RIVOLUZIONE SAN SIRO – SVILUPPI RECENTI
Il punto sulle ultime riunioni svoltesi a Palazzo MarinoLunedì pomeriggio sono stati presentati a Palazzo Marino una nuova coppia di progetti, entrambi pensati per cercare di preservare la struttura originale di San Siro, rinnovandolo e impedendone la demolizione e riuscendo comunque a mantenere i costi dell’operazione tutto sommato contenuti. Una notizia che arriva a ciel sereno, poco tempo dopo che il sindaco Giuseppe Sala aveva fatto intendere che avrebbe preso in considerazione con serietà la proposta di abbattere il Meazza.
Al tavolo delle trattative ormai le opinioni si sono moltiplicate, le variabili e i possibili esiti pure, e quella che sembrava una storia destinata a chiudersi in un accordo oggi sembra, invece, un’epopea ancora molto lunga. Il braccio di ferro tra il Comune di Milano e le proprietà di Inter e Milan si sviluppa intorno al valore di San Siro: lo stadio è stato infatti recentemente stimato come una struttura dal valore di c.a. 100 milioni di euro, da cui il Comune percepisce un cospicuo canone di affitto da parte di Inter e Milan (che sono solo in concessione, dato che il terreno e la struttura sportiva sono di proprietà comunale) e di cui non vuole assolutamente perdere gli introiti. Dall’altro lato della barricata, le due squadre di Milano vogliono avere la possibilità di possedere uno stadio che sia di loro proprietà, di cui gestire le entrate e i profitti e intorno al quale costruire la loro nuova “era d’oro”, utilizzandolo come volano economico e rilancio aziendale. In questa situazione però si presenta un paradosso: sia il Comune che i due club sarebbero arrivati alla stessa conclusione, minacciando entrambi di spostare la costruzione fuori dalla zona di San Siro (le opzioni sarebbero, ricordiamolo, Sesto San Giovanni e Rogoredo), abbandonando così l’attuale area destinata ai lavori. Lo scenario di cui sopra però non accontenterebbe nessuna delle due parti, dato che il Comune si ritroverebbe a fare i conti con un vero e proprio colosso di cemento inutilizzato e inutilizzabile, con costi di manutenzione altissimi e un canone d’affitto mancato che non potrebbe più coprirli. Inter e Milan d’altro canto andrebbero sì a costruire un impianto alle loro condizioni, ma in un’area incompatibile con il loro intento di avere un polo vivo e redditizio, dato che i vari alberghi, uffici, centri congressi, bar, ristoranti e boutique (da cui le due proprietà trarrebbero grossissimi guadagni, monetari e d’immagine) si ergerebbero come cattedrali nel deserto, in zone ben lontane dal centro di Milano e difficilmente frequentabili da cittadini e turisti.
Quella in cui ci si trova ad oggi è una vera e propria situazione di stallo. Le due nuove proposte di riqualificazione del Meazza pervenute negli scorsi giorni, che dimostrano che a costi contenuti e in tempi accettabili si può rendere il vecchio stadio una struttura moderna, cercano di mediare tra le esigenze del Comune e quelle dei club con il classico “un colpo al cerchio e uno alla botte”. Il tentativo di queste due ultime proposte sembra però remare direttamente contro i club, e indirettamente contro il Comune stesso. In primo luogo una ristrutturazione del Meazza è quello che Nerazzurri e Rossoneri vogliono evitare a qualsiasi costo, dato che non percepirebbero alcunché dagli introiti dei match e continuerebbero comunque a pagare il canone d’affitto, addossandosi in più i costi di riqualificazione faraonici. In più, l’immagine di due club forti e che vogliono rilanciarsi a livello europeo verrebbe qui stracciata e cestinata, con l’impressione di voler nascondere la polvere sotto al tappeto aggiungendo degli elementi nuovi ad una struttura ormai quasi centenaria. Per il Comune la situazione sarebbe più complessa, ma non meno spinosa. Certo, dalla sua parte avrebbe il fatto di mantenere la situazione a suo vantaggio in termini di concessioni e canoni, ma perderebbe delle serie opportunità di vedere la zona di San Siro rinascere da un punto di vista urbanistico. Nel migliore dei casi infatti, i club calcistici difficilmente investirebbero con la stessa spinta che avrebbero con la possibilità di uno spazio da gestire ex novo, senza l’ingombro della struttura del Meazza. Nel peggiore invece, Inter e Milan migrerebbero verso un’altra zona della città, lasciando in mano al Comune uno stadio orfano di due tra le più acclamate squadre della storia, una delle quali (l’Inter) registra una media spettatori per partita tra le più alte in Europa.
Insomma, l’impasse in cui versano il Comune e i club sembra ad oggi un vero pantano. Non si sa né come né (soprattutto) quando verrà trovato un punto d’incontro tra due forze che, da mesi, rimangono ferme sulle loro decisioni. A farne le maggiori spese sono ad oggi i club e i tifosi, che non possono beneficiare di una struttura moderna e competitiva, in grado di produrre ritorni economici e d’immagine, nonché dei comfort e delle prospettive di sviluppo che il Meazza non è oggettivamente in grado di fornire. L’unica certezza è che spostare l’area dei lavori sarebbe un colossale autogol per tutte le parti in causa, un’extrema ratio che produrrebbe disagi e dispiacere ai tifosi, nonché un serio danno per la città e le squadre.