Roberto Carlos: “Via dall’Inter non per colpa di Hodgson. Eto’o vuole controllare tutto”
Una lunga intervista per raccontare, tra retroscena e curiosità, la lunga carriera di uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Roberto Carlos si concede ai microfoni dell’inserto de La Gazzetta dello Sport, Extra Time, e dall’Inter alla Russia rivela tutti i “dietro le quinte” della sua vita calcistica. INTER – “Hodgson voleva farmi giocare ala, io volevo giocare terzino. Però non è colpa sua se sono rimasto un solo anno”. CAMPIONI – “Il più forte visto in Italia? Totti. Se parliamo in assoluto, Zidane e Ronaldo. Una volta a Madrid stavo uscendo da un ristorante quando si avvicinò una signora: ‘Ronaldo, Ronaldo, mi firmi un autografo?’. E io: ‘Ok, mi dia il foglio. Con affetto, Ro-nal-do’. Quando lei capì, andò dalla Polizia a denunciarmi. Ho dovuto spiegare ai poliziotti che scherzavo. Il più matto, invece, è Gravesen, il danese ex Real. Viveva a un ritmo accelerato. In campo era divertente: ti faceva dei falli atroci e poi si metteva a ridere. Però una bravissima persona…”. SEEDORF – “Se diventerà un buon allenatore? Certo. In campo è sempre stato leader, voleva insegnare tutto a tutti. Kakà mi ha detto che Clarence capisce bene i giocatori ma io lo sapevo, abbiamo vissuto nella stessa casa per un anno e mezzo: ogni volta stava in bagno tre ore a sistemarsi quei capelli con una crema cattivissima. Insopportabile. Suonava a caso agli appartamenti dei vicini e, se quelli rispondevano, diceva che aveva delle pizze da consegnare. Abbiamo tutti un lato infantile”. FUTURO – “Faccio ancora due anni a Sivas. Anzi, uno. Per la prossima stagione ho due offerte concrete e con altre 4-5 squadre ho già parlato. A maggio dirò dove vado, forse in Turchia o forse in Spagna”. LA PUNIZIONE CON LA FRANCIA – “Mai capito come mi è uscita. Le scarpe strette di sicuro hanno aiutato. Il pallone era molto leggero, e ha aiutato anche quello. La mia coscia sinistra ha una circonferenza di 64 centimetri, e anche quello c’entra. Però il tiro con le tre dita l’ho provato mille volte. Non mi è mai più riuscito”. MONDIALI FRANCIA 98 – “Sono stato il primo a vedere la crisi di Ronaldo, sul letto dell’hotel prima della finale. Per me era un attacco epilettico. Ho ancora paura: tremava, era rigido, tutto bloccato. Non aveva il fisico per giocare ma avevamo mezz’ora per decidere. E Ronie in Brasile è come un Dio, doveva esserci”. MONDIALI 2002 – “Eravamo la famiglia Scolari: tutti amici, Cafu e Ronaldo i leader, io un clown. Il bambino della famiglia”. MONDIALI 2014 – “Vince il Brasile, se dico un altro nome mi uccidono. Ma mi fa paura la Germania“. ANZHI – “Kerimov aveva il sogno di lavorare con me e mi ha fatto quel supercontratto. È una persona come noi ma se vai a casa sua e suoni, ti aprono 15 guardie del corpo. Lì è pericoloso… Mai avuto paura a Makhachkala. La gente lì è carina, ma la città è una follia. Una follia”. ETO’O – “Ha il suo carattere. Non ho niente contro di lui però Samuel vuole controllare tutto. Se ci sono un allenatore e un direttore, non puoi parlare con il presidente per decidere”. RAZZISMO – “La banana lanciata nel 2011 durante Krylya-Anzhi? Sarei uscito dal campo anche se fosse successo al terzo minuto. La gente ha problemi a casa, viene allo stadio e si sfoga: mi fanno pena. Quell’uomo mi ha lanciato la banana, poi mi ha chiesto di fare una foto. Ha fatto tre mesi di carcere. Gli hanno fatto mangiare solo banane. Colazione, pranzo e cena”.