La fascia da capitano, la crisi, i fischi e gli applausi ritrovati: tutte le tappe del rapporto tra l’Inter e Ranocchia
L'Inter ha appena annunciato il prolungamento del contratto del difensore italiano fino al 2021Il rinnovo di Ranocchia è la notizia del giorno in casa nerazzurra: come annunciato dall’Inter sul proprio sito infatti, nonostante alcune voci che negli ultimi mesi sostenevano il contrario, il contratto del difensore italiano è stato prolungato fino a giugno 2021 (qui tutti i dettagli). E’ destinato dunque a proseguire un rapporto lungo, cominciato nel gennaio 2011 e fatto di tanti alti e bassi, sia a livello di prestazioni che di accoglienza da parte dei tifosi. Non c’è dunque migliore occasione che questa per ripercorrerne le tappe.
La carriera da professionista di Ranocchia comincia nella stagione 2006-2007, con l’esordio in Serie B con la maglia dell’Arezzo. A lanciarlo è un Antonio Conte ancora in rampa di lancio, che Ranocchia ritroverà anche l’anno successivo a Bari, dove viene girato in prestito dal Genoa, che nel frattempo ne aveva acquistato il cartellino. Nell’agosto del 2009, con la maglia della squadra pugliese, esordisce in Serie A: si tratta di un esordio particolare, perché il caso lo mette proprio di fronte a quell’Inter con cui poi avrebbe accumulato tante gioie e sofferenze, in una partita che finirà poi con un pareggio per 1-1.
Il primo anno in Serie A lo vede protagonista di una grande stagione, in cui forma, al fianco di Leonardo Bonucci, una delle difese più promettenti del campionato. Entrambi attirano l’interesse delle big, e nel gennaio del 2011, dopo sei mesi passati in comproprietà al Genoa, Ranocchia si trasferisce a titolo definitivo per indossare la maglia dell’Inter.
Le prime stagioni in nerazzurro sono un idillio: schierato subito titolare da Stramaccioni prima e da Mazzarri poi, Ranocchia ha la possibilità di condividere il campo con leggende come Zanetti, di esordire nelle coppe europee e di vincere una Coppa Italia (conquistata proprio alla prima stagione in nerazzurro). L’Inter lo considera una delle colonne portanti per costruire la squadra del futuro, tanto che nella stagione 2014/2015, al ritiro di Zanetti, gli affida a sorpresa la fascia da capitano.
E’ qui, però, che qualcosa comincia a rompersi: le prestazioni cominciano ad essere deludenti, comincia a commettere molti errori e in definitiva non riesce ad imporsi come leader della squadra. L’Inter, dal canto suo, compie una stagione a dir poco deludente, terminata con l’ottavo posto in campionato. L’impressione che inizia a dare Ranocchia è quella di un giocatore lacunoso e troppo insicuro per sopportare la pressione che il ruolo da capitano in una squadra così importante ed in crisi presuppone. I tifosi non mancavano di far sentire il loro disappunto con valanghe di fischi e contestazioni nei suoi confronti.
In una recente intervista, rilasciata a Marco Montemagno, ha raccontato le difficoltà di quel periodo: “E’ stato un periodo molto complicato, la squadra non andava bene e io ero capitano. Affrontare la reazione dell’ambiente esterno per me era come andare al patibolo, ti venivano contro, potevo far qualsiasi cosa ma mi ero preso un certo tipo di etichetta che ci ho messo molti anni a ripulirla” (qui l’intervista completa). La stagione seguente comincerà il Mancini-bis, nei quali primi mesi Ranocchia perde progressivamente il proprio posto da titolare e vede la fascia da capitano passare nelle mani di Icardi.
A metà stagione, la Sampdoria decide di prenderlo in prestito e gli affida le chiavi della difesa. Totalizza 14 presenze, vivendo anche a Genova un periodo di alti e bassi. Alcune prestazioni sono infatti sostanziose e di spessore, in altre riemergono le incertezze e le indecisioni dell’ultimo periodo nerazzurro. Le problematiche sono poi intensificate dal complesso periodo che attraversano i liguri, in piena lotta salvezza. I nerazzurri chiuderanno la stagione al quarto posto qualificandosi per l’Europa League, la Sampdoria di Ranocchia si posizionerà invece quindicesima a sole due lunghezze dal terzultimo posto.
Il nuovo ritorno alla Pinetina, è destinato a durare brevemente. Inizialmente a sedere in panchina è De Boer. E’ un periodo di cambiamenti e di rivoluzioni, ed in una situazione precaria, Ranocchia non si rilancia. Nel gennaio del 2017, arriva un nuovo prestito, questa volta in Premier League, con la maglia dell’Hull City. E’ un’esperienza che fa rinascere l’ex Bari: prestazioni di livello, autorevolezza e conoscenza tattica sopra la media gli permettono di diventare un punto di riferimento. L’unica nota negativa, e non da poco, è la retrocessione delle Tigers. Nella gara decisiva per la salvezza contro il Crystal Palace, Ranocchia non è in giornata e il poker rifilato ai gialloneri è un’aspra sentenza.
Nel giugno del 2017 Luciano Spalletti diventa il nuovo allenatore dell’Inter, e per Ranocchia è, per certi versi, un nuovo inizio. Si rivela infatti un momento di crescita per lui, soprattutto sotto l’aspetto mentale, e gradualmente inizia a ritagliarsi un ruolo prezioso. Il difensore accetta il ruolo di riserva proposto dal tecnico di Certaldo, che, dal canto suo, lo elogia in conferenza e lo difende dagli attacchi di alcuni tifosi. Come avviene durante il ritiro estivo, quando, di fronte agli insulti di un tifoso presente all’allenamento, Spalletti lo difende a muso duro, invitando il contestatore ad andarsene. In queste due stagioni la trasformazione è evidente. Ranocchia diventa un leader silenzioso, emerge la sua qualità di professionista esemplare. E’ sempre al servizio della squadra e, quando viene chiamato in causa, risponde sempre presente.
Dimostra poi un grande senso di attaccamento verso i colori nerazzurri, e molti tifosi cominciano a ricredersi e a tenerlo in buona considerazione. Un capitano silenzioso che con poche parole e tanti fatti ha riconquistato l’ambiente e l’amore dell’Inter, capace di guadagnarsi il rinnovo con cuore e carattere.
UFFICIALE – Ranocchia rinnova con l’Inter: i dettagli del prolungamento del contratto
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