggi, commenta l’ingresso del figlio nel mondo del calcio. Un ambito in cui anche le famiglie sono una fonte di pressione per i propri figli ponendo su di loro molte aspettative. Si dichiara contento che il figlio giochi, mette in primo piano il divertimento: “C’è un percorso, se è bravo arriva in qualche modo, non c’è bisogno né di prendere il procuratore a 14 anni, né di farlo venire a vedere da chissà che osservatore”. Oltre a realizzare il podcast sull’Inter e a lavorare come opinionista, oggi Ranocchia è anche un imprenditore, nella sua terra, l’Umbria. È titolare infatti di Borgo Antichi Orti Assisi, un insieme di residenze diffuse caratterizzate da uno stretto legame con il territorio e una grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Alla domanda se avrà un ruolo nuovo nel mondo del calcio, risponde: “C’ho pensato e ci sto pensando. Se dovesse essere sicuramente allenatore, non mi vedo sotto un altro ruolo”.
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