Riccardo Ferri rivive la finale della Coppa Uefa 1994: “Piansi, si concluse la mia storia in nerazzurro. La vigilia della partita andai da mister Marini e…”
L'ex difensore, in compagnia di Massimo Paganin, ha rivissuto alcuni momenti legati alla vittoria del titolo, che è coincisa con la fine della sua avventura in nerazzurro“Mister fai giocare un altro, in questo momento non sono un giocatore che può dare il giusto apporto alla squadra. Dobbiamo vincere questa coppa“. Che Riccardo Ferri fosse una bandiera nerazzurra è sicuramente cosa nota, meno però, queste parole, pronunciate dal difensore al mister Marini, alla vigilia della Finale della Coppa Uefa 1994. Parole, che testimoniano tutto l’amore e l’attaccamento ai colori nerazzurri di Ferri, e come per lui la maglia, il club e, in quel caso, la vittoria di un trofeo, venissero prima dei traguardi personali. L’episodio, insieme ad altre emozioni legata alla giornata della Finale, è stato svelato dallo stesso ex calciatore nerazzurro, intervenuto ad InterTv, in compagnia di un’altra vecchia conoscenza interista, Massimo Paganin. Queste le sue parole:
“Io sono entrato dalla panchina, l’allenatore era Marini. La sera prima, voleva farmi giocare titolare. Io gli dissi che oltre a volere bene a lui, volevo bene all’Inter e in quel momento non ero un giocatore che potesse dare un apporto alla squadra quanto piuttosto essere un problema. Quindi gli dissi di far giocare un altro perché noi dovevamo vincere quella Coppa. Lui mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non è comune che un giocatore prima di una finale dica una cosa del genere. Questo mi riempie di gioia”. Gli parlai in cucina, perché era l’unico posto nel quale non c’era nessuno“.
“Lì – ha continuato Ferri – finì la mia avventura. Poi il mister mi fece entrare, e mi ricordo che alla fine della partita piansi al momento della foto. Si conclude lì la mia storia all’Inter, lunga 13 anni. In quel frangente ho avuto la percezione di essere arrivato al capolinea, di togliere quella maglia e di dovermi allontanare. È un momento triste, vivendolo ora mi rendo conto che doveva arrivare, magari non in quelle condizioni. Ho smesso fisicamente ma non di testa, ma dovevo far fronte a un infortunio grave che mi aveva condizionato molto. Questa è stata la mia ultima immagine all’Inter, guardarmi intorno e entrare nel sottopassaggio. Non sono riuscito neanche a gioire per quella vittoria che è stata anche troppo poco festeggiata“.
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