Ranocchia: “La Premier è fantastica. Pioli? Nessun problema. Qui sto bene ma dell’Italia mi manca…”
Bella intervista al difensore che in inghilterrra sta cercando di rivitalizzare la sua carrieraEmigrato per cercare un raggio di sole che potesse illuminare di nuovo la sua carriera, Andrea Ranocchia ha paradossalmente scelto il piovoso Yorkshire e la maglia dell’Hull City per farlo. Intervistato dal sito gianlucadimarzio.com, il difensore ha raccontato i suoi primi mesi in Inghilterra:
LA PRIMA VOLTA – “Beh, a cominciare dal mio primo giorno nello spogliatoio dell’Hull City ovvero quandomi hanno ‘costretto’ a salire su una sedia e cantare una canzone. E mò che canto? Mi sono detto, poi ho iniziato ad intonare l’Inno di Mameli”.
NAZIONALE – “Ho scelto di mettermi in discussione accettando la proposta dell’Hull City anche per provare a riconquistare la maglia della Nazionale, ma in questo momento mi interessa soprattutto vivere al massimo quest’esperienza”.
PIOLI – “Con Pioli avevo un buon rapporto. Con lui come con tutti gli allenatori che ho avuto in passato.Non sono uno che fa casino in spogliatoio, mi impegno in tutto quello che faccio. Sia quando gioco che quando non gioco”.
LA SCELTA – “Marco Silva mi ha chiamato proponendomi il progetto che mi è subito piaciuto, e poi c’erano tanti miei compagni che mi parlavano benissimo della Premier. E oggi posso dire che avevano ragione. Ancora oggi faccio un po’ fatica con l’inglese e i primi giorni con la guida a destra ero un disastro. Ho preso due incroci contromano solo il primo giorno”. Per non parlare dei cerchioni dell’auto. “Già li ho rigati tutti con il marciapiede in manovra”.
IL CALCIO INGLESE – “Quello italiano è molto più tattico, in Premier invece di tattica ce ne è poca: è molto istinto e forza. I giocatori hanno una grandissima forza fisica e sono molto veloci, io mi sto ambientando bene, anche grazie alla scuola italiana, che tatticamente è la migliore che c’è al mondo”.
LA LINGUA – “Ho preso una maestra per l’inglese con la quale faccio sei ore di lezioni a settimana, perché per ora parlo un inglese molto alla buona. Il problema è quando i miei compagni parlano tra di loro: è lì che faccio più fatica. Loro mi aiutano e mi hanno accolto bene: mi stanno facendo capire il loro modo di sentire il calcio. Ammetto che all’inizio ero spaesato, ma ora va alla grande”. Merito anche dei suoi due amici: Jakupovic e Abel Hernandez. “Il nostro portiere è svizzero e quindi con l’italiano se la cava, mentre Abel lo conoscevo dai tempi in cui giocava nel Palermo ed eravamo avversari”.
AVVERSARI – “Il più difficile da marcare era Milito. Meno male che dopo un anno è venuto a giocare con me all’Inter e così non lo dovevo più affrontare in campionato”.
I RIMPIANTI – “In un mese e mezzo non ho quasi mai visto il sole. Piove praticamente tutti i giorni”.
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