Rivoluzione San Siro – Sala apre alla demolizione
Il sindaco di Milano accetterebbe l'idea di abbattere il Meazza, ma solo a determinate condizioniSull’edizione odierna del Corriere della Sera di Milano, il Sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala sembra aprire uno spiraglio alla possibilità di demolire il Meazza, per far ovviamente spazio ai lavori per il nuovo San Siro.
Questo apparente cambio di rotta lascia spiazzati un po’ tutti, soprattutto alla luce della fermezza con cui la giunta comunale (e Sala con essa) sta da mesi cercando una soluzione alternativa alla demolizione.
Il sindaco ancora oggi comunque auspica di trovare uno spiraglio alla “rifunzionalizzazione” di San Siro, dando magari una nuova vita allo stadio o trasformandolo in un monumento allo sport cittadino. La fattibilità di un’operazione del genere sembra però esclusa, almeno in termini di economicità e tempismo. Il rettore Resta del Politecnico di Milano infatti affermava, a margine della Conferenza dei Servizi di questo ottobre, che dare a San Siro una nuova destinazione sarebbe stato molto complicato per una lunga serie di ragioni, che vanno dall’onerosità dei lavori di ristrutturazione alla totale riconversione di parecchie sezioni dell’impianto. In sintesi: mantenere in vita il Meazza è possibile, a patto che vengano fatti grandi sacrifici economici (da parte di chi? Inter e Milan o il Comune di Milano?) e iniziato un iter di lavori complesso e molto lungo, sicuramente più esteso rispetto a quello della demolizione e della costruzione del nuovo San Siro sulle macerie di quello vecchio. Giuseppe Sala apre quindi alla demolizione perché, come molti altri, si sta rendendo conto di come mantenere in piedi la struttura di San Siro come è oggi è impossibile, e trasformarla in qualcos’altro sembra molto difficile.
Oltre alle aperture di Sala, il pressing dei club coinvolti nel progetto sta iniziando a farsi decisamente più aggressivo: sia Scaroni che Antonello chiedono infatti con insistenza di avere tempi certi, essendosi ormai forse stufati di attendere una delibera definitiva del Comune che sembra non arrivare mai. E’ forse per questo quindi che Sala ha aperto alla possibilità della demolizione: il tempo stringe, l’operazione è una di quelle mastodontiche (sia in termini economici che strutturali) e Inter e Milan desiderano avere al più presto uno stadio nuovo, funzionante e funzionale, sia per la spinta economica che un’opera del genere può dare, sia per fornire ai tifosi una nuova casa che stia al passo con i moderni standard europei.
Quali sono quindi i motivi che ancora non convincono il sindaco Sala (e la sua giunta) riguardo all’opzione “demolizione”? Uno su tutti è sicuramente rappresentato dal destino incerto del quartiere di San Siro. Lo scenario che molti abitanti della zona infatti si figurano è quello della costruzione di edifici sontuosi, di uno stadio all’avanguardia, uffici, boutique e alberghi, ristoranti chic ma nemmeno un servizio per la comunità.
L’intento di inter e Milan è chiarissimo: oltre allo stadio, per rientrare dell’investimento e produrre anche un guadagno, è necessario sfruttare le aree nei dintorni della nuova opera per edificare delle strutture che siano in grado di generare profitto, sull’esempio delle operazioni concluse nel quartiere di Porta Nuova. Grattacieli, uffici e negozi popolerebbero l’area intorno allo stadio per dare una nuova vita non solo all’impianto sportivo, ma all’intero quartiere.
Giuseppe Sala però tra le colonne del Corriere avverte i club: no a speculazioni edilizie e no ad uno svantaggio per gli abitanti della zona, ma anche no ad una perdita di investimenti per Milano e no al blocco totale dei lavori. Inter e Milan dovranno fare in modo quindi che l’esigenza di generare un profitto per gli investitori, non prenda il sopravvento su quello di fornire degli spazi di cui possano beneficiare anche gli abitanti del quartiere. San Siro è infatti una zona di Milano in cui si mescolano diverse realtà, culturali ma soprattutto sociali (come del resto in moltissime altre zone della città). Il Sindaco è il primo ad ammetterlo: a San Siro (cito testualmente) “a distanza di centinaia di metri hai la villa del super ricco e la casa popolare”. Il timore è quindi quello di esporre i residenti meno abbienti al rischio di vedere la loro zona riqualificata troppo e troppo in fretta, impedendo loro non solo di beneficiare dei servizi offerti dalle nuove strutture, ma anche di trovarsi a vivere in quartiere con un costo della vita non più sostenibile, e quindi di dover “emigrare” verso altre zone più popolari.
Giuseppe Sala apre quindi alla trattativa per la demolizione, il tutto però subordinato a presupposti di natura sociale ed economica, e provando comunque fino all’ultimo a considerare la “rifunzionalizzazione” come un’opzione concreta. I lavori per lo stadio però non possono più attendere, e tutte le parti in causa chiedono a gran voce di sedersi al tavolo della contrattazione per l’ultima e, finalmente risolutiva, volta.